CITTA’ DEL MESSICO, venerdì, 21 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Un rapporto elaborato dall’unità di indagine del Centro Cattolico Multimediale (CCM) e dal Consiglio degli Analisti Cattolici del Messico (CACM) ha reso noto lunedì che è aumentato dal 2 al 12% il sacrilegio deliberato delle zone sacre nelle varie province ecclesiali della Repubblica Messicana, secondo i dati dal 1993 a oggi.
In base al rapporto – la cui prima parte è stata appena resa pubblica –, in Messico, ogni settimana, circa 26 zone sacre di tutto il Paese sono attaccate con violenza.
“Si tratta di una tendenza che interessa annualmente il 12% degli oltre 11.000 templi cattolici che compongono le 18 province ecclesiali del Paese”.
Il fenomeno, avverte lo studio, coordinato dal giornalista Gustavo Antonio Rangel, è aumentato negli ultimi 17 anni del 600%.
Dal 2000 al 2006, la cifra ha visto un incremento al 4%, equivalente a 8 templi offesi ogni settimana; dal 2007 a oggi è arrivato al 12%, corrispondente a 26 chiese non rispettate.
Il Messico è il primo Paese in America Latina per attacchi violenti a zone sacre, seguito da Colombia, Brasile, Guatemala, Venezuela, El Salvador e Argentina. Alle autorità civili viene denunciato solo il 6% di tutti i casi di violazione di templi cattolici, il che ha fatto sì che i malviventi agiscano nella totale impunità.
Gran parte degli attentati è costituita da furti, soprattutto di opere d’arte sacra e dell’epoca dei viceré, di cui i templi cattolici del Messico conservano resti straordinari, malgrado il costante saccheggio al quale sono sottoposti da almeno 200 anni.
Secondo il rapporto, gli assalitori dei templi sono per il 21% ladri “espressi”, che prendono oggetti o saccheggiano le cassette dell’elemosina. Il 42% è costituito da “professionisti” del furto organizzato, specializzati in arte sacra, mentre il restante 37% attacca i templi per intolleranza al cattolicesimo.
Alcuni delinquenti, detti dai fedeli “metaleros” o “delinquenti del rame”, rubano circa 50 campane l’anno. Il loro obiettivo principale è il furto di campane che hanno più di due secoli, per la purezza del materiale.
Tra gli esperti di furto di arte sacra, con connessioni internazionali, figurano quei soggetti che appartengono a una rete ben strutturata di delinquenti che operano in modo sistematico.
Secondo il rapporto, questi individui “possiedono cataloghi di opere d’arte che mostrano ai propri clienti e diffondono il materiale attraverso Internet – posta elettronica –. In alcuni casi, si sa che ‘lavorano’ su incarico per presunte gallerie che si prestano alla vendita o al deposito delle opere”.
Si stima che i ladri di opere d’arte del periodo dei viceré ottengano introiti annuali di 83 milioni di pesos (circa 8 milioni di dollari), e si presume che i loro clienti principali si trovino in Messico, Stati Uniti, Sudamerica e Asia.
Sette luoghi santi profanati su 10 sono santuari mariani. Secondo lo studio, l’immagine più oltraggiata per danni o furto di opere d’arte è quella della Madonna di Guadalupe.
Allo stesso modo, sono anche aumentate le estorsioni ai danni di parroci di varie zone del Messico.
A volte le intimidazioni sfociano in atti di violenza. Lo confermano i registri, che indicano come dal 1993 ad oggi siano stati perpetrati 18 crimini contro un Cardinale, 13 contro sacerdoti, 3 contro religiosi e uno contro un sagrestano. Di questi, sette assalti a presbiteri sono avvenuti in una chiesa.
Nel 2010, due sacerdoti e un laico sono stati uccisi a sangue freddo. “La statistica dei casi di omicidi di presbiteri in Messico rivela che il 46% di essi deriva da un attacco deliberato a una zona sacra”, spiega il rapporto.