I laici di S. Marino chiedono aiuto al Papa

Su crisi economica, smarrimento dei valori e rapporti con l’Italia

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di Chiara Santomiero

ROMA, lunedì, 20 giugno 2011 (ZENIT.org).- “Sono venuto per condividere con voi gioie e speranze, fatiche e impegni, ideali e aspirazioni di questa comunità diocesana. So che anche qui non mancano difficoltà, problemi e preoccupazioni. A tutti voglio assicurare la mia vicinanza ed il mio ricordo nella preghiera, a cui unisco l’incoraggiamento a perseverare nella testimonianza dei valori umani e cristiani, così profondamente radicati nella fede e nella storia di questo territorio e della sua popolazione”. E’ il saluto rivolto da Benedetto XVI ai fedeli della diocesi di S. Marino-Montefeltro nella sua visita di domenica 19 giugno.

Le parole del Papa sembrano rispondere all’appello rivoltogli nei giorni scorsi da un gruppo di laici cattolici “che hanno incontrato il cristianesimo come linfa vitale per la propria vita, appartenenti a diverse realtà ecclesiali, sociali e culturali” del piccolo Stato indipendente collocato nel centro dell’Italia.

Grati al Santo Padre per la sua visita essi hanno inteso rivolgergli un “accorato appello chiedendo aiuto in questo momento particolarmente difficile per il nostro amato Paese, in cui le ombre sul suo futuro sembrano prevalere”.

“San Marino – spiegano i firmatari della lettera al Pontefice – ha avuto per secoli un’economia di sussistenza, a prevalenza agricola, fino agli anni settanta del secolo passato, in cui numerosi sammarinesi hanno dovuto scegliere la via dell’emigrazione per vivere dignitosamente tanto che, attualmente, oltre 20 mila sammarinesi vivono in diversi paesi: Italia, Stati Uniti, Francia, Argentina, mantenendo tuttavia un forte legame con il paese d’origine”.

Questa situazione conosce un ribaltamento negli anni Ottanta grazie ad una serie di possibilità offerte dall’interscambio tra paesi e a facilitazioni fiscali. San Marino conosce, così, “un notevole e confuso sviluppo economico” con un netto miglioramento del tenore di vita locale capace di attirare anche lavoratori dalla vicina Italia: ogni giorno, infatti, oltre settemila frontalieri, su una popolazione interna totale di trentamila persone, superano il “confine” tra i due stati per recarsi al lavoro.

Come ha ricordato anche il vescovo di S. Marino-Montefeltro, mons. Luigi Negri recando al Papa il saluto di tutta la comunità diocesana, il benessere materiale “ha portato, come nel resto dei paesi occidentali, anche ad un affievolimento del riferimento ai valori cristiani – nella vita concreta – che sono stati e sono tuttora l’humus della nostra identità anche civile”.

A S. Marino, infatti, nata dalla comunità fondata sul monte Titano dal santo tagliapietre che fuggiva dalle persecuzioni di Diocleziano in Dalmazia, “in tutte le più importanti manifestazioni civili sono inseriti momenti di celebrazione liturgica cattolica”. A tutt’oggi, inoltre, “diversi valori importanti derivanti dalla legge naturale e dalla tradizione cattolica sono riconosciuti anche a livello legislativo – per tutti la difesa della vita con il divieto all’aborto -, mentre per altri si è seguito l’influsso di relativizzazione che ha invaso l’Europa, per esempio con l’introduzione del divorzio”.

Il recente benessere economico sta conoscendo tuttavia una notevole battuta d’arresto. “In questi ultimi anni – scrivono i firmatari della lettera al Pontefice – , a causa della crisi mondiale che ha colpito l’economia, alle nuove disposizioni internazionali che richiedono un maggior controllo dei flussi finanziari e alla necessità da parte dell’Italia di limitare i flussi economici verso l’estero, si è messo in crisi la parte preponderante del sistema economico di San Marino”. In parte dovuto, riconoscono gli estensori della missiva “a pratiche improprie e disoneste da parte di alcuni al fine di un facile arricchimento, ma così causando l’incrinatura dei rapporti fiduciari con il paese limitrofo, l’Italia”.

