Perchè, nonostante tutto, vale la pena metter su famiglia (I)

Un libro che riesce a far amare i coniugi al di là dei loro difetti

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di Antonio Gaspari

ROMA, martedì, 14 giugno 2011 (ZENIT.org).- E’ arrivato il libreria un volumetto scritto da Pierluigi Bartolomei, con il titolo “Mogli, mariti e figli come so’…te li pigli” (Il Castello editore) (www.ilcastelloeditore.it).

Si tratta di una raccolta di storie matrimoniali di vita vissuta, storie vere, dove ciascuno potrebbe ritrovare una propria esperienza personale e magari cominciare, se non l’ha mai fatto, a ridere di se stesso, vedendo le vicende della propria vita in una dimensione diversa, più ironica.

Il comico e conduttore televisivo Pippo Franco scrive nell’introduzione: “’Come in Cielo così in Terra’ è una visione della realtà che presuppone l’infinitamente grande e l’infinitamente piccolo. Questo lavoro di Pierluigi Bartolomei si basa sulle piccole cose della Terra proprio per esprimere quelle grandi che si possono sintetizzare nel concetto di amore”.

Vista attraverso il suo lato ironico infatti, “l’esperienza umana e, in modo particolare, quella della famiglia, è sempre paradossale. Se poi consideriamo l’aspetto quotidiano della vita, il paradosso diventa una chiave di lettura fondamentale per comprendere il senso della vicenda umana”.

Alla fine del libro capiremo che il momento in cui ci siamo innamorati davvero di nostra moglie o di nostro marito è stato forse quando abbiamo imparato ad amare i suoi difetti.

In un momento in cui sembra che la famiglia naturale venga insidiata da tutte le parti, con un numero di separazioni e divorzi che solo in Italia sta raggiungendo la soglia dei 400 al giorno, il libro di Bernabei è un toccasana, perchè riesce a disinnescare con ironia e affetto quel meccanismo infernale che è la drammatizzazione.

Come ha sottolineato Pippo Franco, l’autore è riuscito a montare “un simpatico mosaico di avvenimenti divertenti e imprevedibili, che ti fanno capire che le piccole cose, cioè i piccoli fatti di una famiglia di gente che si vuole bene, sono regolati da un’inevitabile scontro che finisce sempre con un’amorevole quanto ironica intesa”.

E’ vero che in molti casi, passato il tempo dell’innamoramento, sembra che nel matrimonio non funzioni più niente, ma come hanno scritto Riccardo & Benedetta due lettori che hanno anche messo su famiglia, nelle conclusioni al libro: “pare che la percentuale di divorzi aumenti considerevolmente nelle seconde nozze e ancora di più nelle terze e così via. Ciò significa che il problema non si risolve cambiando coniuge”.

A questo proposito, la madre di Pierluigi, romana de Roma, dice: “Se devo cambià Peppe co’ Peppe, allora me tengo Peppe mio”.

Per conoscere la parte lieta della vita matrimoniale, ZENIT ha intervistato Pierluigi Bartolomei, 49 anni, laurea in Economia e commercio, cinque figli, “romano de Roma”, figlio di un poliziotto, Gregorio, e della sora Margherita, un passato da aspirante attore cinematografico e una forte passione per il teatro, specialmente per il cabaret.

È  Direttore della Scuola di Formazione Elis e per le edizioni Ares ha già pubblicato I ragazzi di via Sandri, storie ordinarie di alcuni allievi della scuola professionale della periferia romana. Attualmente sta portando in tutta Italia uno spettacolo di cabaret che riguarda l’amore tra i coniugi (www.ilform-attore.it).

Come mai oggi basta niente per vedere coppie sposate andare dall’avvocato per chiedere la separazione?

Bartolomei: Un mio amico è stato costretto a divorziare per un giudizio poco elegante sulla camicetta della sua giovane consorte in presenza di alcune amiche di lei.

