Il Cardinale Maradiaga sulla povertà e l’ottimismo (parte II)

Intervista al porporato honduregno, presidente della Caritas Internationalis

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ROMA, lunedì, 24 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Secondo il Cardinale honduregno Oscar Rodríguez Maradiaga, l’America latina si trova di fronte ad una serie di problemi che vanno dalla corruzione dei politici alle pressioni contrarie alla vita da parte delle organizzazioni internazionali. Ciò nonostante, a suo avviso, i giovani e gli stessi poveri dell’America latina sono motivo di speranza e di ottimismo.

Il porporato ha illustrato questo suo pensiero in un’intervista rilasciata al programma televisivo “Where God Weeps”, realizzato da Catholic Radio and Television Network (CRTN), in collaborazione con Aiuto alla Chiesa che soffre.

Da qualche tempo, in America latina, è in atto una tendenza verso governi più socialisti, come per esempio quelli di Chávez in Venezuela o di Morales in Bolivia. Si può dire che questi governi siano arrivati al potere grazie al malcontento della gente; un malcontento dovuto alle ingiustizie sociali e alla povertà? È questo che alimenta la tendenza socialista?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Sì, ma la ragione principale, dal mio punto di vista, è la corruzione dei politici. La malattia più grande dei nostri Paesi latinoamericani è che la maggior parte dei politici perde la concezione reale della politica e vede lo Stato come un “bottino da saccheggiare”. Quindi, entrano in politica e dopo un periodo di governo si assicurano la ricchezza e la possibilità di vivere senza lavorare e l’impunità sul fronte della giustizia. Questa concezione imprenditoriale dello Stato e della politica è sbagliato ed è alla base della corruzione.

Vorrei sottoporle un’incongruenza, di cui immagino già abbia preso atto: questi governi socialisti sono stati eletti sulla base della loro opzione per i poveri. La Chiesa ha da sempre avuto questa opzione per i poveri, eppure questi governi socialisti hanno iniziato ad attaccare sempre di più la Chiesa in questi Paesi. Come se lo spiega?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: L’incongruenza nasce dal fatto che quando questi governi nascono, la prima cosa che scompare è la libertà, la libertà di espressione e di informazione. Per esempio, in Venezuela, tutti i media che non erano con il governo sono stati confiscati o gli è stata resa la vita impossibile. Questo perché il governo ha un solo scopo e non c’è spazio per il dissenso. Non c’è spazio per la libertà di movimento e di organizzazione. Quando la Chiesa vede queste cose, si sente in dovere di denunciarle. Perciò questi governi vedono la Chiesa come un nemico: perché essa non opera in funzione dei loro scopi.

Si può dire che in questi Paesi è in atto una persecuzione della Chiesa cattolica?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Sì. E io lo dico perché incontro spesso i vescovi delle diversi parti del mondo. Ho visitato l’Ecuador per un congresso missionario e ho assistito a questo tipo di persecuzioni. Sono stato in Perù e ho incontrato alcuni vescovi della Bolivia che me ne hanno parlato. Ho persino incontrato, qui a Roma, vescovi del Venezuela che mi hanno confermato queste persecuzioni.

Cosa può fare la Chiesa in risposta a questa situazione e in particolare nei Paesi in cui essa è perseguitata?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Ciò che possiamo fare è di essere solidali con loro e di denunciare questi politici. Io l’ho fatto qualche volta e sono stato attaccato dal presidente Chávez, ma non mi importa perché è necessario dire la verità. E ovviamente questo è un altro aspetto di questi governi: non tollerano l’idea che qualcuno possa pensarla in modo diverso da loro. Pensano di avere, solo loro, l’esclusivo concetto della verità, ma sono tutte bugie. Basti guardare ad una nazione che è così ricca, ma dove la povertà e la fame sono in aumento. Questa è una contraddizione ed è veramente una cosa ridicola. Quindi questa è la conseguenza di una mancanza di educazione politica di gran parte della gente. In alcuni luoghi i voti vengono comprati. Nel mio Paese, la gente non vede un centesimo durante gran parte dell’anno, fino a dopo il raccolto. Alcuni politici vengono e gli offrono, diciamo, 50 dollari. Questi quindi votano per loro e purtroppo questa è la situazione.

Lei ha detto che non avremo la pace finché la povertà continuerà ad aumentare. Si prevede quindi un futuro difficile poiché – come abbiamo visto – la povertà è in aumento in tutta l’America latina?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Quando non si ha lavoro e si ha una famiglia da sfamare cosa si fa? Si emigra. Si va verso la terra promessa del nord ad aumentare la povertà? Ora hanno eretto tutti questi grandi muri e barriere, e queste normative contro gli immigrati, i quali devono restare clandestini e non possono lavorare. I datori di lavoro vengono pesantemente sanzionati se impiegano questi immigrati. Così, questi non riescono più a mandare i soldi nei loro Paesi di provenienza. Un tempo la nostra economia dipendeva dalle rimesse degli emigrati, ma oggi non più. Stanno diminuendo molto velocemente. Quindi la gente ricorre alla violenza, alla malavita e al traffico di droga – che purtroppo fiorisce in America latina – e all’industria dei rapimenti. Non c’è pace sociale. È una tragedia: abbiamo perso questa pace a causa dell’ingiustizia, perché ci è stato impedito di guadagnarci la vita onestamente.

