di Paul De Maeyer
ROMA, martedì, 25 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Oggi, martedì 25 gennaio, la Camera alta del parlamento francese è chiamata ad esaminare una proposta di legge a favore dell’autorizzazione dell’eutanasia. Il disegno di legge in questione è stato approvato martedì scorso, 18 gennaio, dalla commissione per gli Affari sociali del Senato con 25 voti favorevoli, 19 contrari e 2 astenuti.
Il progetto sottoposto all’esame del “Palais du Luxembourg”, intitolato “Proposta di legge relativa all’assistenza medicalizzata per morire”, è una sintesi “bipartisan” di tre disegni di legge depositati da altrettanti senatori della maggioranza e dell’opposizione, rispettivamente Alain Fouché (UMP o Unione per un Movimento Popolare), Jean-Pierre Godefroy (Partito Socialista) e Guy Fischer (Partito Comunista).
La proposta stipula nel primo articolo che “ogni persona capace maggiorenne, in fase avanzata o terminale di una grave e incurabile malattia accidentale o patologica, che le infligge una sofferenza fisica o psichica che non può essere alleviata o che ella giudichi insopportabile, può domandare di beneficiare […] di un’assistenza medicalizzata permettendo, con un atto deliberato, una morte rapida e senza dolore”.
L’approvazione da parte della commissione del testo è stata accolta con entusiasmo da Jean-Luc Romero, presidente dell’Associazione per il Diritto a Morire in Dignità (ADMD) e consigliere regionale per l’Ile-de-France del Partito Socialista, il quale ha parlato di “un grande successo” (Agence France-Presse, 18 gennaio). In un comunicato diffuso lo stesso giorno, l’associazione definisce il progetto “una prima vittoria contro l’oscurantismo”. “Per la prima volta nella storia del nostro paese – così inizia il testo – è stata superata una prima tappa parlamentare a favore di una legge per la legalizzazione di un aiuto attivo a morire”. Per l’ADMD, la norma permetterà ai francesi “di diventare padroni del proprio percorso di fine vita”.
Secondo un sondaggio realizzato nell’ottobre scorso dal centro demoscopico IFOP (Institut Français d’Opinion Publique) e pubblicato dal quotidiano regionale Sud Ouest, una stragrande maggioranza dei francesi (ben il 94%) sarebbe favorevole ad una legge che inquadra l’eutanasia. A smentirlo è un sondaggio Opinion Way, condotto questa volta dalla Société Française d’Accompagnement et de Soins Palliatifs (SFAP) e il collettivo “Plus digne la vie “, che per la prima volta mette in parallelo due modi di “aiutare a morire”: l’eutanasia e le cure palliative. Dal sondaggio emerge che la gente preferisce lo sviluppo delle cure palliative (il 60%), una percentuale che sale al 73% fra le persone anziane. La maggioranza teme ad esempio che le persone malate e vulnerabili possano subire delle pressioni (il 56%). Per il presidente della SFAP, la dottoressa Anne Richard, questi dati “riflettono la realtà vissuta sul terreno” (La Vie, 16 gennaio).
Contro il disegno di legge sono state promosse varie iniziative. Lunedì scorso, l’associazione “Plus digne la vie”, che conta tra i suoi fondatori i Premi Nobel Elie Wiesel (scrittore) e Françoise Barré-Sinoussi (virologa), ha lanciato una petizione che ha raccolto già alcune migliaia di firme, fra cui quelle del professor Laurent Lantieri, autore del primo trapianto totale di viso. Per il chirurgo, “votare una legge che autorizza l’eutanasia, è negare i possibili progressi della medicina” (Le Parisien, 20 gennaio).
Anche l’Ordine dei medici si è pronunciato contro la proposta di legge. “Istituire questo diritto è esporre le persone più vulnerabili, malate o handicappate, a delle derive incontrollabili”, così si legge in un comunicato pubblicato venerdì scorso. Tale mossa, continua la nota, significa “compromettere la fiducia dei malati nel personale curante” ed inoltre “esercitare nei confronti dei medici una pressione di una estrema violenza” (AFP, 21 gennaio).
