ROMA, mercoledì, 1° giugno 2011 (ZENIT.org).- «Crediamo che sia possibile costruire un’economia che prende sul serio il principio di fraternità» e che «così facendo l’economia darà il suo contributo alla realizzazione della persona umana e di ogni popolo». E’ il messaggio “Da San Paolo al mondo” ad esprimere convinzioni, speranze ed impegni a conclusione del convegno internazionale “La profezia si fa storia. 20 anni di Economia di Comunione”, tenutosi domenica 29 maggio all’Auditório Simon Bolivar, al Memorial da América Latina di San Paolo.
Letto da 17 giovani in diverse lingue, davanti agli oltre 1600 convenuti da 37 Paesi, il messaggio chiede «che l’economia del 2031 sia di comunione, per noi e per tutti». «Noi giovani di San Paolo del maggio 2011, con le radici nel 1991, ma interessati e responsabili per come saranno l’economia e il mondo nel 2031, crediamo che l’Economia di Comunione sia venuta sulla terra, su questa terra brasiliana venti anni fa, anche per alimentare e rendere possibile la nostra speranza».
Era il 29 maggio 1991 quando Chiara Lubich, fondatrice dei Focolari, proprio in Brasile aveva fatto nascere il progetto dell’Economia di Comunione (EdC), annunciando la prima intuizione maturata in lei davanti alle disuguaglianze sociali del Paese, plasticamente visibili nelle favelas che circondano la selva di grattacieli della metropoli di San Paolo.
Il card. Odilo Scherer, arcivescovo di San Paolo, in visita il 26 maggio all’Assemblea internazionale dell’EdC che si è svolta nella cittadella dei Focolari i giorni immediatamente precedenti, ha fortemente incoraggiato a far conoscere la proposta dell’EdC, «pienamente sintonizzata con ciò che propone da tempo la Dottrina sociale della Chiesa per l’economia». «L’EdC offre certamente la possibilità di una via d’uscita diversa per i problemi economici del mondo», ha detto. «La ricchezza, se non è condivisa, genera conflitti».
L’EdC ha «la potenzialità di trasformare dall’interno il vissuto economico, non solo delle imprese, ma anche delle famiglie, delle istituzioni finanziarie, delle politiche economiche», ha fatto presente Maria Voce, presidente dei Focolari, nell’indirizzo di saluto inviato per l’occasione. Ricorda che occorre tenere presente una condizione di fondo: «L’EdC avrà nuovo slancio se avrà come orizzonte il mondo unito e sarà capace di muovere i cuori, le azioni, gli entusiasmi di chi ha esigenze di grandi ideali per cui giocare la propria vita». Ella allora non dubita che «verrà una nuova stagione di creatività e di protagonismo di tutti voi e risponderemo a un grande appuntamento con la storia».
A supporto di questi passaggi l’imprenditore Alberto Ferrucci, presidente della Prometeus Srl, ha ripercorso i fecondi lavori dell’Assemblea; Rubens Ricupero, preside della Facoltà di Economia della FAAP di San Paolo, ha delineato sfide e speranze dell’economia; la sociologa Vera Araújo, coordinatrice del gruppo internazionale di sociologi e studiosi del servizio sociale “Social One”, ha evidenziato i fondamenti della cultura del dare, mentre l’economista Stefano Zamagni, docente di Economia all’Università di Bologna, ha parlato dell’EdC quale “risorgimento” per l’economia nella società globale.
I frutti e l’espansione di questo progetto sono stati evidenziati dalle molte testimonianze vissute nei vari continenti. Dalle Filippine, la sperimentazione in una banca rurale che ha attualmente 16 filiali e 270 dipendenti, la Bangko Kabayan. Ne ha parlato chi la dirige, Teresa Ganzon. Punta alla crescita non per arricchimento personale, ma per offrire nuovi posti di lavoro; esce dalla grave crisi finanziaria asiatica del ‘98 aprendosi alla microfinanza a favore della popolazione a più basso reddito. Le sue regole: trasparenza, etica, legalità, coinvolgimento dei dipendenti, attenzione allo sviluppo della comunità e dei più indigenti.
«Siamo venuti in Brasile per ricomprendere meglio l’ispirazione di Chiara», ha precisato Luigino Bruni, professore all’Università Milano-Bicocca e all’Istituto Universitario Sophia e coordinatore della commissione internazionale dell’EdC. Delineando le prospettive, ha indicato che «oggi c’è bisogno di un salto di scala, un’impennata di ciascuno e di tutti se vogliamo avviarci con speranza verso il 2031», perché «l’EdC cura la povertà e trasforma le persone, ma adesso occorre cambiare anche le istituzioni economiche».
Ribaltando l’impostazione dominante che vede al centro il capitale, Bruni ha fatto presente che «il primo e fondamentale fattore nell’impresa e nell’economia sono le persone. È la loro creatività, la loro passione a fare la differenza». Infine, «l’EdC è nata e nasce ogni giorno da un carisma: anche per questa ragione esiste un profondo legame tra EdC e giovani: i carismi e i giovani hanno in comune la speranza, la fede nel futuro, i grandi progetti e ideali. Le nuove generazioni nell’EdC sono un frutto prezioso di questi primi venti anni, ma anche una garanzia per camminare a passo spedito nel futuro».