di Mirko Testa
ROMA, mercoledì, 16 marzo 2011 (ZENIT.org).- Se da una parte i social network si stanno facendo sempre più attenti nel contrastare la piaga della pedofilia, dall’altra stanno aumentando esponenzialmente il fenomeno dell’infantofilia e quello della pedofilia “culturale”, favoriti anche dalla nascita di nuovi pedoparadisi come Tuvalu, in Oceania, e la Libia.
E’ questo in sintesi quanto emerge di nuovo dal Report 2010 sulla pedofilia e la pedopornografia curato da Meter – l’associazione fondata e presieduta da don Fortunato di Noto – e presentato questo mercoledì durante una conferenza stampa tenutasi a Roma presso la Radio Vaticana.
Nel fare gli onori di casa, il direttore della Sala Stampa vaticana e dell’emittente pontifica, padre Federico Lombardi, ha detto: “Noi sappiamo quanto tutta la questione degli abusi sessuali, nei confronti dei minori, sia stata dibattuta in questi anni, quanto anche la Chiesa ne sia coinvolta per i motivi che sappiamo. L’attività di Meter è, in concreto, la dimostrazione che la Chiesa è coinvolta per lottare contro gli abusi sessuali dei minori, a tutto campo, anche nelle forme nuove che questo terribile dramma prende nella nostra società”.
Dare un volto alle vittime
E il Report ne è la prova tangibile: il dossier riunisce, infatti, i dati raccolti nel corso del 2010 dopo un attento monitoraggio della Rete Internet da parte di Meter, grazie anche all’accordo di cooperazione siglato nel 2008 con la Polizia Postale e che ha permesso di avviare indagini in Italia e nel mondo portando a numerosi indagati e arrestati per detenzione, divulgazione e sfruttamento sessuale di minori.
Innanzitutto, le cifre parlano di 69.850 vittime di abusi per il 2010. Tutti bambini in età prepuberale, cioè fino agli 11/12 anni circa, che lo scorso anno, per la prima volta, sono stati contati uno per uno, durante il monitoraggio della Rete e nelle segnalazioni dei siti pedopornografici. Poi c’è il problema ancora più allarmante dell’infantofilia, di cui, osserva don Di Noto, “la stampa parla raramente, anzi forse mai”, quel fenomeno cioè che prende di mira bambini da 0 a massimo 2 anni. Presente poi anche materiale foto e video in cui i minori compiono atti di autoerotismo oppure vengono ripresi mentre compiono atti sessuali.
“Le violenze sessuali perpetrate – ha detto don Di Noto – sono delle più tragiche e inenarrabili, riscontrabili spesso in contesti familiari e criminali, in alcuni casi sono stati ad hoc realizzati dei set fotografici, anche dentro tuguri. Abbiamo poi riscontrato delle violenze a cui i bambini sono sottoposti con animali. Tutto dietro a questa assurda violenza sessuale, cieca e bestiale”.
Un fenomeno allarmante che trova riflesso nelle cifre che parlano di una crescita pari quasi al 100%. In totale, dal 2003 al 2010 sono stati ben 689.394 i siti segnalati. Mentre solo per il 2010 sono 13.766 tra siti web, social network, servizi di scambio file foto e video e infine indirizzi email con contenuto pedofilo (nel 2009 erano stati 7.240).
Il 96% dei siti ha domini generici e specifici, mentre il 4% si compone di social network (2,28%) servizi scambio foto e video (1,51%) ed indirizzi email (0,16%). “Il sito personale – ha spiegato don Di Noto – è – ancora lo strumento preferito dai pedofili, che spesso scelgono di dotarsi di domini generici (80% dei casi) come .info, .com, .net. Domini apparentemente innocui che, però, nascondono foto e video di bambini violentati. Nel 20% dei casi, invece, abbiamo domini specifici provenienti da aree geografiche ben determinate”.
Ma se rispetto al 2009 sono scese le segnalazioni, che erano 1.560, è aumentato, però, il numero di siti segnalati. I riferimenti italiani, iscritti in social network e simili, erano 51: ora sono 65. Crescono anche le segnalazioni attraverso il forum Meter, che passano da 560 a 889, a testimonianza, ha osservato don Di Noto, di “una consapevolezza, di una coscienza più sviluppata, una sensibilità nuova da parte dei cosiddetti cittadini della Rete”.
