di Antonio Gaspari


ROMA, lunedì, 31 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Benedetto XVI è non solo tra i più grandi intellettuali viventi ma anche uno degli autori più letti al mondo.

Tuttavia, anche tra i cristiani, di rado i suoi discorsi sono letti integralmente e quasi mai sono studiati a sufficienza. Talvolta, il suo Magistero viene spesso relativizzato, non riconosciuto e contestato.

Per fare il punto sul Magistero di Benedetto XVI, il sociologo e storico delle religioni di fama internazionale, Massimo Introvigne, ha appena pubblicato il libro: “Tu sei Pietro. Benedetto XVI contro la dittatura del relativismo” (Sugarco, Milano 2011).

In 320 pagine Introvigne spiega il Magistero del Papa, dall’enciclica Spe salvi del 2007 alla lettera Ubicumque et semper del 2010 con cui s’istituisce il Pontificio Consiglio per la Promozione della Nuova Evangelizzazione.

L’autore illustra come il Pontefice Benedetto XVI stia conducendo una offensiva contro la “dittatura del relativismo” per allargare gli orizzonti della ragione, riallacciare la fede al cuore e offrire spazio alla proclamazione della verità.

“Dall’Africa alla Francia e alla Gran Bretagna, dalla sua diocesi di Roma alla Casa Bianca e all’incontro con il popolo delle Giornate Mondiali della Gioventù in Australia – scrive Introvigne –, Benedetto XVI emerge come il primo custode non solo della fede ma anche della ragione minacciata dal relativismo. Per questo molti lo attaccano. Per questo è dovere dei fedeli cattolici stringersi attorno a lui ripetendogli, con le parole del Signore, «Tu sei Pietro»”.

Massimo Introvigne è autore di sessanta volumi e di oltre cento articoli pubblicati in riviste accademiche internazionali sulla nuova religiosità, il pluralismo religioso contemporaneo e il Magistero pontificio.

È fondatore e direttore del CESNUR, il Centro Studi sulle Nuove Religioni, e membro del Comitato per l’Islam italiano del Ministero dell’Interno. Inoltre, di recente è stato anche nominato Rappresentante dell’OSCE (Organizzazione per la Sicurezza e la Cooperazione in Europa) per la lotta all’intolleranza e alla discriminazione contro i cristiani.

ZENIT lo ha intervistato.

Perchè ha voluto scrivere questo libro?

Introvigne: Sono vice-responsabile nazionale di Alleanza Cattolica, un'associazione che ha come vocazione specifica lo studio e la diffusione del Magistero sociale della Chiesa. Sul Magistero si dibatte molto, distinguendo fra infallibile, non infallibile, dogmatico, pastorale, ordinario, straordinario, e ogni blogger si trasforma in teologo, ma la verità l'ha detta il Papa nella sua ultima intervista: molti parlano del Magistero senza leggerlo. Per esempio si continuano a porre al Papa domande - tipicamente in tema d'interpretazione dei documenti del Vaticano II - cui ha già risposto più di una volta. Volendo escludere che chi pone queste domande reclamando risposte che il Papa ha già dato sia in malafede, rimane l'ipotesi che non legga i documenti.

Giustamente lei indica il problema della ricezione del Magistero da parte del clero e dei fedeli. Mentre i mass media e certi intellettuali criticano il Pontefice a prescindere,  c’è il fatto che moltissimi cattolici non leggono mai cosa il Papa scrive o dice. Neanche il testo dell’Angelus o dell’Udienza del mercoledì. In genere molti fedeli e anche tanti sacerdoti si accontentano di leggere ciò che i giornali riportano sulle parole del Pontefice. Che cosa ha scritto a tal proposito nel suo libro?

Introvigne: Che il problema mette in gioco la stessa normale modalità di funzionamento della Chiesa, e che forse la soluzione ormai spetta ai laici. Tanto clero, è troppo occupato a fare altro.

