di padre Angelo del Favero*

ROMA, venerdì, 14 gennaio 2011 (ZENIT.org).-“Il giorno dopo, vedendo Gesù venire verso di lui, (Giovanni) disse: “Ecco l’agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo! Egli è colui del quale ho detto: “Dopo di me viene un uomo che è avanti a me, perché era prima di me”. Io non lo conoscevo, ma sono venuto a battezzare nell’acqua, perché egli fosse manifestato a Israele”. Giovanni testimoniò dicendo: “Ho contemplato lo Spirito discendere come una colomba dal cielo e rimanere su di lui. Io non lo conoscevo, ma proprio colui che mi ha inviato a battezzare con acqua mi disse: “Colui sul quale vedrai discendere e rimanere lo Spirito, è lui che battezza nello Spirito Santo”. E io ho visto e ho testimoniato che questi è il Figlio di Dio” (Gv 1,29-34).

Ascoltatemi, o isole, udite attentamente, nazioni lontane; il Signore dal seno materno mi ha chiamato, fin dal grembo di mia madre ha pronunciato il mio nome. (…) Ora ha parlato il Signore, che mi ha plasmato suo servo dal seno materno per ricondurre a lui Giacobbe e a lui riunire Israele – poiché ero stato onorato dal Signore e Dio era stato la mia forza – e ha detto: “E’ troppo poco che tu sia mio servo per restaurare le tribù di Giacobbe e ricondurre i superstiti di Israele. Io ti renderò luce delle nazioni, perché porti la mia salvezza fino all’estremità della terra” (Is 49,1.3.5-6).

Sacrificio e offerta non gradisci, gli orecchi mi hai aperto, non hai chiesto olocausto né sacrifici per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo. Nel rotolo del libro di me è scritto di fare la tua volontà: mio Dio, questo io desidero; la tua legge è nel mio intimo” (Sal 40/39,7-9).

Nella lingua di Gesù, l’aramaico, un'unica parola indica “servo” ed “agnello”; perciò col nome di “agnello” Gesù è proclamato dal Battista “servo di Dio”, nel solco profetico di Isaia che ne aveva descritto il sacrificio di riparazione e la discendenza (Is 53).

Riguardo tale valore di offerta sacrificale, nella prima catechesi del nuovo anno, Benedetto XVI ha detto: “Il Natale è già la primizia del “sacramentum-mysterium paschale”, e cioè l’inizio del mistero centrale della salvezza che culmina nella passione, morte e risurrezione, perché Gesù comincia l’offerta di se stesso per amore fin dal primo istante della sua esistenza umana nel grembo della vergine Maria” (Udienza del 5/1/2011).

Le parole da me sottolineate sembrano richiamare un passaggio della Lettera agli Ebrei, in cui l’autore fa propri i versetti 7-9 del Salmo 40(39), modificandoli in modo da applicarli a Cristo: “E’ impossibile infatti che il sangue di tori e di capri elimini i peccati. Per questo, entrando nel mondo, Cristo dice: Tu non hai voluto né sacrificio né offerta, un corpo invece mi hai preparato. Non hai gradito né olocausti né sacrificio per il peccato. Allora ho detto: “Ecco, io vengo..per fare, o Dio, la tua volontà” (Eb 10,4-5).

Confrontando le parole del Papa con quelle di Ebrei, possiamo concludere che il “corpo preparato da Dio per il suo Cristo, (la cui offerta è destinata a sostituire il sacrificio antico con quello nuovo) è quello formato dallo Spirito Santo nel grembo di Maria nell’istante dell’incarnazione del Verbo, corpo che è la persona del Figlio di Dio.

Se ora ci poniamo dal punto di vista dell’evangelista Giovanni (“Il verbo si fece carne” - Gv 1,14), è a questo primo istante che va ricondotta e come anticipata l’esclamazione del Battista: “Ecco l’Agnello di Dio, colui che toglie il peccato del mondo!” (Gv 1,29).

Considerando poi che l’essenza del peccato del mondo (che il divino agnello porta su di sé) è il rifiuto di Dio, lo stupore del nostro sguardo può contemplare già qui, nell’istante dell’Incarnazione, l’intero Vangelo della vita: “‘Con la sua incarnazione il Figlio di Dio si è unito in certo modo a ogni uomo’. Proprio nella ‘carne’ di ogni uomo, Cristo continua a rivelarsi e ad entrare in comunione con noi, così che il rifiuto della vita dell’uomo nelle sue diverse forme, è realmente rifiuto di Cristo(Giovanni Paolo II, Enciclica Evangelium vitae, n. 104).

Vediamo allora che la passione, la morte e la risurrezione del Signore Gesù, costituiscono un compimento (Gv 19,30) già inscritto dal Padre nel concepimento umano del suo Figlio. Sì, l’agnello di Dio presente in figura nei sacrifici antichi, preannunciato da Isaia nella figura del Servo sofferente ed indicato al popolo da Giovanni Battista, è già colui che lo Spirito Santo ha concepito nel grembo della vergine Maria.

Perciò in Cristo agnello di Dio concepito, la Redenzione coinvolge salvificamente anche ogni altro concepito umano, anch’egli persona innocente “sacrificata” a causa del peccato. Pensiamo allora allo sterminio di persone umane causato dall’aborto (e non ‘contraccezione’) “d’emergenza”, dalla RU486 e farmaci simili, dalla spirale, dalla fecondazione artificiale, dalla ricerca omicida sugli embrioni, ecc..

Soggetto dell’affermazione di Paolo: “..do’ compimento a ciò che, dei patimenti di Cristo, manca nella mia carne, a favore del suo corpo che è la Chiesa” (Col 1,24), è anche l’incalcolabile numero di questi piccolissimi agnelli, in ognuno dei quali l’Agnello di Dio offre se stesso, mentre dice: “lo avete fatto a me” (Mt 25,40). E come i martiri innocenti, vittime inconsapevoli della spada di Erode, furono glorificati dalla nascita di Gesù, così gli esseri umani concepiti e uccisi sono glorificati dal concepimento di Gesù, poiché nell’uno e nell’altro caso ad operare la loro morte “è realmente il rifiuto di Cristo” (Enciclica Evangelium vitae, n. 104).

---------

* Padre Angelo del Favero, cardiologo, nel 1978 ha co-fondato uno dei primi Centri di Aiuto alla Vita nei pressi del Duomo di Trento. E' diventato carmelitano nel 1987. E' stato ordinato sacerdote nel 1991 ed è stato Consigliere spirituale nel santuario di Tombetta, vicino a Verona. Attualmente si dedica alla spiritualità della vita nel convento Carmelitano di Bolzano, presso la parrocchia Madonna del Carmine.