Pedofilia pseudo culturale
“Oltre a questo – ha aggiunto –, cresce la cosiddetta pedofilia culturale, ossia la proliferazione di siti internet nei quali l’abuso e la violenza sessuale sui minori (perché di questo stiamo parlando) viene presentato come una ‘libera scelta’ che ‘aiuta a crescere’ il bambino e che in fondo riprenderebbe ‘nobili’ usanze della Grecia antica”.
Proprio questo mercoledì, 16 marzo, dopo anni di continue segnalazioni da parte dell’associazione Meter è scattata, tra l’altro, la prima operazione internazionale contro i “pedofili culturali” espressione di quella “strisciante lobby” che punta a far passare la pedofilia come un fatto naturale e normale.
Sul tema è quindi intervenuto anche Antonino D’Anna che, insieme a don Di Noto, ha scritto a quattro mani il volume “Corpi… da gioco” (LDC, 2010). Il giornalista ha infatti citato come caso esplicativo la nascita nel 2006 del partito olandese “Amore del prossimo, libertà e diversità” (NVD), il primo partito dichiaratamente pedofilo che riuscì a presentarsi alle elezioni politiche prima di venire sciolto nel 2010 e che prevedeva nel suo programma l’abbassamento dell’età per il consenso sessuale a sei anni.
Un’altra prova è anche l’esistenza della “Giornata dell’orgoglio pedofilo”, che si tiene tutti gli anni il 25 aprile con l’“Alice Day”, dedicato all’amore per le bambine e il “Boylove Day”, dedicato ai bambini, che si tiene invece il 23 giugno e a dicembre.
Il problema, ha però evidenziato Antonino D’Anna, è che cresce in molti pedofili anche la “presunzione, che arriva a diventare quasi una certezza di impunità”, tanto che nel 2010 Meter ha segnalato foto e video con 32 abusatori (tra cui anche donne) incuranti di mostrarsi a volto scoperto.
“Il pedofilo – ha spiegato ancora – è un malato lucido che ha la capacità di vivere quell’esperienza come normale”. E soprattutto, se nell’80% dei casi sono le bambine a subire gli abusi, nel 78% dei casi gli abusatori sono maschi, e contrariamente a quanto si afferma la maggior parte di questi ultimi non ha alle spalle un passato di abusi.
“Questo cambia quindi la prospettiva – ha affermato il fondatore di Meter –. Qui dovremmo fare un discorso a cielo aperto sul maschio e su come viene educato: qual è il suo rapporto con la donna? Qual è il suo rapporto con il sesso e la sessualità?”.
Social network più sicuri, peggiora Facebook
Buone notizie su altri fronti: scendono infatti le segnalazioni da social network, che passano da 851 a 315. “In questo caso – ha continuato don Di Noto – il decremento è presumibilmente da rinvenire grazie al controllo che i gestori dei social network hanno mostrato di attuare, anche davanti alle segnalazioni di Meter”.
Per quanto riguarda i social network, la diminuzione della presenza di pedofili è stata dovuta probabilmente ai controlli più severi messi in atto dai gestori. Nel 2009 sono state inviate 851 segnalazioni alla Polizia Postale, nel 2010 solo 315. Tra i network più gettonati: Grou.ps (143 segnalazioni), Ning (88), Facebook (42), Socialgo (20), Webs (14), Youtube (5). Crescono Socialgo, passato da 0 segnalazioni nel 2009 a 20, Facebook che va da quota 20 all’attuale 42, Meebo (da 0 a 2), Webs (da 0 a 14).
Scendono anche foto e video: nel 2009 i pedofili si sono serviti dei social network per caricare 29.250 foto, nel 2010 sono scese ad appena 9.750, ossia un decremento del 66% circa. I video, invece, sono passati da 2.607 nel 2009 a soli 896 per lo scorso anno.
Il business del peer-to-peer
Spesso però gli orchi fanno anche uso del file sharing, il peer to peer, cioè lo scambio interpersonale di materiale. Ecco allora 209 file segnalati contenenti ben 111.692 tra immagini e video di bambini abusati per il 9
9%, foto e l’1% video. “Prodotti rapidi, veloci da commercializzare e smerciare – ha spiegato don Di Noto –. Il peer-to-peer è comodo per i pedofili, e anche redditizio: il 70% delle indagini effettuate riguarda infatti la detenzione, produzione e divulgazione di materiale pedopornografico. Più in particolare, il principio di fondo è quanto mai semplice: più offri, più ricevi!”.
