ROMA, martedì, 15 marzo 2011 (ZENIT.org).- Un cristiano originario del Punjab condannato all’ergastolo a Karachi (Pakistan) con l’accusa di blasfemia è morto questo martedì. Le fonti ufficiali parlano di attacco cardiaco, ma i gruppi per i diritti umani avanzano sospetti e hanno chiesto un’indagine per scongiurare ogni dubbio sulle cause del decesso.
Qamar David, imbianchino di Lahore ma residente a Karachi, nel 2006 era stato accusato da un rivale in affari di aver insultato il profeta Maometto, ricorda AsiaNews. In passato era stato più volte vittima di violenza da parte di secondini e detenuti.
Secondo il suo accusatore, David aveva inviato messaggi telefonici contenenti ingiurie contro Maometto. Era stato dunque denunciato in base agli articoli 295 A e C del Codice Penale pakistano.
Chi denigra verbalmente il profeta o dissacra il Corano può andare incontro alla condanna a morte o al carcere a vita. In genere i casi di pena capitale vengono commutati in ergastolo. David era stato condannato a quest’ultima pena il 25 febbraio 2010, con la sola testimonianza del suo accusatore.
Monsignor Rufin Anthony, Vescovo di Islamabad/Rawalpindi, ha confessato ad Asianews il dolore “personale” e “di tutta la Chiesa cattolica” per l’assassinio del Ministro cristiano per le Minoranze Shahbaz Bhatti, ucciso il 2 marzo scorso, e ha aggiunto: “Non ci siamo ancora ripresi dalla perdita e questa nuova notizia aumenta le preoccupazioni per il futuro dei cristiani in Pakistan”.
Il presule ha parlato esplicitamente di “false accuse” contro Qamar David, chiedendosi “quanto sangue dovrà essere ancora versato” prima che venga abolita la legge sulla blasfemia.
Affermando che le mani degli uomini di governo sono “sporche di sangue”, ha aggiunto che “questo è un altro triste giorno per le minoranze in Pakistan”.