L'Aids e il preservativo (parte II)


 

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di mons. Michel Schooyans*

ROMA, domenica, 30 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo la seconda parte dell’articolo “L’Aids e il preservativo”. La prima parte è stata pubblicata domenica 23 gennaio.

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Un problema di morale cristiana
 
Inoltre, è specioso asserire che la Chiesa non abbia un insegnamento ufficiale sul problema dell’AIDS e sul preservativo. Sebbene il Papa sistematicamente evita di chiamarlo per nome, i problemi morali posti dal condom sono affrontati in tutti i grandi insegnamenti riguardanti i rapporti coniugali e le finalità del matrimonio.
 
Quando si considera l’AIDS e il condom alla luce della morale cristiana occorre tenere a mente alcuni punti essenziali: l’atto carnale dovrebbe aver luogo all’interno di un matrimonio monogamo tra un uomo e una donna; la fedeltà coniugale è il miglior rimedio contro le malattie sessualmente trasmesse come l’AIDS; l’unione coniugale dovrebbe essere aperta alla vita, a cui si deve aggiungere il rispetto della vita degli altri.
 
Sposi o partner?

Ne consegue che la Chiesa non predica una morale sessuale dei “partner”.
Essa propone invece una morale coniugale e familiare. Essa si rivolge agli “sposi”, coppie unite sacramentalmente in un matrimonio che è monogamo e eterosessuale. Considerazioni sulla questione del condom ventilate dai dignitari riguardano i “partner”, sia che essi intrattengano rapporti pre o extra matrimoniali, intermittenti o persistenti, eterosessuali, omosessuali, lesbici, sodomitici, ecc. Non si vede perché la Chiesa, e tanto meno i dignitari titolari del Magistero, debbano – a costo di rischiare lo scandalo – andare in soccorso del vagabondaggio sessuale e rendersi responsabili del peccato di chi, in molti casi, non si interessa minimamente, né in pratica, né spesso in teoria, della morale cristiana.

“Peccate, miei fratelli, ma in sicurezza!” Dopo il “sesso sicuro”, abbiamo ora il “peccato sicuro”!
 
La Chiesa e i suoi dignitari, quindi, non hanno titolo a spiegare cosa fare per peccare agiatamente. Abuserebbero della loro autorità se si adoperassero per fornire prodighi consigli su come arrivare al divorzio, poiché la Chiesa considera il divorzio come un male. Sarebbe come confermare il peccatore nel suo peccato, mostrandogli come andare avanti evitando le conseguenze indesiderate.
 
Da qui la domanda: è ammissibile che i dignitari, che dovrebbero essere i custodi della dottrina, oscurino le esigenze della morale naturale e della morale evangelica, e non lancino l’appello alla conversione dei comportamenti?
 
È inammissibile e irresponsabile che i dignitari diano il loro avallo all’idea del “sesso sicuro”, usata per rassicurare gli utilizzatori del condom, quando è noto che questa espressione è una bugia e porta alla rovina. Questi illustri dignitari dovrebbero quindi chiedersi se non stanno solo incitando le persone a schernire il sesto comandamento di Dio, ma anche a farsi beffe del quinto comandamento “non uccidere”. Il falso senso di sicurezza offerto dal condom, lungi dal ridurre i rischi di contagio, li aumenta. L’accusa di non rispettare il quinto comandamento si ritorce contro i partner che non fanno uso del condom.
 
L’argomentazione usata nel tentativo di “giustificare” l’uso “profilattico” del condom quindi si riduce a nulla, sia in relazione alla morale naturale, che alla morale cristiana.
 
Sarebbe forse più semplice dire che, se gli sposi si amano veramente e se uno di loro si prende il colera, la peste bubbonica o la tubercolosi polmonare, questi dovrebbero astenersi dai contatti tra loro per evitare il contagio.
 