A questo si è sommato “in questi ultimi tre anni, una estrema rigidità da parte di alcuni elementi del Governo italiano (in particolare il ministro dell’economia), che ha messo a rischio l’indipendenza stessa del nostro Paese (attraverso un embargo di fatto)” con una difficoltà a “poter intavolare un confronto serio e costruttivo per delineare congiuntamente un cammino virtuoso di impostazione di nuove modalità nel rapporto tra i due Stati, a partire dal reciproco riconoscimento della loro indipendenza”.

“La società sammarinese nel suo complesso – affermano i firmatari -, dalla politica all’economia, ha riconosciuto la necessità di un superamento dell’impostazione passata, apportando importanti modifiche legislative e sviluppando la volontà di ricercare delle soluzioni in maniera condivisa con l’Italia”.

L’appello al Pontefice è, allora, per un intervento che “aiuti ad avviare un dialogo tra questi due paesi che fondano la loro esistenza sui valori portati dal Vangelo, a partire dalla volontà di superare le difficoltà odierne per trovare una strada per la convivenza pacifica e proficua per i due popoli amici che hanno pari dignità di Stato, dignità non legata alla grandezza del territorio”.

“La storia della Rivelazione – proseguono i firmatari – ci insegna che i momenti di difficoltà umana sono prove permesse da Dio, sia nella vita della persona che in quella del popolo, per condurci a fare un passo deciso verso una vita più vera e per questo più umana anche se i nostri

occhi ed il nostro cuore fanno fatica a vederlo”.

Nel caso di S. Marino questo “può voler dire recuperare nella vita personale un maggiore credito dato alla proposta cristiana e nella vita pubblica rifondare lo stretto legame coi principi di sussidiarietà e solidarietà all’insegna della dottrina sociale cattolica”. A questo proposito, ipotizzano i firmatari, si potrebbe “rivedere il monopolio statale nel settore dell’insegnamento, in quanto da decenni, con l’assorbimento degli asili retti dalle Maestre Pie, tutte le scuole sono diventate statali; così come la perdita della presenza di religiose nell’ospedale che è diventato di Stato”.

Può essere, ancora “l’occasione come popolo di riprendere un cammino virtuoso che recuperi la nostra vera identità ricevuta in eredità da San Marino, staccandoci dalla mentalità consumistica che si è radicata tra noi, così potremo essere un segno per tutto il mondo di una civiltà più umana, costruendo la vera civiltà dell’amore”.

“Un frutto della sua visita – conclude la lettera – c’è già ed è questa piccola aggregazione di cristiani che incoraggiata dal grande dono che ci ha fatto ha ricominciato ad interrogarsi su come la fede comune può portare un contributo fattivo all’intera società”.

“Voi siete giustamente fieri e riconoscenti – gli fatto eco Benedetto XVI nel suo saluto – di quanto lo Spirito Santo ha operato attraverso i secoli nella vostra Chiesa. Ma voi sapete anche che il modo migliore di apprezzare un’eredità è quello di coltivarla e di arricchirla. In realtà, voi siete chiamati a sviluppare questo prezioso deposito in un momento tra i più decisivi della storia”.

“A voi laici – ha affermato il Pontefice -, raccomando di impegnarvi attivamente nella Comunità, così che, accanto ai vostri peculiari compiti civici, politici, sociali e culturali, possiate trovare tempo e disponibilità per la vita pastorale”. “Cari Sammarinesi! – ha esortato Benedetto XVI – Non ci si pente mai ad essere generosi con Dio! Rimanete saldamente fedeli al patrimonio costruito nei secoli sull’impulso dei vostri grandi Patroni, Marino e Leone”.

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ZENIT Staff

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