CITTA’ DEL VATICANO, giovedì, 9 giugno 2011 (ZENIT.org).- Uno sviluppo che sia allo stesso tempo umano e sostenibile è quanto ha auspicato Papa Benedetto XVI questo venerdì mattina nel discorso che ha rivolto a George Robert Furness Troup, nuovo ambasciatore della Nuova Zelanda presso la Santa Sede, che presentava le sue lettere credenziali.
Il Pontefice ha affermato che in virtù della sua posizione geografica la Nuova Zelanda “può assistere lo sviluppo di Paesi più piccoli, più distanti e con minori risorse”, che guardano a lei “anche come a una fonte di assistenza, incoraggiamento e sostegno mentre sviluppano le proprie istituzioni”.
Ciò, ha indicato, fa sì che la Nuova Zelanda abbia “una particolare responsabilità morale”, essendo “chiamata a utilizzare la propria posizione di influenza per la pace e la stabilità nella regione, l’incoraggiamento di istituzioni democratiche mature e stabili, la promozione di diritti umani autentici e di uno sviluppo economico sostenibile”.
Il desiderio di sviluppo, ha riconosciuto il Vescovo di Roma, “pone un certo numero di sfide importanti relative all’ambiente, alcune delle quali con conseguenze gravi per il benessere e la sussistenza delle persone, in particolare dei poveri”.
In questo contesto, ha incoraggiato “l’opera che viene svolta per promuovere modelli di sviluppo nel proprio Paese e all’estero che riflettano un’ecologia autenticamente umana, siano economicamente sostenibili e consoni al nostro dovere di amministratori del creato”.
Ruolo ecclesiale
Il Papa ha poi analizzato il ruolo della Chiesa cattolica in Nuova Zelanda, sottolineando che “si sforza di fare la sua parte nell’intessere una società veramente multiculturale con un senso di rispetto reciproco, propositi e solidarietà condivisi, per la pace e la prosperità di tutti”.
La Chiesa “desidera servire il bene comune portando la saggezza spirituale e morale della fede a esercitare un peso sulle importanti questioni etiche attuali”, ha aggiunto, indicando che in particolare “desidera sempre alimentare il massimo rispetto per l’intera persona umana, difendendo il diritto inalienabile alla vita, dal concepimento fino alla morte naturale, promuovendo un ambiente familiare stabile e fornendo educazione”.
A questo proposito, “la Chiesa ha sempre posto grande enfasi sull’educazione dei giovani, riconoscendola come una componente essenziale della preparazione e dello sviluppo degli individui per il bene cosicché possano occupare il proprio posto nella società”.
“Confido nel fatto che il suo Governo continuerà a sostenere i genitori nel loro ruolo di educatori primari dei propri figli, garantendo che il sistema educativo basato sulla fede resti accessibile a quanti desiderano avvalersene per il bene dei loro figli e della più ampia società”, ha detto il Papa all’ambasciatore.
Libertà fondamentali
Il Pontefice ha quindi sottolineato che “con la sua presenza nella comunità internazionale la Santa Sede cerca di promuovere i valori universali che sono radicati nel messaggio evangelico della dignità conferita da Dio a ogni uomo e a ogni donna, l’unità della famiglia umana e la necessità che giustizia e solidarietà governino le relazioni fra individui, comunità e Nazioni”.
Questi valori, ha osservato, “sono profondamente iscritti nella cultura che ha dato origine alle istituzioni legali e politiche della Nuova Zelanda”, eredità di cui “una pietra miliare” è rappresentata dal “rispetto per i diritti di libertà di religione e di libertà di culto, a beneficio di tutti”.
“Questi diritti, inclusi nelle tradizioni legali di cui siete eredi, sono propri di ogni persona perché inerenti all’umanità che è comune a tutti noi”, ha sottolineato.
“Attraverso la promozione di queste libertà, la società è meglio equipaggiata per rispondere alle profonde sfide sociali e politiche in un modo coerente con le aspirazioni più profonde dell’umanità”.
Il Papa ha infine espresso la propria solidarietà “a quanti ancora soffrono per il terremoto devastante che ha colpito Christchurch lo scorso 22 febbraio”, confidando nel fatto che “l’impressionante dimostrazione di generosità e gli atti innumerevoli di carità e di bontà compiuti dopo il disastro contribuiranno non poco ad affrontare le sfide materiali e morali insite nel compito immenso che ora dovete affrontare”.
Rivolgendosi al Pontefice, il nuovo ambasciatore ha riconosciuto che il suo Paese “apprezza molto il contributo reso alla nostra società dalla Chiesa cattolica e da molti suoi membri” e “le intuizioni uniche che la Santa Sede offre in ambiti formali e informali, rispecchiando la conoscenza profonda che la sua rete di rappresentanti nel mondo riesce a mobilitare”.
“I neozelandesi hanno seguito con vivo interesse la cerimonia di beatificazione di Sua Santità Papa Giovanni Paolo II”, ha aggiunto come riporta “L’Osservatore Romano”.
“Santità, le siamo anche molto grati per le sue preghiere e per i cordiali auspici nella circostanza del tragico terremoto che ha colpito la nostra città di Christchurch il 22 febbraio scorso – ha concluso il diplomatico – . Riconosciamo che, come la Nuova Zelanda, anche la Santa Sede affronta le continue sfide del mondo in rapido mutamento in cui viviamo”.