ROMA, giovedì, 6 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Il Natale non è una festa fatta di sentimentalismi e moralismi, ma è un mistero che ci invita a lasciarci trasformare da Dio. E' quanto ha detto mercoledì Benedetto XVI nella prima Udienza generale del nuovo anno, caratterizzata dalla presenza di numerosi gruppi giovanili. 

Nella giornata di ieri, l'Aula Paolo VI ha accolto infatti 500 bambini provenienti dalla Bielorussia e dalla Lituania, che stanno trascorrendo un mese in Italia ospiti dell'associazione di volontariato Puer di Roma, oltre a 300 ragazzi provenienti da Trani e appartenenti a varie società sportive.

Riflettendo sul periodo liturgico che la Chiesa sta vivendo, il Papa ha sottolineato che “la celebrazione del Natale non ci propone solo degli esempi da imitare, quali l'umiltà e la povertà del Signore, la sua benevolenza e amore verso gli uomini; ma è piuttosto l'invito a lasciarci trasformare totalmente da Colui che è entrato nella nostra carne”.

Secondo Benedetto XVI, il Natale continua a essere una festa che “affascina oggi come una volta, più di altre grandi feste della Chiesa”, perché “tutti in qualche modo intuiscono che la nascita di Gesù ha a che fare con le aspirazioni e le speranze più profonde dell'uomo”.

Eppure c'è il rischio che il consumismo soffochi nel cuore questa “interiore nostalgia”. Da qui l'appello a conservare “il desiderio di accogliere quel Bambino che porta la novità di Dio, che è venuto per donarci la vita in pienezza”. In questo modo - ha detto il Pontefice - “le luci degli addobbi natalizi possono diventare piuttosto un riflesso della Luce che si è accesa con l'incarnazione di Dio”.

Al di là di festoni e luminarie, dunque, i cristiani devono saper cogliere, ha proseguito il Pontefice, quel “qualcosa di sconvolgente” che è accaduto nella notte dell’umanità, e cioè che “la carne” è diventata “lo strumento della nostra salvezza”.

“Celebrare gli eventi dell’incarnazione del Figlio di Dio non è semplice ricordo di fatti del passato – ha poi continuato –, ma è rendere presenti quei misteri portatori di salvezza”, che nella Liturgia e nella celebrazione dei Sacramenti “si rendono attuali e diventano efficaci per noi, oggi”.

Citando a più riprese il Papa San Leone Magno, Benedetto XVI ha spiegato che il Natale è già “l’inizio del mistero centrale della salvezza che culmina nella passione, morte e risurrezione”, “perché Gesù comincia l’offerta di se stesso per amore fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo della Vergine Maria”.

“La celebrazione liturgica del Natale, allora, non è solo ricordo, ma è soprattutto mistero; non è solo memoria, ma anche presenza”. Ecco quindi che “occorre riscattare questo Tempo natalizio da un rivestimento troppo moralistico e sentimentale”.

Dopo le catechesi e i saluti in varie lingue, Benedetto XVI ha espresso l'auspicio che l’esempio del cammino dei Magi verso Cristo alimenti “il desiderio di incontrare Gesù e di trasmettere a tutti la gioia del suo Vangelo”.