“Unire i nostri sforzi per esprimere meglio la Giustizia e l’Amore verso i malati di lebbra”
1) Sua Santità Papa Benedetto XVI, nel suo messaggio alla XXV Conferenza Internazionale del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari del novembre scorso, intitolata “Caritas in veritate. Per una cura della salute equa ed umana”, ha sottolineato come: “nella nostra epoca” si assista “da una parte ad un’attenzione alla salute che rischia di trasformarsi in consumismo farmacologico, medico e chirurgico, diventando quasi un culto per il corpo, e dall’altra parte, alla difficoltà di milioni di persone ad accedere a condizioni di sussistenza minimali e a farmaci indispensabili per curarsi”. È questo un problema che tocca in modo vivo e speciale il mondo dei lebbrosi e questa 58ma Giornata Internazionale di lotta alla Lebbra è in effetti l’occasione per esprimere la “vicinanza e la solidarietà verso tutti i sofferenti di questo male e delle malattie che deturpano il corpo portando ad un quasi insanabile stato di emarginazione”.
La Giornata Mondiale di lotta alla Lebbra è una ricorrenza che costituisce al contempo un momento di riflessione per sottolineare ed esprimere gratitudine nei confronti dell’impegno dei milioni fra operatori, professionali e volontari, del mondo della salute, della società, della politica e dell’informazione che hanno aiutato e aiutano i lebbrosi. Ciò a partire dall’offrire la possibilità di una diagnosi tempestiva e poi, come il Buon Samaritano, dando le possibilità di cura ma anche i mezzi di sopravvivenza e di sostentamento a chi si ritrova con un futuro fortemente compromesso dalle disabilità e dalle deturpazioni che la malattia infligge. Dunque, ha proseguito il Santo Padre nel Messaggio, chinandosi “verso l’uomo ferito, abbandonato sul ciglio della strada”, adempiendo “quella “giustizia più grande” che Gesù chiede ai suoi discepoli e attua nella sua vita, perché l’adempimento della Legge è l’amore”. Tra le persone e gli organismi di buona volontà ai quali desideriamo rivolgere un particolare grazie, per l’impegno verso i malati di lebbra, vi è la Fondazione Raoul Follereau. Una realtà che, scaturita dalla sensibilità, carità e capacità del suo fondatore, ne ha continuata l’opera anche sostenendo la celebrazione di questa Giornata Mondiale che, tra due anni, celebrerà il 60mo della propria istituzione.
2) La lebbra, in effetti, dopo la messa a punto di efficaci terapie farmacologiche si è vista ridurre notevolmente la propria carica letale ma continua a provocare sofferenza, menomazioni ed esclusione sociale. Intorno ad essa prosperano l’ignoranza, la diseguaglianza e la discriminazione che, a loro volta, ne alimentano la diffusione. Ciò attraverso l’incapacità di comprendere l’importanza di un accertamento clinico tempestivo e di accesso ai servizi sanitari eventualmente presenti; l’assoluta impossibilità per alcune popolazioni o comunità di fruire di un sistema sanitario anche minimale, l’emarginazione e il conseguente drastico impoverimento dei nuclei familiari ove si sia verificato un primo caso di contagio. Da un punto di vista sanitario e sociale permane drammatica la carenza di strutture sia per la diagnosi precoce dell’infezione sia per il reinserimento sociale e lavorativo delle persone guarite ma oramai mutilate dal Bacillo di Hansen. Va inoltre promossa in modo ancor più diffuso e capillare l’educazione delle comunità e delle popolazioni affinché si comprenda che chi è guarito non presenta più alcuna minaccia d’infezione per gli altri e che va aiutato nel reinserimento.
