di Chiara Santomiero

ROMA, mercoledì, 15 giugno 2011 (ZENIT.org).- Trecento termini da “accoglienza” a “vittimizzazione” passando per “diaspora”, “espulsione/deportazione”, “ingresso autorizzato”, “migrazione” e “protezione” nelle sue varie specificazioni: internazionale, temporanea, sussidiaria, umanitaria. E’ il “Glossario Migrazione e asilo”, prodotto dalla Rete europea Migrazioni (Emn), presentato mercoledì a Roma alla stampa nell’edizione italiana curata dalla Direzione centrale delle politiche dell’immigrazione e dell’asilo presso il Dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’Interno con il supporto del Centro studi e ricerche Idos/Dossier statistico immigrazione di Caritas Migrantes.

Obiettivo del glossario è mettere a disposizione una piattaforma che consenta di evitare i problemi terminologici in materia di immigrazione e asilo e favorire così un’armonizzazione delle politiche dei vari paesi dell’Unione.

“Con 27 stati membri, che diventeranno 28 nel 2013 grazie all’ingresso della Croazia e 23 lingue ufficiali – ha sottolineato Lucio Battistotti, direttore della Rappresentanza in Italia della Commissione europea -, la scelta dei termini in materia di immigrazione e asilo è fondamentale perché ogni errore influisce sulla vita di esseri umani”.

Difatti, avvertono i curatori del glossario, “i 27 stati dell’Ue sono ormai tutti contrassegnati dal fenomeno della mobilità, ma in misura differenziata e ciò rende difficile le politiche da condurre, sia a livello nazionale che comunitario”. Inoltre “le definizioni esistenti nel campo dell’immigrazione e dell’asilo sono spesso vaghe, controverse o contraddittorie e per molti termini non ci sono definizioni universalmente accettate”. A tutto ciò si aggiunge la differenza delle lingue che in ciascun contesto nazionale prevalgono sull’inglese o altre lingue veicolari nell’uso che ne fanno i media, nel dibattito sociale, nei documenti ufficiali, nei tribunali, nei libri e negli articoli di approfondimento.

Per questo il glossario offre una definizione dei termini dell’immigrazione e, rispetto a ciascuno di essi, il corrispettivo nelle lingue europee stabilendo una piattaforma di comparabilità ed cercando di evitare le dispute originate dagli equivoci terminologici.

“Tra le questioni su cui ci si è confrontati – ha esemplificato Antonio Ricci, uno dei redattori della traduzione italiana per Idos/Dossier statistico immigrazione – è l’utilizzo in inglese degli aggettivi “illegal” e “irregular”: il primo viene preferito in riferimento ad una procedura, il secondo quando si tratta di persona. In italiano, tuttavia, l’uso dell’aggettivo “illegale” sarebbe improprio e quindi si preferisce “irregolare” o termini sinonimici”.

Allo stesso modo “nella legislazione italiana ‘rimpatrio’ sta per ‘espulsione’ mentre in quella polacca indica il ritorno in patria di un proprio cittadino”. E ancora “ci sono state molte proteste da parte di norvegesi o svizzeri che concordano sulla definizione di se stessi come ‘cittadini non comunitari’ ma non come ‘di paesi terzi’ in quanto viene assicurata la loro libera circolazione all’interno dell’Unione”.

Per risolvere il problema della varietà delle definizioni, il gruppo di lavoro “ha assegnato – ha spiegato Ricci – una gerarchia delle fonti, stabilendo la priorità dell’ acquis communautaire sull’asilo e la migrazione , cioè delle definizioni contenute nelle direttive, nei regolamenti e nelle decisioni dell’Unione europea”. In mancanza “sono state utilizzate le definizioni provenienti da altri organismi comunitari e quelle contenute nelle convenzioni, nei trattati e nei protocolli comunitari e internazionali. Per le definizione di tratta di esseri umani, ad esempio, si è fatto ricorso al Protocollo di Palermo delle Nazioni unite per la prevenzione, soppressione e persecuzione del traffico di esseri umani, in particolare donne e bambini”.

“Ci sono voluti cinque anni di lavoro per arrivare a questo risultato – ha ricordato Angelo Malandrino, direttore centrale per le politiche dell’immigrazione e dell’asilo presso il dipartimento per le libertà civili e l’immigrazione del Ministero dell’interno – e al gruppo di lavoro, oltre ai membri della Commissione europea e dei Punti di contatto nazionali della Rete Emn, hanno partecipato esperti di molte organizzazioni come l’Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i rifugiati (Acnur), dell’Organizzazione internazionale per le migrazioni (Oim), del lavoro (Oil), dell’Agenzia europea per i diritti fondamentali (Fra)”. “La materia dell’immigrazione – ha affermato Malandrino – è fondamentale per il futuro dell’Europa ed occorre una politica comune che la sottragga all’emotività dell’opinione pubblica, specialmente in periodo elettorale”.

“Occorrono nuove regole e nuovi trattati internazionali – ha affermato mons. Antonio Vegliò, presidente del Pontificio Consiglio per la pastorale per i migranti e gli itineranti – che prevedano criteri di solidarietà in grado di assicurare tale futuro”. Infatti il fenomeno delle migrazioni “se non esente da aspetti problematici è tuttavia un’opportunità anche per il paese di accoglienza, in uno scambio fecondo che oltre agli aspetti giuridici comprenda quelli culturali e religiosi”.

“La buona notizia – ha rilevato Mario Morcellini, direttore del Dipartimento comunicazione e ricerche sociali dell’Università La Sapienza di Roma – è che attraverso la parola, nel lessico di prossimità e contiguità alla vita definito nello strumento del glossario, abbiamo trovato il punto di attacco per restituire dignità ai migranti, segno del cambiamento culturale in atto nel nostro Paese”.