di Mariaelena Finessi
ROMA, venerdì, 10 giugno 2011 (ZENIT.org).- Ad un anno dalla tragica morte di monsignor Luigi Padovese, l’arcivescovo di Smirne monsignor Ruggero Franceschini richiama l’attenzione sul vuoto che l’ex vicario apostolico dell’Anatolia ha lasciato nei cuori, e non solo, di quanti lo hanno conosciuto.
Iskenderun, infatti, non ha più avuto il suo vescovo da quando il 3 giugno 2010 l’allora 26enne Murat Altun ha ferito a morte il cappuccino italiano. Pochi giorni dopo, il 12 giugno, Papa Benedetto XVI aveva nominato Franceschini Amministratore apostolico della sede vacante del Vicariato apostolico dell’Anatolia. Un ruolo temporaneo che in realtà si protrae ormai da un anno.
La comunità cattolica, animata comunque dalla speranza di avere nuovamente una guida la cui presenza sia costante sul territorio, si è ritrovata domenica scorsa, 5 giugno, a Iskenderun per ricordare il triste anniversario, in un luogo «denso di ricordi ancora dolorosi – ha detto Franceschini alla celebrazione a cui ha partecipato anche il nunzio, monsignor Antonio Lucibello – con ferite ancora aperte». Una cattedrale che è «ancora senza Pastore» e «senza nessuno che ci abbia spiegato il perché» tanto che non rimane «neanche più la forza di chiedere “fino a quando?”».
Intanto a una manciata di giorni dalle elezioni politiche che determineranno il futuro della Turchia e del Primo ministro Erdogan, la Direzione sanitaria di Istanbul ha dichiarato sano di mente Altun. Il referto consente di aprire il processo contro il giovane assassino e annulla le precedenti analisi che in un primo tempo lo avevano definito incapace di intendere e volere.
Una novità se si considera che gli omicidi di esponenti delle minoranze religiose sono stati addebitati fino ad oggi a psicopatici islamici. Fra questi, i casi di don Andrea Santoro, ucciso nel 2006 a Trabzon; dei tre cristiani protestanti sgozzati a Malatya nel 2007 e del giornalista armeno Hrant Dink, ucciso nel 2007 a Istanbul. L’ultimo tentativo di ferire a morte, fortunatamente non riuscito, è avvenuto a Adana (Anatolia) lo scorso Giovedì Santo, quando dopo le celebrazioni, un gruppo di giovani è entrato in chiesa e ha cercato di uccidere il sacerdote, un cappuccino indiano, padre Francis.
Fra i cattolici non si nasconde il timore di un nazionalismo religioso rinfocolato dall’appuntamento elettorale. Un vescovo potrebbe portare più fiducia nel cuore di questa piccola comunità che conta – stando alle ultime statistiche – poco più di 5 mila battezzati.
Ecco perché l’addio di Padovese si fa sentire ancora più forte: «L’assenza di qualcuno che ne prenda il posto accanto a noi – ha concluso l’arcivescovo Franceschini – è motivo di sconcerto e sconforto da un anno a questa parte». Resta la fiducia per una soluzione che in quell’angolo di mondo può restituire serenità.