Intanto cresce la mobilitazione contro il disegno di legge anche all’interno del partito del presidente Nicolas Sarkozy, l’UMP. Su iniziativa del deputato Jean-Marc Nesme, sindaco di Paray-le-Monial, un gruppo di parlamentari ha costituito una “entente” o “intesa parlamentare che mira a rifiutare l’eutanasia e a sviluppare un accesso alle cure palliative”. “Una società si onora – così dichiara il politico della maggioranza in un’intervista con il sito Décryptage (21 gennaio) – quando rispetta la persona umana e in particolare la più vulnerabile, i «senza voce», dall’inizio fino alla morte naturale”.
Giovedì scorso, il senatore Jean-Louis Lorrain (UMP) ha avvertito che la volontà politica che si cela dietro al disegno di legge “rientra in una visione totalitaria”. “Questo progetto non è altro che una tappa, la prossima concernerà la sofferenza nelle demenze, negli stati vegetativi”, così ha ribadito Lorrain, che è medico di formazione (Agence France-Presse, 20 gennaio).
I critici del progetto di legge sono unanimi: non serve una nuova legge, ma bisogna invece vigilare sull’applicazione della cosiddetta “legge Léonetti”, cioè la legge del 22 aprile 2005 relativa ai diritti dei malati e al fine vita. Come ha ricordato ieri in un editoriale il quotidiano Ouest France, dal sondaggio Opinion Way emerge che la normativa in questione è poco conosciuta: il 68% dei cittadini francesi ignora l’esistenza di una legge che proibisce l’accanimento terapeutico. La legge Léonetti prevede anche la possibilità di esprimere cosiddette “direttive anticipate”.
Nello stesso senso si è espresso d’altronde giovedì il presidente del Senato, Gérard Larcher (UMP), che ha annunciato a titolo personale che non voterà la proposta di legge. “Io personalmente non voterò un testo del genere, che arriva quando non è stata ancora attuata la legge Léonetti sulle cure palliative”, ha detto Larcher, che è anche sindaco di Rambouillet (AFP, 20 gennaio).
Anche il primo ministro François Fillon ha espresso un parere contrario. “La nostra strategia è dunque chiara: è quella dello sviluppo risoluto delle cure palliative e del rifiuto dell’accanimento terapeutico”, ha scritto lunedì 24 gennaio il premier su Le Monde.fr. “Noi dobbiamo dialogare in fiducia ed ascoltare, con rispetto, gli argomenti di ciascuno. Ma c’è un metodo da proscrivere, è quello della precipitazione”, ha ribadito Fillon, secondo il quale “il dispositivo previsto dal testo non offre le garanzie necessarie”.
In una tribuna libera pubblicata venerdì 14 gennaio sul quotidiano Le Figaro, il cardinale arcivescovo di Parigi, André Vingt-Trois, è intervenuto sul dibattito bioetico in Francia, e in particolare sulla questione dell’eutanasia. Secondo il porporato, queste e altre iniziative legislative non intendono far altro che fornire una “licenza di uccidere”. Come ricorda il presidente della Conferenza Episcopale di Francia (CEF), “l’umanità di una società, la qualità della sua civilizzazione, si misura dalla maniera in cui tratta i più vulnerabili: i bambini, gli esclusi di ogni genere ma anche i malati in fin di vita o gli esseri umani tutto all’inizio della loro storia”.
Non bisogna abbassare la guardia dunque. Questo è il messaggio. Infatti, con l’eutanasia è un po’ come con l’aborto o la diagnosi genetica preimpianto (PID): per i sostenitori, non è mai abbastanza. Lo dimostra l’esempio del Belgio. Nonostante una legge sull’eutanasia giudicata “ben funzionante”, Wim Distelmans, professore di Medicina palliativa alla Vrije Universiteit Brussel, ha lanciato la settimana scorsa un appello per seguire l’esempio dell’Olanda, dove entro l’anno potrebbe essere operativa una “clinica dell’eutanasia” (De Morgen, 22 gennaio).