La convivenza religiosa in Ghana


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di Silvia Gattas

ASAFO, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Ghana, paese a maggioranza cristiana, paese di convivenza e tolleranza religiosa. A tracciare la fotografia del paese centro-africano è fra Bartolomeo Kamara, originario della Sierra Leone, provinciale della regione St. Augustin del Fatebenefratelli, che comprende Ghana, Sierra Leone, Senegal, Camerun, Kenya, Liberia e Zambia.

“I cristiani in Ghana sono la maggioranza – dice – la popolazione è molto credente, molto devota. Anche se ci sono difficoltà economiche, politiche, sociali, si affidano a Dio. La fede è molto attiva e vivace. Con i musulmani, gli animisti, le altre confessioni cristiane c’è una grande tolleranza reciproca: è buono il dialogo interreligioso ed ecumenico. Si prega insieme, c’è rispetto”.

Fra Bartolomeo spiega che “occorre però lavorare sulle vocazioni, sulla testimonianza e l’evangelizzazione. La testimonianza viene data con la propria fede, con la propria vita, con l’esempio nelle cose semplici e quotidiane, per attrarre più religiosi e più giovani e dare un buon esempio di comunità. Inoltre, bisogna stare vicini alla gente”.

Sulla prossima visita del Papa in Benin, il provinciale sostiene che “si tratta di una visita molto importante per l’Africa. C’è un padre che viene a incontrare i propri figli – sottolinea – e questo rappresenta una speranza per la Chiesa in Africa, per rafforzare la fede”.

Asafo è un piccolissimo villaggio nel cuore del Ghana, al confine con la Costa d’Avorio. Conta appena 3mila fedeli. Malam Zak, 52 anni, due mogli e 7 figli, è l’imam del villaggio. “Sono felice della situazione dei musulmani ad Asafo. Sono molto tolleranti tra loro. Vogliamo ampliare le moschee perché i musulmani qua stanno aumentando”. E con le altre religioni? “Non ci sono problemi, c’è rispetto e tolleranza”.

Dello stesso parere è padre George Antony Quenw, parroco di Asafo. “La maggioranza della gente ha una fede semplice, non ha molte conoscenze teologiche ma è molto attiva. La convivenza con i musulmani è molto cordiale e anche il dialogo ecumenico va avanti bene: ogni anno abbiamo un mese dedicato al dialogo e preghiamo tutti insieme per le necessità del villaggio. E quando c’è il Ramadan, i musulmani vengono in ospedale per pregare per i malati. Occorre comprendere e accettare la confessione di ognuno”.

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ZENIT Staff

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