di Giuseppe Adernò*

CATANIA, martedì, 1° marzo 2011 (ZENIT.org).- La recente polemica innescata dalle dichiarazioni del presidente del Consiglio sulla scuola pubblica ha creato ancora una volta un polverone di dichiarazioni e di araldi della scuola. La constatazione di fondo è che la scuola viene sempre “dopo” le esigenze dell’economia, della politica, del lavoro, delle forze dell’ordine pubblico, degli affari internazionali, senza constatare che la scuola è fonte e alimento di ordine pubblico, di lavoro, di progresso, di civiltà, di politica e di economia.

Accusarsi e difendersi non produce alcun bene. Quel che appare reale e grave è lo stato in cui versano gli studenti che non vengono seguiti, le carenze di organico che rendono difficile il lavoro professionale e didattico, le carenze di strutture e di servizi adeguati per una vera scuola di qualità, che passa anche attraverso un organico sistema di reclutamento dei docenti e di una specifica qualificazione professionale.

L’agire in risposta all’emergenza educativa e mettere in atto interventi adeguati per vincere la sfida, oggi sempre più evidente e pericolosa, significa pensare ad una progettazione scolastica di ampio respiro, capace di sviluppare competenze spendibili, più che nozioni di ripetere. Il vero apprendimento, infatti, produce modifiche essenziali nei comportamenti degli studenti e quindi nel modo di pensare, di sentire e di agire. La pluralità delle proposte didattiche e formative, la diversità di stili di insegnamento, la varietà di concezioni dell’idea di scuola sollecitano una rinnovata dimensione di ordine e di regola che non sempre viene costruita con adeguata progettualità e coerenza.

Polemizzare tra scuola statale e paritaria (che oggi soffre un grave disagio di identità e di crisi su molti aspetti) non produce buoni frutti, impegna pagine di giornali, provoca disagi e disorientamenti, scioperi e accanimenti per nulla produttivi. La scuola la si difende operando bene, gli amministratori nel renderla presente e prioritaria nella progettazione economica, le famiglie nel sentirsi protagonisti attivi nell’azione e nella scelta educativa per i loro figli.

«La Chiesa, come sempre, ha molta stima e fiducia nella scuola perché è un luogo privilegiato dell'educazione - ha dettoBagnasco - tanto più che siamo nell'ambito del decennio sulla sfida educativa, che la Cei ha scelto. Quindi ci sta a cuore l'educazione integrale anche attraverso la scuola e in qualunque sede, statale o non statale, l'importante è che ci sia questa istruzione, ma anche questa formazione della persona che è scopo della scuola a tutti i livelli.

Nel turbine delle polemiche seguite all'intervento di Silvio Berlusconi al congresso dei Cristiano-riformisti è intervenuto anche il Card. Angelo Bagnasco, il quale ha affermato “la Chiesa, come sempre, ha molta stima e fiducia nella scuola perché è un luogo privilegiato dell'educazione tanto più che siamo nell'ambito del decennio sulla sfida educativa, che la Cei ha scelto. Quindi ci sta a cuore l'educazione integrale anche attraverso la scuola e in qualunque sede, statale o non statale, l'importante è che ci sia questa istruzione, ma anche questa formazione della persona che è scopo della scuola a tutti i livelli”. “Ci sono tantissimi insegnanti e operatori – ha aggiunto – che sappiamo che si dedicano al proprio lavoro con grande generosità, impegno e competenza, sia nella scuola statale che non statale. Quindi il merito va a loro”.

E tutto ciò è davanti agli occhi di tutti, anche se i giornali non ne parlano e il bene che la scuola produce non fa notizia. Dare grande spazio ed importanza ad episodi di bullismo, di intemperanza, di errori nella didattica e nella relazione educativa non produce certamente il bene della scuola ed offende la stragrande maggioranza di docenti che operano con alta professionalità e lodevole impegno, conseguendo anche ottimi risultati di eccellenza e gratificanti successi formativi.

Il presidente del Senato, Renato Schifani, a margine di un incontro in Abruzzo, è intervenuto sulla questione dichiarando: “la scuola svolge una funzione primaria: educa le future classi dirigenti del Paese, e a questa va riconosciuta una funzione indispensabile. Spero che le polemiche di questi giorni vengano archiviate al più presto”.

''In generale - ha concluso Bagnasco - sicuramente tutti auspichiamo che la scuola, a tutti i livelli e in tutte le sedi, possa veramente rispondere ai desideri dei genitori per i loro figli''. Il compito educativo riguarda tutti, adolescenti ed adulti, ma sicuramente il mondo degli adulti ha oggi una responsabilità in più se davvero crede che “l’adolescenza possa essere 'il tempo delle opportunità' e non quello delle delusioni, che danno poi origine alle ‘passioni tristi'”. Indebolire la scuola, significa porre ostacoli al futuro della società e solo una società ed uno Stato che investe nella scuola ha progettualità e speranza di sviluppo.

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*Il prof. Giuseppe Adernò è preside dell’Istituto “G. Parini” di Catania.