“Ma questa camicetta non era la stessa che hai indossato lo scorso anno?” diceva il malcapitato.

La moglie per tutta risposta gli fece scrivere dal suo avvocato e alla fine si sono separati.

E’ come se uno non va a lavorare perchè pioviggina, oppure decide di non studiare perchè non ne ha voglia e magari pretende di fare tredici senza aver giocato la schedina.

Quel famoso atto della volontà si chiama “Un amore per sempre” e richiede un mix tra ossessione, istinto e razionalità.

Il tutto sostenuto da una certa disciplina.

Ma se non ti sei mai allenato prima rischi lo strappo, una lesione o peggio ancora qualche frattura, magari pure scomposta.

L’allenamento deve essere giorno per giorno senza farlo somigliare ad un tour de force ma lieve e costante come fosse una dieta alimentare equilibrata.

E’ più debole il legame matrimoniale, sono più fragili le persone o è limitato il senso dell’ironia e dell’ottimismo? 

Bartolomei: Il legame matrimoniale è sempre lo stesso perchè fatto davanti a Dio.

Le persone sono sempre più fragili perchè il benessere è talmente abbondante e in costante crescita che nessuno ha più tanta voglia di fare sacrifici se non per se stesso.

Work life balance anzichè work family balance.Vi è il predominio dell’io e la cura esasperata per la propria persona, per l’estetica.

Stando ai fatti è un processo irreversibile ma speriamo che sia come per i pantaloni a campana e che prima o poi la moda giri e si torni a ragionare convenientemente.

Di sicuro noi cristiani non possiamo stare più in silenzio facendo finta di non vedere, lascianado cadere o peggio ancora assecondando certi ragionamenti.

Poi pregare molto, sicuramente di più di quanto stiamo facendo. Sull’ironia esiste una bella frase di Hermann Hesse “Ogni sublime umorismo comincia con la rinuncia dell’uomo a prendere sul serio la propria persona”. Noi ci sentiamo spesso invincibili e troppo autoreferenziali. Senza Gesù al centro della nostra vita e senza il suo perdono frequente non possiamo far nulla.

Quali sono le ragioni per cui vale la pena metter su famiglia?

Bartolomei: Se siamo veramente sinceri fino in fondo non ci sono ragioni vere e proprie.

Non riesco ad immaginare un uomo e una donna che ragionano a tavolino non si sa bene quando, a che età e se fissano degli obiettivi come farebbe qualsiasi manager o un buon politico nelle proprie agende di lavoro.

La molla che scatena tutto compresa la famosa scintilla è l’amore che nasce innanzitutto da una forte attrazione il più delle volte accompagnata da una discreta consapevolezza di quello che si sta facendo e della meta verso la quale si è destinati con il matrimonio.

“Purtroppo” nella nostra vita Nostro Signore si è divertito prevedendo l’insorgere di un periodo più o meno lungo che si chiama adolescenza e che può durare in alcuni casi anche fino alla mezza età.

Ci innamoriamo e non vogliamo ascoltare nessuna ragione, non siamo disposti a farci consigliare neanche dai nostri cari.

L’innamoramento ahimè dura due anni, è scientificamente provato, in alcuni casi può durare qualcosa in più ma poi si torna inevitabilmente con i piedi per terra e si deve scegliere necessariamente con un atto della volontà.

Il fidanzamento è la fase più critica e infatti le parrocchie destinano molta attenzione ai fidanzati.

Lo stesso dovrebbero fare i genitori.

Meglio presidiare tale periodo che ostinarsi a stressare i figli facendo i compiti che assegna la scuola al loro posto.

Le ragioni per cui vale la pena metter su famiglia le scopriamo dopo a gara iniziata e forse è giusto così.

Prima del fischio di inizio bisogna soltanto avere molto coraggio e sperare che il mondo non finirà mai nonostante le previsioni più disastrose dei vari cialtroni opinionisti.

[Mercoledì 15 giugno, la seconda parte dell’intervista]

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ZENIT Staff

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