Il diritto e i diritti umani

Nasce la rubrica “Osservatorio Giuridico” di Rafael Navarro-Valls

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MADRID, mercoledì, 19 gennaio 2010 (ZENIT.org).- Offriamo a partire da oggi una nuova rubrica quindicinale sulle questioni relative al rapporto tra i diritti umani e l’antropologia e la fede cristiane, diretta dallo spagnolo Rafael Navarro-Valls, docente della Facoltà di diritto dell’Università Complutense di Madrid e segretario generale della Real Academia de Jurisprudencia y Legislación spagnola.

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di Rafael Navarro-Valls

La spirale di legittime rivendicazioni a cui punta la moderna nozione di diritto soggettivo finisce nell’utopia se non trova nello stesso diritto il canale per la sua promozione e difesa. Da tempo i giuristi hanno avvertito che le incertezze sul diritto oggettivo si ripercuotono sui diritti soggettivi, creando una notevole insicurezza sociale.

Pensiamo al diritto penale nella Chiesa. Benedetto XVI, nel suo ultimo libro con Peter Seewald, denuncia la mancanza di efficacia del diritto canonico, a partire dagli anni ’60, che ha portato all’idea che l’applicazione del diritto “trasgrediva la carità”. Questo vuoto giuridico ha contribuito, tra le altre cose negative, a che gli abusatori sessuali nella Chiesa operassero a piacimento. Una piccola tirata d’orecchie, forse una nuova assegnazione pastorale… e il nemico continua a stare dentro casa. Mentre si irrigidivano le leggi penali e civili nella Chiesa, uno sbiadito diritto sanzionatorio creava una lacuna giuridica di tale entità da aver soppiantato la certezza legale. La conseguenza è stato il saccheggio devastante dei diritti umani, tra cui quello del rispetto della dignità della persona umana.

Sono state appena pubblicate tre lettere che dimostrano come il Prefetto per la Dottrina della fede, il cardinale Ratzinger, aveva dato impulso, sin dalla promulgazione del vigente Codice del 1983, ad una sua revisione, connessa con le gravi mancanze morali commesse da membri del clero e per le quali sarebbe richiesta l’espulsione dallo stato clericale. È stato dunque l’attuale Pontefice che ha postulato vigorosamente il processo di riforma della disciplina penale.

Parallelamente, nello scorso dicembre è stata annunciata una riforma del libro VI del codice di diritto canonico (“Delle sanzioni nella Chiesa”) orientata al rafforzamento e alla maggiore celerità nell’applicazione delle pene ai chierici che abbiamo commesso i delitti più gravi, tra cui gli abusi sessuali sui minori. Nel rendere pubblica la notizia, da parte dello stesso Pontificio Consiglio per i testi legislativi, si è nuovamente denunciato un “diffuso antigiuridicismo” non in grado di “coniugare le esigenze della carità pastorale con quelle della giustizia e del buon governo”. Effettivamente, riconoscere – come ha da poco fatto l’Arcivescovo di Dublino – che “lo scandalo” degli abusi sessuali “ha aperto gli occhi alla Chiesa” di fronte a questo “orrore”, significa non semplicemente “acclamare al Cielo”, ma riconoscere l’inadeguatezza del rimedio legale. In particolare, in quelle zone – Stati Uniti e Olanda – dove il clima “antigiuridico” era maggiore.

Il diritto è certamente un semplice e modesto strumento tra molti, per dare impulso ai diritti umani, anche nella Chiesa. La sua inefficacia, tuttavia, lascia inalterato il grande apparato posto alla sua tutela.

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ZENIT Staff

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