Omelia del Cardinal Bagnasco nella Cattedrale di Genova

Nella Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato

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GENOVA, domenica, 16 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Riportiamo il testo dell’omelia che il Cardinale Angelo Bagnasco, Arcivescovo di Genova e Presidente della Conferenza Episcopale Italiana (CEI), ha pronunciato durante la Messa presieduta questa domenica, Giornata Mondiale del Migrante e del Rifugiato, nella Cattedrale di Genova.

* * *

Carissimi Fratelli e Sorelle nel Signore

un particolare e cordiale saluto a voi che provenite da Paesi diversi e siete qui convenuti per  celebrare la “Giornata Mondiale del migrante e del rifugiato”. Noi salutiamo in voi tutti coloro che approdano nella  nostra Terra da altre zone del mondo alla ricerca sincera di serenità, prosperità e pace: la Chiesa è, nel nome di Gesù, amica di ogni uomo.

1.          Il Vangelo ci invita a guardare al Signore come “l’Agnello di Dio” che salva il mondo dal peccato, sorgente di ogni male. E l’Apostolo  Paolo sollecita a guardare a Sostene di Corinto – città di mare – come a un “fratello”. In questo orizzonte, si inserisce il Messaggio del Santo Padre per questa 97° Giornata mondiale, che ha per titolo “Una sola famiglia umana”. E’ una Giornata che vuole educarci al valore della relazione, dell’incontro con persone e storie, popoli che provengono da mondi, culture, religioni e tradizioni differenti, per crescere nell’accoglienza e nella reciproca stima. Questo “approccio educativo” corrisponde  anche alla tensione educativa che i Vescovi italiani hanno messo al centro degli Orientamenti Pastorali per il decennio 2010-2020 (Educare alla vita buona del Vangelo).Una Giornata di preghiera e di educazione alla fraternità in cui, con lo sguardo fisso in Gesù,  Benedetto XVI ci invita a sentirci una sola famiglia riprendendo l’enciclica Caritas in veritate: sulla strada della vita, ricorda il Santo Padre, “la fraternità umana è l’esperienza, a volte sorprendente, di una relazione che accomuna, di un legame profondo con l’altro, differente da me, basato sul semplice fatto di essere uomini. Assunta e vissuta responsabilmente, essa alimenta una vita di comunione e condivisione con tutti, in particolare con i migranti; sostiene la donazione di sé agli altri, al loro bene, al bene di tutti, nella comunità politica locale, nazionale e mondiale” (nn 7 e 42). Già i Padri della Chiesa, nei primi secoli, sottolineavano il valore della fraternità umana e cristiana: «Noi siamo fratelli anche per voi secondo il diritto di natura, che è la nostra unica madre (…) Ma con quanta maggior ragione si chiamano e sono per noi fratelli coloro che (attraverso la fede e il battesimo) riconoscono Dio come loro Padre, coloro che hanno assorbito lo Spirito unico di santità»  scriveva Tertulliano (Apolog. 39, 8). Nello stesso modo, Minucio Felice affermava: «Ci chiamiamo l’un l’altro fratelli (…) perché noi siamo figli dell’unico Dio Padre, eletti insieme nella fede, coeredi nella speranza» (Octavius 31, 8).

2.        Strumento e metodo della fraternità è il dialogo. Il dialogo che valorizza le esperienze umane, cristiane e religiose diverse, con alcune particolari attenzioni. In primo luogo il dialogo della vita, che si ha quando le persone si sforzano di vivere pronte a farsi prossimo, condividendo gioie e pene, problemi e preoccupazioni. E poi, il dialogo dell’azione, nel quale i cristiani e gli altri credenti collaborano per lo sviluppo integrale dei singoli e dei popoli. Inoltre, il dialogo dello scambio teologico, col quale gli specialisti cercano di approfondire la comprensione delle loro rispettive eredità spirituali. Infine, il dialogo dell’esperienza religiosa, nel quale le persone, radicate nelle loro tradizioni religiose, condividono le ricchezze spirituali[1].

             Riconoscere il diritto di emigrare è uno dei segni della fraternità cristiana. “La Chiesa lo riconosce ad ogni uomo – ricorda Benedetto XVI nel suo Messaggio – nel duplice aspetto di possibilità di uscire dal proprio Paese e possibilità di entrare in un altro alla ricerca di migliori condizioni di vita” E “Al tempo stesso, gli Stati hanno il diritto di regolare i flussi migratori e di difendere le proprie frontiere, sempre assicurando il rispetto dovuto alla dignità di ciascuna persona umana”.

3.       Il Santo Padre ha ricordato in particolare i rifugiati e i profughi, nonché gli universitari stranieri. Sono  volti diversi: i rifugiati e profughi sono persone e famiglie vittime di una migrazione forzata, provocata da guerre, persecuzioni politiche e religiose, calamità naturali; gli universitari sono i volti di una migrazione giovane, culturale, in ricerca. Entrambi questi volti noi incontriamo nelle nostre città, nelle comunità cristiane. Genova, con il suo porto internazionale  e la sua ricca tradizione di accoglienza,  è un luogo fondamentale nella storia della mobilità umana in Italia,  per le partenze transatlantiche dal suo porto a partire dalla fine dell’Ottocento e nei primi decenni del Novecento; per la storia delle migrazioni interne, dal Sud verso il Nord e per i lavoratori frontalieri verso il Principato di Monaco e la Costa azzurra; per l’immigrazione di ritorno, oggi, a Genova dall’America latina; per il mondo dei marittimi curati dalle ‘Stellae maris’ a Genova e in Liguria fin dai primi anni del ‘900, che hanno visto l’impegno di personalità come i miei predecessori cardinali Dalmazio Minoretti e Giuseppe Siri, di tanti sacerdoti e laici, protagonisti tutti di una storia nobile ed esemplare anche per i nostri giorni.

              Cari amici, chiediamo alla Santa Vergine, Stella maris, la grazia di continuare in Italia con rinnovata convinzione questo cammino. Fa parte dell’anima e della missione della Chiesa essere, come afferma il Concilio Vaticano II, “segno e strumento dell’intima unione con Dio e dell’unità di tutto il genere umano” (Lumen Gentium, 1).

                                                                                                  Angelo Card. Bagnasco

                                                                                         Arcivescovo Metropolita di Genova

                                                                           Presidente della Conferenza Episcopale Italiana

[1] Pontificio Consiglio per il dialogo interreligioso, Dialogo e annuncio, 1991, n. 41.

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ZENIT Staff

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