di Antonio Gaspari
ROMA, giovedì, 16 giugno 2011 (ZENIT.org).- Mercoledì a Roma, nella cornice di Palazzo Borromeo, si è svolta la presentazione della XXXII edizione del Meeting per l’amicizia fra i popoli che si terrà a Rimini dal 21 al 27 agosto.
Per dibattere il tema del Meeting “E l’esistenza diventa una immensa certezza”, sono intervenuti il Cardinale Jean-Louis Tauran, Presidente del Pontificio consiglio per il dialogo interreligioso, Franco Frattini, Ministro degli Affari Esteri, Emilia Guarnirei, Presidente della Fondazione Meeting per l’amicizia fra i popoli, e Giorgio Vittadini, Presidente della Fondazione per la Sussidiarietà.
Introdotto da Francesco Maria Greco, ambasciatore d’Italia presso la Santa Sede, il Cardinale Jean-Louis Tauran ha spiegato che “come creature, fatte a immagine di Dio e chiamate a partecipare alla sua vita, abbiamo qualcosa in più” e cioè “la fiducia che pongo in Dio (…) viene da una convinzione che la verità ultima della mia vita non proviene da me, ma da un Altro che illumina la mia vita e le dà senso”.
Però “la fede è certezza, ma non sicurezza” perché “rimane legata a me e alla mia debolezza”.
“La grande certezza che abbiamo – ha spiegato il porporato – non è un’opzione filosofica o un’esperienza mistica, o la conclusione di uno studio sulla dimensione religiosa dell’uomo. No, la nostra certezza è una persona che si chiama Gesù di Nazaret”.
Parlando del Meeting, il Cardinale ha rivelato che “per me e per le persone alle quali ho fatto scoprire questa realtà, è di poter toccare con mano che possiamo andare a Dio attraverso le realtà terrestri e le realizzazioni dell’intelligenza umana, la cultura, la tecnica e la scienza”.
“E lo specifico dei laici – ha aggiunto – è di articolare i loro compiti, dare un senso religioso alle loro attività profane (…) si potrebbe dire che il compito del cristiano di fronte agli impegni terrestri è di consacrarli.
“La grande novità di questi ultimi anni – ha concluso Tauran – è che la Chiesa afferma che possiamo andare a Dio attraverso le nostre attività quotidiane”.
Dal canto suo, il Ministro degli Esteri Frattini ha sottolineato che “l’Italia ha da svolgere nel Mediterraneo un ruolo politico ma soprattutto un ruolo morale”.
“In passato – ha spiegato – abbiamo pensato che nel Medio Oriente fosse nostro interesse strategico privilegiare la stabilità dei governi rispetto ai pilastri della nostra storia e cioè democrazia, uguaglianza e diritti. Ma tutto ciò è venuto a cadere perché la stabilità dei regimi autoritari era fragilissima. E governi che apparivano stabilissimi sono caduti in una settimana. E’ successo in Tunisia ed Egitto e sta accadendo in Siria. Non è ancora accaduto in Libia per la natura sanguinaria del regime di Gheddafi e l’enorme quantità di denaro di cui dispone”.
Il Ministro ha poi sostenuto che “lavoreremo con questi Paesi in fase di transizione verso la democrazia, ma saremo attenti nell’evitare che il vento positivo della democrazia possa essere aspirato da estremisti pronti ad imporre un nuovo totalitarismo”.
Nell’ambito di una riflessione più generale, il Ministro Frattini ha definito “necessario, indispensabile riflettere sul principio di ingerenza umanitaria” sancito dalle Nazioni Unite. Un principio, che “va ripensato ponendo maggiore enfasi sulla prevenzione delle crisi, piuttosto che su un’azione che finisce con l’essere solo militare”.
Emilia Guarnieri ha esordito dicendo che “certezza è una parola paradossale in questi tempi di incertezza, tempi connotati, in tutti i campi, nella politica, nell’economia, nella vita sociale e nella condizione degli uomini, da uno stato di vera incertezza”.
E la più grande di queste incertezze è “l’incertezza che riguarda la percezione di sé, una incertezza di tipo antropologico”.
”É l’incertezza – ha evidenziato – sulla possibilità che la verità esista e, ancor più tragico, l’incertezza sul fatto che l’uomo possa raggiungere la verità, cioè che possa esistere una strada, un cammino, un percorso attraverso cui l’uomo possa raggiungere la verità”.
Questa condizione di incertezza si riflette soprattutto sui giovani: infatti, secondo l’ultimo rapporto del CENSIS “sono 2milioni e 242mila tra i 15 e i 34 anni che non studiano, non lavorano e non sono in cerca di un lavoro”.
“Però – ha rilevato la Guarnieri -, è vero che c’è altro di cui abbiamo notizia, c’è altro che conosciamo” ci sono per esempio i medici ad Haiti che lavorano in mezzo al colera rischiando di prendersi anche loro il colera.
Ci sono gli imprenditori che in questi anni di crisi non hanno solo tirato a chiudere le loro aziende e in fondo a vivere delle rendite che potevano ancora avere, ma che si sono rimboccati le maniche e hanno accettato la sfida della realtà, hanno difeso il posto di lavoro dei propri dipendenti.
Cioè esistono persone che “hanno un ideale al quale sacrificarsi ce l’hanno e che cosa sia la verità lo sanno”.
“Ecco – ha concluso la Presidente della Fondazione Meeting -, questa è la inevitabile certezza, cioè questo palpito del desiderio, questo palpito del cuore, questo fremito di verità, di intensità della vita per cui in fondo c’è sempre qualcosa che può risvegliarci dal relativismo, dalla nebbia, ecco questa è l’inevitabile certezza da cui io ritengo che il Meeting di quest’anno intenda partire”.
Giorgio Vittadini, ha concluso illustrando la mostra “150 anni di sussidiarietà” in cui si racconta in che modo il popolo ha cambiato la storia dell’Italia, “ha reagito alle crisi con coraggio e creatività”, insegnando che “ogni singolo uomo vale più di tutto l’universo”.