ROMA, mercoledì, 30 marzo 2011 (ZENIT.org).- “E se l’Africa scomparisse dal mappamondo? Una riflessione filosofica” è il titolo dell’ultimo libro (Armando Editore) del professor Filomeno Lopes, presentato questo lunedì a Roma nel corso del Forum Harambee sull’Africa.
L’autore, originario della Guinea Bissau, è docente di Filosofia della Comunicazione presso la Pontificia Università Urbaniana e l’Università La Sapienza di Roma.
La questione più importante, ha osservato, non è tanto ciò che gli altri possono pensare sulla scomparsa o meno del continente, quanto ciò che la stessa Africa è in grado di dire al riguardo.
“Si tratta di spostare l’interesse su un aspetto qualitativo”, ha indicato. “C’è un proverbio africano che dice: ‘Quando il tuo futuro è assai oscuro, non avere timore né vergogna di tornare indietro’”.
“Se si guarda oggi al futuro dell’Africa è veramente problematico per noi africani – ha riconosciuto Lopes –. Allora bisogna fermarsi, tornare indietro, per guardare cosa c’era prima e cosa può costituire quello spirito per un futuro meno peggiore del presente, che stiamo vivendo”.
È quindi la vittoria della storia sulla geografia: il mondo non è l’Occidente, ma l’Occidente è diventato il mondo entro il quale tutti noi siamo nati e cresciuti.
L’Africa di cui parla Filomeno Lopes è quella che nasce veramente sulla nave della schiavitù, “che si afferma come realtà pensante sul suo futuro a partire dalle Americhe, con i figli degli schiavi, con i movimenti del Panafricanesimo e di Negritude, e che rientra nel suolo ormai chiamato Africa a partire dagli anni ’60. Quindi quest’Africa non è necessariamente un luogo geografico, ma unità di passioni e capacità di pensare insieme, progettare un futuro”.
La strada proposta dall’autore nel suo libro consiste nel cercare una riflessione e creare condizioni di possibilità filosofiche per un discorso sulla filosofia della comunicazione, o meglio ancora una filosofia dell’agire comunicativo endogeno in Africa.
“L’Africa ha cominciato ad esistere a partire da un certo periodo ed è esistita come realtà di violenza – ha commentato –. Da quel periodo in poi stiamo cercando di capire come, da questa morte, possa nascere una resurrezione. Da qui tutto il tema del Rinascimento africano che, secondo me, non può prescindere dalla comunicazione”.
“E’ inutile parlare di solidarietà, quando ci stiamo uccidendo ogni giorno”, ha dichiarato Lopes. “Questo significa che di fondo la nostra capacità comunicativa è fortemente in crisi”.
Dove attingere allora per capire che se si continua così il futuro remerà contro?
Il professor Lopes parte dagli egiziani per arrivare a dialogare con tutti gli altri filosofi, dai greci fino ad Habermas. Questo ormai è il patrimonio dell’Africa, ha sottolineato: “Gli africani siamo questa realtà: dentro di noi abita un europeo, un americano, un asiatico e viceversa”.
Per ulteriori informazioni, http://www.harambee-africa.org/.