La Libia, oasi della pedopornografia
Per quanto riguarda invece l’ubicazione dei server che gestiscono questo traffico di materiale pedopornografico, per il 57% dei casi si trovano nei paesi europei, seguiti dall’America (38%), dall’Asia (4%), l’Africa (0,40%) e l’Oceania (0,27%). Per l’Africa il 100% dei domini segnalati è in Libia. Mentre per l’America abbiamo USA (94%), Repubblica Dominicana (2%), Ecuador (2%), Turks e Caicos (2%).
“Per l’Europa – ha illustrato il fondatore di Meter – la Russia prende il 99% dei domini, l’1% è diviso tra Italia, Liechtenstein, Ucraina, Romania, Slovacchia, Germania, Olanda, Grecia, Belgio. In Asia domina Hong Kong (50,1%), mentre il resto è diviso tra India, Cina, Giappone, Taiwan, Corea del Sud, Vietnam (2,3, 10,85, 16,5, 4,4% rispettivamente). Anche all’estremo angolo del mondo, l’Oceania, non mancano i domini pedopornografici. Si tratta, delle isole Cocos e Keeling (territorio australiano con meno di 600 abitanti nell’Oceano Indiano), le Tonga e Tuvalu, arcipelago di atolli a metà strada tra Hawaii e Australia”.
Questo a dimostrazione del fatto che laddove non esista una legislazione adeguata per contrastare la divulgazione di materiale di questo tipo, l’unico strumento su cui si puà fare affidamento è quello di sollecitare il server provider perché oscuri le immagini incriminate. Lavoro questo reso a volte ancora più complicato per il fatto che Russia e Usa offrono, per esempio, due piattaforme di servizio di anonimato, dove confluiscono migliaia di siti in grado così di eludere i controlli.
La risposta di Meter
Nel 2002 l’associazione di don Di Noto ha istituito un numero verde nazionale, 800.455.270, che da allora fino al 2010, ha ricevuto 21.035 chiamate di emergenza oltre ad offrire consulenze telefoniche. Chi ha chiamato Meter principalmente lo ha fatto, nel 2010 (sono state in tutto 1262, 103 delle quali dall’estero), per ottenere innanzitutto informazioni su adozioni e affidi, sospette denunce, ma anche assistenza psicologica, giuridica, segnalazioni, assistenza spirituale.
Meter sostiene, inoltre, progetti in Paraguay, Congo e Romania, offrendo denaro ad avvocati e psicologi per dare una identità ai cosiddetti “bambini invisibili” e assicurare loro un percorso psicoterapeutico. Oppure in Italia si costituisce parte civile nei processi fornendo un sostegno economico, spesso di grande utilità, ha spiegato il sacerdote siciliano, specie perché “non tutti possono accedere al patrocinio gratuito non esistendo un fondo per le vittime degli abusi sessuali, che potrebbe essere un aiuto concreto per quelle famiglie costrette ad affrontare spese legali enormi e dissanguanti”.
Esiste però anche un Centro di ascolto e prima accoglienza che nel 2010 ha seguito e fornito un aiuto concreto a ben 862 bambini, accettando anche le richieste di colloquio da parte di pedofili, e affrontando le nuove problematiche emergenti come il cyber bullismo o lo stalking online.
Importante anche l’aspetto legato alla prevenzione, formazione e informazione che Meter ha portato avanti attraverso 68 tra convegni e incontri focalizzati principalmente su internet e i nuovi media ma anche attraverso una presenza costante nelle scuole, creando sportelli di consulenza per i minori, i docenti e i genitori, dove è possibile rivolgersi per eventuali segnalazioni di qualsiasi tipo di abuso.
Dal 2002 al 2009, inoltre, Meter ha visitato ben 184 istituti, tra comprensivi e di Istruzione superiore. A questo proposito nel 2010, Meter ha condotto una indagine e sottoposto a un questionario 1.722 alunni di Padova, Bergamo, Catania e Siracusa per conoscere le loro abitudini legate all’uso del pc. Da questa indagine è emerso che nel 62% dei casi i giovani hanno sempre ricevuto inviti a incontrare persone conosciute on-line.
Meter al fianco della Chiesa
“Meter – ha tenuto a precisare don Di Noto – è al servizio della Chiesa, del Santo Padre, dei Vescovi e delle diocesi per quanto concerne la pastorale dei pre-adolescenti, degli adolescenti, dei giovani nell’ambito educativo e di accompagnamento nelle nuove forme di sfruttamento e di abuso nonché dei percorsi di fede alla luce della speranza risorgente”.