Un altro problema riguarda il fatto che non tutti i sacerdoti citano il Pontefice durante le omelie o nel corso della catechesi. E’ un problema di ignoranza di ciò che il Pontefice dice e scrive, oppure è incomprensione o disabitudine a riprendere il Magistero ordinario?   

Introvigne: Ci sono a mio avviso tre problemi. C'è una minoranza "progressista" che consapevolmente rifiuta Benedetto XVI considerandolo troppo conservatore. C'è un'altra minoranza che il Papa chiama "anticonciliarista" che, nella smania di rifiutare il Vaticano II dichiarandolo non infallibile, si è abituata a considerare irrilevanti i quotidiani pronunciamenti non infallibili del Papa, dimenticando che il buon fedele segue tutto il Magistero e non solo quello dotato di infallibilità. E c'è una palude, forse maggioritaria, che semplicemente non legge il Magistero perché la sua organizzazione del tempo non gliene lascia la possibilità. 

Eppure questo Pontefice è uno degli autori più letti al mondo. I suoi libri, seppure densi e profondi, sono stampati e venduti in tutto il pianeta. Benedetto XVI gode di grande stima e credibilità anche tra religiosi e fedeli di altre confessioni, tra atei e pagani. Come spiega questo fenomeno?

Introvigne: Insisto: incontro grandi appassionati di Benedetto XVI che sono molto più spesso laici che sacerdoti. Ed è vero: il Papa è letto con passione da tanti non cattolici e non credenti. È uno dei maggiori pensatori viventi, con cui anche chi non crede ha il dovere e spesso, mi creda, anche il piacere intellettuale di confrontarsi.

Lei sostiene che uno dei problemi è anche la lettura parziale e limitata nel tempo degli insegnamenti pontifici. Al contrario, nel suo libro si afferma che ogni testo va letto alla luce degli interventi precedenti dello stesso e di altri Pontefici, e diventa a sua volta criterio d’interpretazione dei testi successivi. Può illustrarci il suo punto di vista in materia?

Introvigne: Non ho un punto di vista personale in materia e mi limito a trasmettere quello illustrato più volte dal Papa stesso, per esempio nella "Caritas in veritate". Qui a proposito della "Populorum progressio" del servo di Dio Paolo VI spiega che per non ridurla a una mera "collezione di dati sociologici", che oggi non interesserebbero più a nessuno, quell'enciclica va letta sia alla luce di tutto il Magistero sociale precedente, che presuppone, sia interpretandola alla luce del Magistero successivo, che la chiarisce e la spiega. Questo significa Tradizione vivente e questo vale per ogni documento del Magistero.

Il Pontefice Benedetto XVI è stato presentato come colui che avrebbe distrutto il dialogo ecumenico perchè troppo rigoroso nell’annuncio. Invece dagli anglicani, ai luterani fino agli ortodossi, mai le relazioni sono state così buone. Come spiegare questo fenomeno?

Introvigne: Nella Settimana di preghiera per l'unità dei cristiani appena conclusa il Papa ha detto due verità sull'ecumenismo. La prima è che, specie con i protestanti, vive una stagione di crisi che non deriva da cause teologiche ma dal fatto che alcune grandi comunità protestanti hanno ceduto allo spirito del mondo su temi come l'aborto o il matrimonio omosessuale, su cui non si deve tacere per presunto quieto vivere ecumenico ma che vanno loro spiegati continuamente con argomenti di ragione e non solo di fede. Il secondo è che, nonostante queste gravi difficoltà, la scelta per l'ecumenismo del Vaticano II rimane irreversibile, obbligatoria e parte del nucleo centrale del pontificato di Benedetto XVI perché la Chiesa crede che questo sforzo, anche se a volte sembra inutile e impossibile, sia voluto da Dio stesso. I cristiani non cattolici capiscono questa dimensione ecumenica, eroica e sofferta, del Papa e la apprezzano, più di tanti cattolici che magari concludono i loro scritti con "Viva il Papa!" ma poi ignorano questa che indica come una dimensione essenziale del suo intero pontificato.