È perciò che chiediamo anche a Voi, vittime passate e presenti della lebbra, di impegnarvi ad essere solidali, di pregare per il bene di chi vi è vicino, di chi cerca di portarvi sollievo, ma anche per la salvezza di coloro i quali ‘banchettano’ chiudendo la porta davanti ai bisogni degli altri. Di coloro che vi allontanano chiamandovi “lebbrosi!” senza conoscere né voler conoscere il vostro nome, riconoscere la vostra dignità e la vostra storia. Eppure “anche nel campo della salute, parte integrante dell’esistenza di ciascuno e del bene comune, è importante instaurare una vera giustizia distributiva che garantisca a tutti, sulla base dei bisogni oggettivi, cure adeguate. Di conseguenza, il mondo della salute non può sottrarsi alle regole morali che devono governarlo affinché non diventi disumano” ha inoltre rilevato Sua Santità Papa Benedetto XVI . Come sottolineato nell’Enciclica Caritas in veritate, “la Dottrina Sociale della Chiesa ha sempre evidenziato l’importanza della giustizia distributiva e della giustizia sociale nei vari settori delle relazioni umane. Si promuove la giustizia quando si accoglie la vita dell’altro e ci si assume la responsabilità per lui, rispondendo alle sue attese, perché in lui si coglie il volto stesso del Figlio di Dio, che per noi si è fatto uomo. L’immagine divina impressa nel nostro fratello fonda l’altissima dignità di ogni persona e suscita in ciascuno l’esigenza del rispetto, della cura e del servizio”.
3) Ancora in occasione di questa 58ma Giornata Mondiale è giusto ricordare come nella Storia della Chiesa vi siano state persone che si sono molto impegnate fino, in molti casi, a sacrificare la propria vita in favore delle vittime del Morbo di Hansen. Uno dei più recenti, in termini temporali, è il Cardinale canadese Paul-Émile Léger. “Un segno forte dell’azione umanizzante del messaggio di Cristo è senz’altro il Centro Cardinal Léger di Yaoundé” (Cameroun), ha sottolineato Papa Benedetto XVI durante l’udienza generale del 1° aprile 2009 a Piazza S. Pietro. “Ne fu fondatore il Cardinale canadese Paul-Émil Léger, che là volle ritirarsi dopo il Concilio, nel 1968, – ha poi evidenziato il Santo Padre – per lavorare” tra i poveri, i lebbrosi e i portatori di disabilità.
Rimanendo tra il XIX e il XX secolo, desideriamo quindi ricordare il belga San Damien de Veuster della Congregazione dei Sacri Cuori di Gesù e Maria, che operò a Molokai (Arcipelago delle Hawaii, USA). “La sua attività missionaria che – ha sottolineato Sua Sanità Papa Benedetto XVI in occasione della canonizzazione di Damiano de Veuster, celebrata nel 2009 – gli ha dato molta gioia” raggiungendo “il suo culmine nella carità… Il servitore della Parola divenne così un servitore sofferente, lebbroso fra i lebbrosi, durante gli ultimi anni della sua vita”.
Anche il Beato polacco Jan Beyzym della Compagnia di Gesù che, beatificato nel 2002 dal Venerabile Papa Giovanni Paolo II, si dedicò alle vittime della lebbra, nel suo caso in Madagascar, e riuscì persino a costruire nell’isola un ospedale specialistico tuttora attivo e in grado di ospitare 150 pazienti. La sua vita si distinse per la profonda fede, la sollecitudine samaritana per i più poveri dei poveri. Nella sua esistenza l’evangelizzazione si coniugava con la difesa della dignità dell’essere umano figlio di Dio. Di profonda fede mariana, dedicò l’ospedale che aveva fondato alla Madonna di Częstochowa. “L’opera caritatevole del Beato Giovanni Beyzym – affermò il Venerabile Giovanni Paolo II durante la cerimonia di beatificazione del padre gesuita, tenuta a Cracovia nel 2002 – era iscritta nella sua missione fondamentale: portare il Vangelo a coloro che non lo conoscono. Ecco il più grande dono di misericordia: portare gli uomini a Cristo e permettere loro di conoscerne e gustarne l’amore”.
Alla Madonna Santissima, Salute degli Infermi e Consolatrice dei Sofferenti affidiamo tutti i malati di lebbra e tutti coloro i quali se ne prendono cura.
Zygmunt Zimowski
Presidente del Pontificio Consiglio per gli Operatori Sanitari