Scalabrini’s day

di padre Renato Zilio*

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LONDRA, domenica, 5 giugno 2011 (ZENIT.org).- Il 1˚ giugno, è la sua festa: Beato Giovanni Battista Scalabrini, Padre dei migranti. Eduardo, 27 anni, brasiliano, studente di teologia a Roma e discendente di emigrati veneti preparava diligentemente l’entrata della nostra Chiesa di Brixton Road. Con tutta la cura disponeva quattro grandi foto di Scalabrini in bianco-e-nero: belle, colte dal vivo, in una visita pastorale nel suo Brasile, prendono colore dal vaso di fiori accanto e dal grande titolo in alto: Scalabrini’s day. In questo giorno, veramente, è la festa di entrambi.

Per questo ha un po’ di ansia, ma è normale. Di fronte alla comunità italiana riunita annuncerà il suo impegno con i missionari scalabriniani con la sua professione religiosa. Ormai, al termine del suo stage pastorale con noi, ha trascorso un anno creando quello spirito di famiglia bello che si ha quando in casa ti nasce un bambino, che diventa il centro di ogni attenzione. Si è impegnato intensamente per mesi anche nella lingua inglese a Language Link, una delle migliori scuole di Londra, con una borsa di studio di un medico inglese nostro parrocchiano. Ha accompagnato la catechesi della comunità portoghese, ma anche la vita della comunità filippina e italiana del Centro Scalabrini. E ha saputo spesso coltivare il suo spirito di preghiera nella vicina Cattedrale di Westminster, la cui corale lo appassiona tanto e con buona ragione.

Si èabituato, in realtà, lui brasiliano, studente in Italia, a vivere nella metropoli inglese più multiculturale al mondo con una naturalezza e una destrezza invidiabili. Anche questo forma un uomo. E un missionario aperto al mondo della globalizzazione e delle migrazioni. Tutti noi abbiamo capito, invece, che avere un giovane in comunità è godere di una vera grazia, di un bello stimolo per il carisma e dell’ammirazione del nostro popolo.

Dal suo modo convinto e dolce di vivere il carisma, pare quasi che Giovanni Battista Scalabrini gli abbia detto un giorno nel suo intimo quanto ripeteva ai suoi missionari: “Tu sei veramente prezioso ai miei occhi. Potrai essere segno dell’amore di Dio in mezzo a un popolo di migranti: essi attendono un pastore, un segno di presenza e di coraggio da parte di Dio. Attendono te”.

E sembra quasi che il Vescovo piacentino gli abbia pure spiegato il perchè: “Potrai vivere con loro una virtù immensa: la compassione. Conoscere e provare la sofferenza che accompagna chi ha lasciato la propria terra, perché, sradicato dalla miseria, dal bisogno o da mille tribolazioni. E cammina nelle nostre società ferito fino in fondo all’anima dall’ingiustizia, dal nostro disprezzo o dall’esclusione.

Potrai essere un leader con loro e per loro e in questo mettere tutte le tue forze, la tua intelligenza, il tuo cuore e il tuo senso di giustizia. Se vuoi essere grande, sii intero. Condurrai, così, un popolo che ha fatto del mondo la sua patria e sarà per loro come un nuovo cammino di Emmaus… Potrai riscaldare il loro cuore, rileggere insieme la loro storia fatta di sofferenza, di coraggio, di speranza e spezzare il pane della loro vita di fede.

Il cammino dei migranti, infatti,è sempre vita e morte strettamente legate tra di loro: un cammino pasquale, che trasforma. Così, imparerai tu stesso a spezzare la tua vita, le tue idee, la tua sensibilità per far vivere altri. Ricordandoti che per ogni discepolo del Signore èperdendoti che ti ritroverai,ed èdonandoti che potrai vivere.

Insegnerai che cosa vuol dire accogliere l’altro, un essere umano che proviene da orizzonti differenti e lontani, perché non farà che arricchire la nostra stessa umanità. Costruirai, così, quell’unità fatta della comunione che esalta l’originalità di ognuno, di ogni cultura, in nome dello Spirito di Dio che è sempre comunione delle diversità. Farai scoprire a tutti, in fondo, la terra promessa da Dio: la solidarietà fra gli uomini.”

Il nostro superiore locale, già ormai ottantenne come il vecchio Simeone, accogliendo i voti temporanei del giovane brasiliano il primo di giugno, sembrava congedarlo silenziosamente come fu per Samuele: “Eduardo, se senti la voce del beato Scalabrini chiamarti e quella di milioni di uomini che camminano, va, cammina umilmente con il tuo Dio e insieme con loro. Siamo tutti con te!”.

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*Padre Renato Zilio è un missionario scalabriniano. Ha compiuto gli studi letterari presso l’Università di Padova, e gli studi teologici a Parigi, conseguendo un master in teologia delle religioni. Ha fondato e diretto il Centro interculturale di Ecoublay nella regione parigina e diretto a Ginevra la rivista "Presenza italiana”. Dopo l’esperienza al Centro Studi Migrazioni Internazionali (Ciemi) di Parigi e quella missionaria a Gibuti (Corno d’Africa), vive attualmente a Londra al Centro interculturale Scalabrini di Brixton Road. Ha scritto “Vangelo dei migranti” (Emi Edizioni, Bologna 2010) con prefazione del Card. Roger Etchegaray.

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ZENIT Staff

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