In un'epoca confusa il Papa indica la stella polare di Gesù

Incontro nella Basilica di San Giovanni in Laterano sul volume del Papa

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ROMA, giovedì, 24 marzo 2011 (ZENIT.org).- “In un’epoca di dubbi crescenti, di incertezza su come trasmettere la fede in un’Europa profondamente confusa circa la propria identità cristiana”, Benedetto XVI ha voluto orientare nuovamente gli uomini verso Gesù.

E’ stata questa la riflessione centrale di mons. Gerhard Ludwig Müller, Vescovo di Ratisbona, intervenuto questo giovedì a Roma, nella Basilica di San Giovanni in Laterano, all’incontro dal titolo “Gesù di Nazareth. Presentazione del volume di Benedetto XVI”, inserito nell’ambito del ciclo “Dialoghi in Cattedrale 2011”.

L’incontro è stato presieduto dal Cardinale Vicario di Roma Agostino Vallini ed ha contato sulla presenza anche di Marcello Pera, già Presidente del Senato e docente di filosofia della scienza all’Università di Pisa, nonché coautore insieme all’allora Cardinale Joseph Ratzinger del libro “Senza radici”, pubblicato nel 2004.

Nel corso della serata svoltasi all’interno della basilica papale illuminata a giorno, il Cardinale Vallini ha lodato il Papa per questo “libro denso e impegnativo come tutti i suoi testi, che toccano questioni essenziali della fede, che affronta a partire dal fondamento storico”.  Tra le questioni più rilevanti, il doppio ambito della ragione e della fede e la “questione centrale della risurrezione di Gesù senza la quale la fede cristiana non ha senso”.

Il Cardinale Vallini ha quindi ringraziato il Papa “per la smentita dell’interpretazione che di Gesù Nazareno hanno dato le teorie e teologie della rivoluzione e per averci spiegato con argomenti convincenti la natura di Cristo Messia”. “E’ stato detto – ha ricordato il porporato – che questo libro non è stato scritto da un professore ma di un innamorato che offre al lettore una testimonianza commovente, e dopo averlo letto credo sia proprio vero”.

Nel prendere la parola il Vescovo Müller ha spiegato che “in nove capitoli, il Santo Padre sviluppa le grandi scene della Passione. Scene chiave per la comprensione della persona di Gesù e della sua missione”.

A chi si è domandato come mai il Papa non affronti questioni più importanti come le onde del secolarismo, il Vescovo Müller ha replicato: “il compito di san Pietro non è appunto di richiamare l’attenzione generale su quell’unico passeggero in grado di arrestare il vento e le onde, e di condurre la nave della sua Chiesa nel porto sicuro dell’eternità?”.

Quindi, ha proseguito, “rendere accessibile la figura di Gesù agli uomini che rischiano di essere travolti dalle bufere del tempo e della storia, è senz’altro un’impresa che va di gran lunga al di là della passione di un ex professore di Teologia, la cui occupazione preferita è quella di scrivere libri”.

“Perché qui non si tratta di un ulteriore libro su Gesù” ma “di occuparsi direttamente di Gesù stesso e, tramite lui, del nostro rapporto con Dio e l’incontro con Gesù”. “La fede cristiana è incontro con una persona” è “sostanzialmente ed essenzialmente una relazione tra persona e persona, e non tra persona e idea o legge morale, o spirito oggettivo di diritto, o scienza, religione, cultura e filosofia”, e quindi “Gesù è decisivo per la riuscita o il fallimento della mia vita”.

Con questo libro Benedetto XVI ha voluto quindi affrontare i problemi di un’Europa “senza metro né traguardo, senza provenienza né futuro, in una situazione di crisi generale dell’intera umanità”, “perché solo l’orientamento al Dio-Uomo può salvarci, non l’irrigidimento su un’ideologia, su una costruzione mentale di matrice umana, su una ‘pax sovietica’, o ‘americana’, o ‘cinese’ che dir si voglia, o su un modello di society puramente economico e scientifico”.

Infatti, ha aggiunto, “tutti i tentativi di autoredenzione gratuita dell’uomo sono affondati in un abisso di crimine e violenza, vuoto spirituale e tedio mortale. Il rifiuto di un Dio che agisce nella storia e oggi dona agli uomini la sua rivelazione sfocia inevitabilmente nella disperazione di dover rimanere irredenti”.

Nel prendere la parola Marcello Pera ha esordito ironicamente affermando di sentirsi un po’ in imbarazzo perché “da un lato c’è chi mi applaude perché odoro di zolfo e da un altro chi sente che profumo di incenso”.

Il senatore italiano, pur ammettendo di non essere uno specialista in esegesi biblica, si è domandato “quale sia il ruolo della figura e del messaggio di Gesù nella vita individuale e collettiva” dato che il libro di Benedetto XVI è “un incontro con la persona di Gesù, e non una visione riduttiva legata a un uomo importante”. Quindi, in breve: a che cosa serve Gesù?

“Per il credente – ha risposto Pera – Gesù serve per la nostra salvezza. E per gli altri per la nostra libertà”. “Che cosa ha fatto di penalmente rilevante? Una somossa, una rivolta alle autorità politiche, o si è innalzato ad autorità?”. No, ha risposto Pera, anche se “era una nuova religione per Pilato che era parte di un impero tollerante”, il suo non era un crimine. Pilato “si lava le mani del problema della verità”.

E qui ha fatto un’osservazione: “Come Pilato anche noi siamo impreparati al problema della verità”. E per di più una corrente di pensiero “ci ha dato una teoria consolatoria: la verità non compete alla politica, all’etica, alla religione, ma compete alla scienza e a tutto ciò che è riducibile alla prova scientifica”. Quindi, ha commentato Pera, “per i laici moderni Pilato aveva ragione a lavarsi le mani, visto che non esiste un altro regno nell’aldilà, o non c’è o è irrilevante”. 

“Il termino ‘pilatesco’ si applica bene al laico moderno che non si assume le responsabilità della verità”. E così come il Papa nel libro, anche Pera si è chiesto “se può la politica assumere la verità come una sua qualità, o deve lasciare la verità cercando invece la soggettività, procurando la pace e la giustizia con gli strumenti che ha a disposizione”. Ed ha concluso ricordando che “la laicità non basta a se stessa. La vera laicità presuppone il cristianesimo”.

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ZENIT Staff

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