Nel 2009-2010 Meter è stata convocata dalla Conferenza dei Vescovi di lingua anglofona in Vaticano per rappresentare l’esperienza associativa come modello di servizio all’infanzia contro la pedofilia. L’associazione – che collabora anche con gruppioperanti in Francia, Austria, Svizzera, Brasile e Paraguay – tra il 2002 e il 2010 è stata chiamata a offrire la propria presenza e testimonianza in 38 diocesi italiane.
Esiste poi la Giornata nazionale dei bambini vittime della violenza, dello sfruttamento e dell’indifferenza (GBV) che l’associazione Meter celebra ogni anno dal 1995 dal 25 aprile alla prima domenica di maggio e che dal 2002 è diventata un appuntamento in Italia e all’estero non solo per le realtà ecclesiali ma anche per la società civile e per le realtà politiche e culturali.
Un vicario episcopale dei bambini
Nel botta e risposta con i giornalisti, don Di Noto ha quindi toccato il tema del “vicario episcopale dei bambini” all’interno delle diocesi, “una proposta provocatoria da una parte – ha tenuto a precisare – ma attuabile, se uno vuole, dall’altra”, che non sottintende la creazione ex novo di figure o uffici, quanto la volontà di dare “un segno chiaro, evidente di come la Chiesa ama i bambini”.
“Mi chiedo spesso – ha confessato a questo proposito – perché nei consigli pastorali delle parrocchie ma anche delle diocesi esista la pastorale giovanile ma non quella del bambino. Quindi dovremmo reinventare il nostro modo di portare avanti il lavoro pastorale”.
Un fenomeno globale non per le piccole Procure
Un aspetto fondamentale che ha voluto poi segnalare è il rapporto tra Meter e le Procure distrettuali. Infatti, ha affermato il sacerdote siciliano, “non possiamo non ribadire che questo lavoro, il flusso delle segnalazioni, le indagini, avviate gli indagati e gli arresti sono il risultato di sinergie e collaborazione con le Procure distrettuali che coordinano i compartimenti di polizia postale italiani, unica specialità per il contrasto alla pedofilia”.
“Quindi – ha continuato –, non si può assolutamente pensare o proporre la frantumazione di tali indagini presso le piccole procure già oberate di altri compiti come alcuni hanno proposto con un emendamento presentato nei mesi scorsi alla Commissione Giustizia dove è in discussione la convenzione di Lanzarote (dl 1969-B)”, il documento del Consiglio d’Europa per la protezione dei minori contro lo sfruttamento e l’abuso sessuale .
La competenza delle Procure distrettuali per i reati di pedofilia e pedopornografia online era stata introdotta dalla Legge 48 del 2008 in sede di ratifica della convenzione di Budapest sulla criminalità informatica del 23 novembre 2001.
“Peraltro – ha osservato don Di Noto –, a distanza di tre anni il Parlamento italiano ne sta ritardando l’approvazione, rallentando quindi l’entrata in vigore di norme che rendano più efficace il coordinamento delle procure distrettuali e la polizia postale, l’inasprimento delle pene per l’adescamento online (grooming), le norme per il contrasto contro l’istigazione alla violenza della cosiddetta pedofilia culturale. Facciamo appello alle istituzioni (Presidente della Repubblica, del Senato, della Camera, del Consiglio) perché si impegnino per l’approvazione, riconfermando un ass
etto che già di fatto è così”.
Inoltre, ha continuato, “noi siamo poveri. Siamo in agonia. E’ vero che siamo una importante organizzazione a livello internazionale ma le risorse sono veramente irrisorie. Quindi c’è il rischio che potremmo chiudere anche domani, se non troviamo delle risorse concrete. Per questo il mondo della politica, delle regioni e degli enti locali dovrebbe aiutarci”.
La sfida e l’impegno
Per don Di Noto la sfida vera sta nel permettere alle “vittime che avevano perso la speranza di uscire dal tunnel del silenzio e di ritrovare la loro dignità. Dignità che è stata oscurata proprio da coloro che più di chiunque altro doveva proteggerli e amarli: genitori ed educatori”.
“Perché vi posso garantire – ha aggiunto – che quando Dio ascolterà il grido dei bambini, non ci sarà Chiesa che tenga, non ci sarà società che tenga, perché sarà Dio a gridare per loro; e non ci sarà coscienza che potrà essere sopita, perché Dio arriverà ad arrabbiarsi nella sua misericordia”.
“Qui nessuno dovrebbe rimanere in silenzio – ha concluso –. Tutti dovrebbero uscire fuori a fare una rivoluzione culturale”.
Per maggiori informazioni: www.associazionemeter.org