Card. Bagnasco: in Medio Oriente, pulizia religiosa contro i cristiani

In Europa, invece, “un male sottile” tende a emarginare il cristianesimo

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di Mirko Testa

ROMA, lunedì, 24 gennaio 2011 (ZENIT.org).- In alcune zone del mondo le persecuzioni anticristiane stanno assumendo sempre più le sembianze di una vera e propria “pulizia etnica o religiosa”. Lo ha detto questo lunedì il Cardinale Angelo Bagnasco nell’inaugurare la sessione invernale del Consiglio episcopale permanente che rimarrà riunito ad Ancona fino al 27 gennaio prossimo.

Nella prolusione il Presidente della Conferenza episcopale italiana (Cei) ha richiamato da subito la strage avvenuta davanti la Chiesa dei Santi (Al-Qiddissine), ad Alessandria d’Egitto, il primo gennaio del 2011, e che ha causato la morte di ventitré cristiani copti e il ferimento di altri novanta.

Questo, ha affermato, “è stato probabilmente l’episodio oltre il quale l’opinione pubblica non poteva più far finta di non vedere, ossia lo stillicidio di situazioni persecutorie, che nell’ultimo periodo si erano verificate in diverse zone del mondo, e avevano avuto i cristiani come vittime designate”.

“Questi – ha aggiunto il porporato – da tempo sono diventati il gruppo religioso che deve affrontare il maggior numero di persecuzioni a motivo della propria fede. Un crescendo di episodi sanguinosi che nel corso dei mesi aveva interessato India, Pakistan e Filippine, Sudan e Nigeria, Eritrea e Somalia. Ma i fatti più gravi sono avvenuti in Iraq ed infine in Egitto”.

In Iraq il 30 dicembre scorso, l’esplosione di dieci bombe installate davanti ad abitazioni di cristiani ha provocato nella capitale Baghdad almeno due morti e sedici feriti. Due mesi prima, invece, il 31 ottobre un sanguinoso attacco sferrato da gruppi riconducibili ad Al Qaeda contro la Cattedrale siro-cattolica di Nostra Signora del Perpetuo Soccorso di Baghdad si era concluso con un bilancio di oltre 50 vittime.

Secondo il Rapporto sulla Libertà Religiosa nel Mondo 2010, presentato ogni due anni dall’organizzazione cattolica internazionale Aiuto alla Chiesa che Soffre (ACS), il numero dei cristiani perseguitati nel mondo è di 200 milioni, e quello dei discriminati per la loro religione di 150 milioni.

Nonostante le diverse situazioni geopolitiche che fanno da sfondo a questi fatti, ha sottolineato il Cardinale Bagnasco, “il Medio Oriente è di sicuro la regione a più alta tensione; lì la cristianofobìa, che è la versione più corrente dell’intolleranza religiosa, non è lontana dal porsi ormai nelle forme della pulizia etnica o religiosa, benché i cristiani siano colà una componente certo non aggiuntiva né importata, e per secoli quella terra sia stata laboratorio di convivenza tra fedi ed etnie diverse”.

Ecco perché, ha continuato, “si può e si deve urgentemente porre la questione della libertà religiosa nelle sedi internazionali – Unione Europea, Onu…– al fine di aprire gli occhi e mantenerli aperti, insistendo affinché nei singoli Stati vi sia un sistema minimo di garanzie reali per la libertà di tutte le fedi”, oppure “istituire degli osservatori internazionali in grado di controllare quello che concretamente avviene nei singoli territori”.

Ma la quesitone della libertà religiosa, ha suggerito, andrebbe anche sollevata nelle sedi multilaterali, come nelle relazioni bilaterali, e nei rapporti informali tra rappresentanti di Paesi diversi.

Il nemico vicino

Tuttavia, ha tenuto quindi a precisare esistono anche “subdole minacce ad un’effettiva libertà religiosa” nei Paesi di tradizione democratica, a partire da quelli europei. Per questo ha invitato a fare attenzione ai “sottili tranelli dell’ipocrisia, che induce a cercare lontano ciò che invece è riscontrabile anche vicino”, alludendo alla sentenza della Corte europea dei diritti dell’uomo, risalente al 3 novembre 2009, che aveva sostanzialmente bocciato la presenza del crocifisso nelle aule delle scuole pubbliche italiane.

A questo proposito il Cardinale Bagnasco ha fatto riferimendo a un certo “argomentare infastidito sulla neutralità dello Stato che si rivela non poco capzioso” e che sfocia spesso in un “aggressività laicista dalle singolari analogie con certe ossessioni ideologiche che ci eravamo lasciati alle spalle senza rimpianti”.

Il Presidente della Cei ha quindi parlato di “un male sottile” che si sta diffondendo in Europa, e che sta “provocando una lenta, sotterranea emarginazione del cristianesimo, con discriminazioni talora evidenti ma anche con un soffocamento silente di libertà fondamentali”.

A preoccupare la Chiesa sono infatti i paletti posti all’obiezione di coscienza sui temi di alta rilevanza etica come l’aborto: “Ciò segnerebbe un regresso sul crinale della libertà – ha commentato –. Emarginare simboli, isolare contenuti, denigrare persone è arma con cui si induce al conformismo, si smorzano le posizioni scomode, si mortificano i soggetti portatori di una loro testimonianza in favore di valori cui liberamente credono”.

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ZENIT Staff

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