Lo scopo: un grande rovesciamento
 
Un errore di metodo

All’inizio di quest’analisi abbiamo indicato che i dignitari favorevoli al condom spesso legano la loro arringa difensiva a cause diverse da quella di “partner” sessuali lungimiranti e organizzati. Infatti, si cavalca questo argomento per poi discutere sull’intero insegnamento della Chiesa:
sulla sessualità umana, sul matrimonio, la famiglia, la società e sulla Chiesa stessa.
 
Questo spiega in parte la quasi totale carenza di interesse di questi dignitari nelle conclusioni scientifiche e nelle idee fondamentali della morale naturale. E sono proprio queste conclusioni e idee fondamentali che questi dignitari dovrebbero tenere conto anzitutto nelle loro considerazioni sulla morale cristiana.
 
A causa di questo errore metodologico – sia esso volontario o meno – i dignitari aprono la via ad un rovesciamento della morale cristiana. Essi puntano persino a rovesciare il dogma cristiano, in quanto si riservano il diritto, nelle loro opinioni, di fare appello all’intera istituzione della Chiesa per una riforma che avalli la loro morale e il loro dogma. Essi intendono quindi partecipare, al loro livello, a questa nuova rivoluzione culturale.
 
Ciò nonostante, poiché questi dignitari hanno commesso, sin dall’inizio, un errore metodologico, trascurando le idee fondamentali ed essenziali del problema, inevitabilmente camminano su un terreno scivoloso. Se si parte da premesse erronee, si può solo giungere a conclusioni errate. È facile vedere dove le idee errate stanno conducendo questi dignitari. Il loro approdo può essere sintetizzato in tre sofismi, che possono essere demoliti da qualunque scolaretto.
 
Tre sofismi

Primo sofisma:
Maggiore : Non usare il condom favorisce l’AIDS.
Minore : Favorire l’AIDS significa favorire la morte.
Conclusione : Non usare il condom significa quindi favorire la morte.
Questo ragionamento distorto si basa sull’idea che per proteggersi occorre usare il preservativo. I partner possono essere molteplici. La fedeltà non è neanche presa in considerazione. L’impulso sessuale è considerato irresistibile e la fedeltà coniugale impossibile. L’unico modo per non contrarre l’AIDS diventa quindi quello di usare il condom.
 
Secondo sofisma:
Maggiore : Il condom è l’unica protezione contro l’AIDS.
Minore : La Chiesa è contraria al condom.
Conclusione : La Chiesa quindi favorisce l’AIDS.
Questo pseudo sillogismo si basa sull’errata asserzione della premessa maggiore, che il condom sia l’unica protezione possibile contro l’AIDS. Si dà per scontata l’affermazione che si vuole dimostrare; siamo in presenza di una petitio principii: un ragionamento fallace, nel quale le premesse sono presentate come indiscutibili e a cui conseguono logiche conclusioni.
Si assume come vero ciò che si vuole dimostrare, ovvero che il condom costituisce l’unica protezione contro l’AIDS.
 
Un caso di polisillogismo
Ecco infine un esempio di pseudo sillogismo, un sofisticato sillogismo di cui i dignitari dovrebbero rendersi conto.
Maggiore : La Chiesa è contraria al condom; Minore : Il condom previene gravidanze indesiderate; Conclusione/Premessa maggiore : La Chiesa quindi favorisce le gravidanze indesiderate; Minore : Le gravidanze indesiderate portano all’aborto; Conclusione : La Chiesa quindi favorisce l’aborto.
 
In definitiva, il risveglio della morale e dell’ecclesiologia cristiana non può aspettarsi nulla dal perfido sfruttamento dei malati e della loro morte.

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* Monsignor Michel Schooyans, filosofo e teologo, è membro della Pontificia Accademia delle scienze sociali e della Pontificia Accademia per la vita, consultore del Pontificio Consiglio per la famiglia e membro dell’Accademia messicana di bioetica. Dopo aver insegnato per dieci anni all’Università cattolica di San Paolo, in Brasile, è andato in pensione come professore di filosofia politica e etica dei problemi demografici presso l’Università cattolica di Louvain, in Belgio. È autore di circa trenta libri.

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ZENIT Staff

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