Alcuni Paesi in America latina hanno incentrato la loro politica di riduzione della povertà sul controllo delle nascite. Cosa ne pensa di questo approccio e da dove deriva?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Questa politica esiste da lungo tempo – forse 50 anni – nel dipartimento delle Nazioni Unite per la popolazione. Si era deciso che stavamo crescendo troppo in fretta. Ma era normale in Honduras! Nel 1959 c’erano solo 1,5 milioni di persone in Honduras e oggi sono 7 milioni, ma eravamo pochi per via delle guerre civili. Avevamo avuto un secolo di guerre civili e di malattie. Quando sono migliorate le condizioni di salute abbiamo iniziato a crescere, ma siamo ancora sottopopolati come nazione. Abbiamo bisogno di forza lavoro per lo sviluppo. Un Paese sudamericano ha iniziato con il controllo della natalità agli inizi degli anni Cinquanta. Qual è il risultato? Non sono mai cresciuti. No esiste una crescita industriale senza consumatori. Essi sono quindi fortemente dipendenti dai più grandi Paesi che li circondano. Questo è un errore. Ciò di cui abbiamo bisogno non è di ridurre gli ospiti a tavola, ma di aumentare le sedie per far sedere la gente a tavola a mangiare.

Lei ha citato l’azione delle Nazioni Unite in questo. Secondo lei, l’influenza sulle politiche di controllo delle nascite viene dal governo locale o da organizzazioni come la International Planned Parenthood Federation (IPPF), che dall’esterno impone la propria politica sul continente?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Quella è una delle più infime organizzazioni e non ho paura di denunciarla, perché usano metodi veramente sporchi e insultano quelli che non sono d’accordo con loro. Pagano, corrompono e disinformano la popolazione. Non abbiamo bisogno di loro. Abbiamo bisogno di aiuto per lo sviluppo e non di gente che corrompe chi sta al governo. Abbiamo bisogno di risorse da investire in favore della gente e non per distruggere la popolazione.

Quali sono le motivazioni della IPPF e di organizzazioni simili? Qual è il loro programma in un continente come l’America latina?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Secondo loro, non siamo dei buoni partner per i loro affari perché, come è noto, il nostro continente è un continente principalmente cattolico che quindi non accetterà mai la loro “filosofia” contraria alla Creazione e contraria a Dio. Non ci ritroviamo nel loro modo di ragionare e io l’ho detto chiaramente e l’ho detto alle Nazioni Unite. Per esempio, il mio Paese ha deciso che il matrimonio deve essere secondo la legge naturale: un’unione tra un uomo e una donna. Poiché vi son
o delle lobby che non sono d’accordo con questo, esse fanno pressione sui nostri deputati, attaccano la Chiesa dicendo che sbaglia, ma noi sappiamo che non sbaglia e vogliamo vivere in pace come esseri umani senza deviazioni.

L’aborto è oggi una questione importante. Vi sono grandi pressioni in molti Paesi cattolici dell’America latina per rafforzare l’aborto da un punto di vista legislativo. Si può dire che stiamo perdendo la battaglia? Secondo lei, i governi latinoamericani imporranno l’aborto?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Ci stanno provando e ci riprovano ogni due o tre anni. Per questo dobbiamo stare sempre in allerta. Sono ormai vescovo da 30 anni e li ho sempre osteggiati, parlando in modo ragionevole con i rappresentanti nel Congresso. Finora siamo riusciti a fermare questo tipo di legislazione perché una volta che si accetta l’aborto, il passo successivo è quello di accettare l’eutanasia. Questo è il loro progetto globale. Quindi, qual è lo scopo? Quello di distruggere la vita. È la cultura della morte contro cui Giovanni Paolo II ci ha sempre messo in guardia.

Lei ha detto di considerare l’America latina come il rinascimento della fede e il rinascimento della Chiesa cattolica nel mondo. Come può essere così ottimista, avendo preso così tanti “colpi”?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Perché siamo un popolo di fede. Soprattutto i poveri. La Chiesa ha sempre avuto questa opzione preferenziale per i poveri e a Medellin nel 1968 questa è stata riaffermata. Questa è la gente che frequenta le nostre chiese, che sostiene i catechisti, i sacramenti, e che chiede alla Chiesa e non all’ONU di fare loro da guida.

Alla luce di quest’ottimismo, ci può spiegare quella storia dell’albero che cade nella foresta, che ha raccontato ai suoi seminaristi?

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Siamo una nazione molto giovane. Il 42% della nostra popolazione è al di sotto dei 15 anni. Molte persone dicono che i giovani sono perduti, che troppi di loro stanno nelle bande criminali. Io dico di no. Questo è ciò che viene pubblicizzato perché fa più rumore un albero che cade nella foresta, rispetto a tutti gli altri che crescono. Noi sentiamo il grande rumore ma non vediamo che la maggioranza dei nostri giovani sono buoni e seguono Cristo. Io celebro il sacramento della cresima ogni anno e ne abbiamo quasi 10.000. Questo è molto bello perché non sono ragazzi ma giovani uomini e donne che hanno deciso di seguire Cristo e di vivere una vita cristiana. Quindi la nostra sfida principale è di accompagnarli dopo la cresima, nella loro scelta di vita – matrimonio o vita consacrata. Abbiamo molti, molti motivi di speranza e la maggior parte dei giovani vuole seguire Cristo.

Una volta lei ha detto che dobbiamo essere come “vetrate colorate”.

Cardinale Rodríguez Maradiaga: Sì, siamo come vetri colorati che riflettono la luce che viene da Cristo e dobbiamo essere come quelle meravigliose vetrate colorate delle grandi cattedrali, con tanta luce e tanto colore, per presentare la bellezza della vita cristiana ai giovani.

[Per la prima parte di questa intervista: www.zenit.org/article-25241?l=italian]

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Questa intervista è stata condotta da Mark Riedemann per “Where God Weeps”, un programma televisivo e radiofonico settimanale, prodotto da Catholic Radio and Television Network in collaborazione con l’organizzazione internazionale Aiuto alla Chiesa che soffre.


Per maggiori informazioni: www.WhereGodWeeps.org

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ZENIT Staff

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