San Marino: la fede mantenuta nei secoli

Intervista a monsignor Luigi Negri

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di Antonio Gaspari

ROMA, venerdì, 17 giugno 2011 (ZENIT.org).- Una comunità antichissima, già libera e indipendente nel 301 d.C., composta da una popolazione di poco superiore ai 32.000 abitanti, con il nome di un santo che lavorava la pietra e con una fede consolidata nei secoli, è trepidante ed in preghiera pronta ad accogliere domenica 19 giugno il Pontefice Benedetto XVI.

Un evento straordinario che ha visto la mobilitazione non solo dei fedeli ma dell’intera comunità civile.

Per comprendere l’importanza e le aspettative della visita del Papa, ZENIT ha intervistato monsignor Luigi Negri che dal 17 marzo del 2005 è Vescovo della Diocesi di San Marino e Montefeltro

Che cosa dirà al Santo Padre?

Monsignor Negri: Parlerò al Papa del tema scelto per la visita pastorale e cioè che ci “aiuti a crescere nella fede” e sono certo che questo è quello che accadrà, perchè il Papa è un grande evocatore della fede nel popolo cristiano. Una fede forte, una fede di un popolo che mangia e beve, veglia e dorme e vive e muore per il Signore, e quindi che concepisce la fede come il fondamento della sua vita, della sua intelligenza e del suo cuore. Questa è la più grande necessità della Chiesa di oggi, Vorrei dire che questa è la più grande necessità della società di oggi, perchè se c’è una chiesa viva c’è un influsso positivo nella vita della società. E credo che questa sia la grazia dell’incontro con il Papa. Un incontro che è grazia assoluta mediata dalla misericordia e dalla predilezione del Santo Padre che ci offre una possibilità di crescita assolutamente eccezionale.

Che cosa si aspetta dalla vista del Papa?

Monsignor Negri: So che dirà parole forti sul piano della fede. Penso che dirà parole forti su un punto che è un nervo scoperto nella Chiesa universale, e cioè il rapporto tra la fede e la cultura.

Amo dire del mio popolo che ha una grande nostalgia sentimentale in senso buono della fede, ma ragiona secondo quello che appare in televisione.

C’è un dualismo che sembra attraversare in forma schizofrenica la personalità del cristiano. Bisogna dare a questa personalità la fede come fondamento unitario, come forma dell’intelligenza e del cuore, diceva il mio maestro Giussani. Credo che questo sarà il punto che avrà un impatto straordinario nella vita del nostro popolo, perchè il Papa parla e testimonia la fede in maniera ammirevole.

Questa testimonianza che è capace di fondare una vita buona e bella. Come ha detto più volte il Santo Padre, una vita buona e bella, è il grande desiderio di tantissimi uomini di buona volontà. In questo modo il Pontefice parla simultaneamente ai fedeli e agli uomini di buona volontà. Per questo motivo mi aspetto molto sul piano sociale e politico perchè soltanto attraverso il dialogo tra cristiani non clericali e non divisi e uomini di buona volontà, che la società può trovare una possibilità di uscita dalla crisi attuale.

Come confrontate la secolarizzazione e la cultura utilitaristica e relativista?

Monsignor Negri: Va innanzitutto detto che la cultura secolarizzante è ormai evidentemente anticristiana, perchè sono ben note le campagne di propaganda lanciate contro il cristianesimo. E l’anticristianesimo pervade la mentalità anche delle persone normali nella vita normale, nelle circostanze quotidiane dei rapporti familiari, nei rapporti con i figli, nei rapporti all’interno delle piccole comunità, dove ci possono essere fenomeni di rottura dirompenti.

Questa forza anticristiana aumenta con la nostra debolezza. Questa confutazione è un punto in cui mi sono spesso soffermato. Non si combatte un ideologia dell’anticristianesimo solo con un ideologia dei valori religiosi. Non si combatte così l’etica relativistica e immoralistica che sembra dominare tutta la società. Molte persone scoprono il valore della sessualità ordinata o delle fedeltà coniugale, dopo aver per decenni predicato che era “vietato vietare”. Il bene non vince se ci si contrappone al male solo ideologicamente. Ci deve essere un popolo che vive in maniera concreta, quotidiana, faticosa ma pacificante, l’esperienza della vita nuova. Questa è la grande contestazione alla “cultura dominante”. Ma perchè questa contestazione possa avere efficacia, ci vuole un popolo che viva coerentemente e caparbiamente la verità della sua identità cristiana e della sua missione verso il mondo.

Quali sono le iniziativi culturali e religiose più efficaci che lei ha organizzato da quando è a capo della diocesi?

Monsignor Negri: Ho lavorato su una tradizione molto forte dell’Azione cattolica, poi ho valorizzato le realtà nuove dei gruppi, dei movimenti, delle associazioni, delle nuove comunità e soprattutto dei gruppi di preghiera. I gruppi di preghiera, che sono sorti recentemente sono una esperienza molto viva, un vivaio spero di nuove vocazioni di religiosi e sacerdoti. In ogni caso il Vescovo deve riconoscere e promuovere, e se c’è da correggere corregga, ma non stia alla finestra guardando quello che succede. Il Vescovo non è un notaio, il Vescovo è un Padre, e quindi il padre corregge, riconosce, valorizza, si accompagna a questa realtà laicale molto viva, fornendo il proprio contributo di guida, ma ricevendo anche grandi testimonianze di edificazione.

In che modo la comunità della diocesi accoglierà il Pontefice Benedetto XVI?

Monsignor Negri: Abbiamo fatto una lunga preparazione spirituale che è culminata in una grande peregrinatio mariana che ha toccato tutte le parrocchie. Abbiamo esposto e pregato una icona della Vergine delle Grazie. Si tratta della Vergine di un affresco al Santuario a Lei dedicato che nel marzo del 1489 ha pianto. A questa peregrinatio che ha avuto le caratteristiche più belle della tradizione mariana, credo che abbiamo partecipato almeno 15.000 persone nelle varie parrocchie.

Poi ci sono state tante adorazioni, preghiere e veglie eucaristiche, e il tutto è culminato nei vari vicariati della diocesi in momenti di riconciliazione. E’ stata una realtà che ha toccato altissimi livelli di partecipazione. Dal punto di vista culturale abbiamo fatto una serie di iniziative e incontri per riscoprire il magistero del Papa e la persona di Benedetto XVI. Il tutto si è concluso il 31 maggio con una eccezionale presentazione del secondo volume di Joseph Ratzinger su “Gesù di Nazareth”, svolta dal cardinale Carlo Caffarra, arcivescovo di Bologna e presidente della Conferenza Episcopale dell’Emilia Romagna. Un avvenimento di alto livello culturale seguito da oltre 700 persone, che dal punto di vista numerico sono significative per indicare un sommovimento positivo non soltanto della Diocesi ma anche della società di San Marino e del Montefeltro.

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ZENIT Staff

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