Pentecoste: Benedetto XVI riceverà 1.400 gitani in Vaticano

Anniversario della nascita del beato Ceferino

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di Anita S. Bourdin

CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 8 giugno 2011 (ZENIT.org).- Il Papa riceverà circa 1.400 gitani sabato a mezzogiorno, ha annunciato il Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti.

Da decenni, congressi pastorali organizzati da questo dicastero hanno attirato in Vaticano migliaia di gitani.

Persone di varie etnie – rom, sinti… – giunte da tutta Europa peregrineranno a Roma a Pentecoste, nel 150° anniversario della nascita del primo gitano riconosciuto martire della fede, il beato Ceferino Giménez Malla, vittima della persecuzione religiosa in Spagna nel 1936.

Fu fucilato per aver difeso un sacerdote e per essersi rifiutato di disfarsi del suo rosario, come gli aveva consigliato un amico anarchico che lo voleva salvare.

Il Presidente del Pontificio Consiglio, monsignor Antonio Maria Vegliò, riceverà i partecipanti al pellegrinaggio sabato 11 giugno e sottolineerà l’impegno crescente delle persone itineranti all’interno della Chiesa, dove, ha detto, possono trovare un sostegno nella loro esistenza spesso caratterizzata da emarginazione e sfiducia.

Quattro testimonianze, tra cui quella di un sopravvissuto ai campi di concentramento nazisti, illustreranno a Benedetto XVI la vita degli itineranti.

I gitani e i Papi

Paolo VI volle incontrare una comunità di gitani il 26 settembre 1965 a Pomezia, vicino Roma. Giovanni Paolo II ricevette i partecipanti a vari congressi a Roma, e nel grande Giubileo del 2000 chiese perdono per i peccati commessi da membri della Chiesa cattolica contro i gitani.

Attualmente nel mondo ci sono circa 36 milioni di gitani, 18 dei quali in India, loro Paese d’origine, e tra i 12 e i 15 milioni in Europa, soprattutto nell’Est.

Ceferino è stato beatificato da Giovanni Paolo II a Roma il 4 maggio 1997.

Ricevendo un gruppo di gitani francesi, il Pontefice dichiarò che Ceferino è stato “un gitano ammirevole per la serietà e la saggezza della sua vita di uomo e di cristiano”, nonché un esempio di fedeltà nella fede per tutti i cristiani, soprattutto per i gitani.

Il primo beato gitano

Ceferino Giménez Malla, noto come El Pelé, è stato un laico martire nato nel 1861 e morto nel 1936.

Si era sposato secondo i costumi gitani, ma nel 1874 chiese e ricevette il sacramento del matrimonio nella Chiesa. Non ebbe figli biologici, anche se adottò una delle nipoti di sua moglie e la trattò come una figlia.

Montava a cavallo e si spostava di fiera in fiera. “E’ difficile essere commerciante senza peccare”, constatava.

La sua onestà e la sua saggezza fecero sì che venisse eletto, pur essendo analfabeta, come uno dei dieci consiglieri della città aragonese di Barbastro.

Artefice di pace, agiva spesso come mediatore tra i suoi pari, e venne chiamato “il sindaco dei gitani”. Lo stesso Vescovo, monsignor Florentin Asensio Barroso, non esitò a consultarlo.

Divenne terziario francescano nel 1926 e fece parte della conferenza di San Vincenzo de’ Paoli, dedicandosi ai malati e ai più poveri.

Nell’ultimo periodo della sua vita andava a Messa ogni giorno e partecipava assiduamente all’adorazione eucaristica il giovedì, e una volta al mese di notte. Insegnava il catechismo ai bambini e portava sempre con sé il suo rosario.

Durante la persecuzione religiosa che precedette e accompagnò la Guerra Civile spagnola fu arrestato dai miliziani per aver difeso un giovane sacerdote.

Incarcerato, non volle separarsi dal suo rosario, anche se questo gli avrebbe valso la libertà. Venne fucilato lo stesso giorno del suo Vescovo. Sono stati beatificati nella stessa cerimonia.

Morì dopo aver gridato “Viva Cristo Re!”. Il suo corpo venne gettato in una fossa comune e non fu mai ritrovato.

[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]

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ZENIT Staff

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