di Chiara Santomiero
ROMA, martedì, 11 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Per i 5 milioni di immigrati in Italia ma anche per i 4 milioni di emigrati italiani nel mondo, per i 120 mila rom e sinti presenti nel nostro Paese, gli 80 mila fieranti e circensi, i 50 mila rifugiati e per i 2 milioni di persone che ogni anno cambiano regione in Italia, i 5 milioni che transitano nei nostri porti e i 130 milioni di passeggeri che transitano nei nostri aeroporti: per tutta questa umanità in movimento sarà celebrata nelle parrocchie e diocesi italiane, il prossimo 16 gennaio, la Giornata mondiale delle migrazioni.
Lo ha sottolineato mons. Giancarlo Perego, direttore della Fondazione Migrantes della Conferenza episcopale italiana, nella conferenza stampa di presentazione della giornata svoltasi martedì 11 gennaio a Roma. Cuore delle celebrazioni la S. Messa nella cattedrale di Genova presieduta dal card. Angelo Bagnasco, arcivescovo del capoluogo ligure e presidente della Conferenza episcopale italiana. Un’iniziativa, quella della Giornata mondiale delle migrazioni, che si celebra da 97 anni – è stata voluta da Pio X nel 1914 – ma di strettissima attualità.
“Sono circa 43,3 milioni – ha ricordato Perego – le persone nel mondo costrette a una migrazione a causa di conflitti armati, persecuzioni a motivo di razza, nazionalità o religione, ragioni politiche, disastri naturali”. I principali Paesi coinvolti da questa migrazione forzata sono oggi l’Afganistan (2.887.123), l’Iraq (1.785.212), la Somalia (678.309), la repubblica Democratica del Congo (455.850), Myanmar (406.669) mentre i Paesi che accolgono più rifugiati risultano essere il Pakistan (1.740.711), l’Iran (1.070.488), la Siria (1.054.466), la Germania (593.799) e la Giordania (450.756).
Queste cifre compongono la realtà di rifugiati e profughi, una delle due facce della mobilità umana evidenziate in modo particolare da Benedetto XVI nel messaggio della Giornata del migrante e del rifugiato 2011, intitolato “Una sola famiglia umana”. “Oggi in Italia – ha affermato Perego – ci sono 55.000 rifugiati, un numero contenuto se paragonato ad altri paesi europei” mentre “i dati 2009 sulle domande d’asilo evidenziano un drastico crollo: dalle 30.145 domande dell’anno 2008 si è passati a 17.670 richieste nel 2009”. “Il tema dei respingimenti in mare – ha proseguito Perego -, una politica che nel Mediterraneo ha interessato anche l’Italia, rischia di ledere profondamente i diritti dei richiedenti asilo e la protezione internazionale, perché non permette di identificare i migranti e verificare la situazione personale”.
L’altra faccia delle migrazioni cui ha dato attenzione il Santo Padre nel suo messaggio è quella dei giovani universitari stranieri. “Le Università italiane – ha ricordato il direttore di Migrantes – sono il fanalino di coda nei Paesi Ocse per capacità di attrazione di questi studenti”. Contro una media del 10%, in Italia nell’anno accademico 2008-2009 gli universitari stranieri sono 54.707, il 3,1% della totalità degli iscritti. Le facoltà più frequentate sono economia (17,6% tra gli iscritti e il 21,5% tra gli immatricolati), medicina e chirurgia (14,7% e 12%), ingegneria (13,2% e 15,1%) e lettere e filosofia (10,4% e 9,6%). Il gruppo più numeroso di universitari stranieri in Italia è rappresentato dagli albanesi con 11.380 iscritti mentre “tra gli universitari che registrano una maggiore crescita sono da ricordare i cinesi con una crescita del 10,9% e i rumeni con una crescita del 9,9%”.
“Nella particolare situazione sociale, culturale, economica e religiosa italiana – ha affermato Perego – i temi enunciati nel messaggio della Giornata del migrante e del rifugiato 2011 da Benedetto XVI a proposito dell’unità della famiglia umana, della cittadinanza globale, del diritto ad emigrare, aprono diverse prospettive di confronto e di crescita”. Tra queste “l’impegno alla riforma della legge sulla cittadinanza, uno degli appelli più forti e chiari della Settimana sociale di Reggio Calabria, con l’attenzione ai quasi 600 mila bambini nati in Italia” così come “il diritto al voto amministrativo per gli immigrati regolari” ma anche “l’attenzione alle minoranze, in particolare ai rom e ai sinti, condividendo il progetto della presidenza europea ungherese che pone l’integrazione dei 10 milioni di rom europei tra le tre priorità del proprio impegno”.
Particolare attenzione deve ricevere “la coniugazione del diritto di emigrare con il dovere di regolare i flussi, alla luce del nuovo decreto flussi che, pur nelle novità positive di quest’anno come la distribuzione delle quote alla luce delle domande, fatica a rispondere alla necessità di un incontro tra domanda e offerta di lavoro, risultando di fatto una regolarizzazione soprattutto delle persone straniere presenti sul nostro territorio”.
Un tema, quest’ultimo, particolarmente sensibile anche in seguito alle recenti affermazioni della Caritas veneziana – riproposte nel dibattito con i giornalisti – per la quale “in una situazione occupazionale drammatica come quella del Veneto aprire i flussi migratori a centomila persone in questo momento è una scelta pericolosa” che rischia di alimentare “una guerra tra poveri” oltre che “circuiti di sfruttamento e lavoro nero”.
“Pensarsi come una ‘sola famiglia umana’ – ha detto a ZENIT mons. Bruno Schettino, arcivescovo di Capua e presidente della Fondazione Migrantes – richiede un cambiamento culturale con un rinnovamento della mentalità di ciascuno per superare i piccoli egoismi individuali”. Solo questo tipo di mentalità “può abbattere la barriera dei pregiudizi e aiutare a riconoscere negli immigrati dei fratelli e delle sorelle”. In questa prospettiva è fondamentale “il ruolo della scuola che può fare molto per aprire i più giovani all’accoglienza dell’altro come un amico” ma anche della Chiesa “per riconoscere tutti come figli di Dio ed educare al rispetto delle differenze”.