CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 10 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Papa Benedetto XVI ha esortato questo lunedì mattina a promuovere sistemi educativi rispettosi del diritto dei genitori di scegliere l’educazione per i propri figli.
Ha presentato la sua richiesta nel discorso che ha rivolto ai membri del Corpo diplomatico accreditato presso la Santa Sede, ricevendoli nella Sala Regia del Palazzo Apostolico vaticano per la presentazione degli auguri per il nuovo anno.
“Esorto tutti i Governi a promuovere sistemi educativi che rispettino il diritto primordiale delle famiglie a decidere circa l’educazione dei figli e che si ispirino al principio di sussidiarietà, fondamentale per organizzare una società giusta”, ha detto.
Il Papa ha definito “preoccupante” il fatto che il servizio che le comunità religiose offrono alla società attraverso iniziative nell’ambito dell’educazione delle giovani generazioni “sia compromesso o ostacolato da progetti di legge che rischiano di creare una sorta di monopolio statale in materia scolastica”.
Ciò “si constata ad esempio in certi Paesi dell’America Latina”, ha indicato, ricordando che molti Stati sudamericani stanno celebrando “il secondo centenario della loro indipendenza, occasione propizia per ricordarsi del contributo della Chiesa cattolica alla formazione dell’identità nazionale”.
Riferendosi all’ambito educativo e alle minacce alla libertà delle famiglie, il Pontefice ha poi lamentato che in alcuni Paesi europei sia stata “imposta la partecipazione a corsi di educazione sessuale o civile che trasmettono concezioni della persona e della vita presunte neutre, ma che in realtà riflettono un’antropologia contraria alla fede e alla retta ragione”.
Emarginazione della religione
Il Pontefice si è anche riferito ad altre minacce che il pieno esercizio della libertà religiosa subisce in Occidente.
Ai diplomatici presenti, ha parlato dei “Paesi nei quali si accorda una grande importanza al pluralismo e alla tolleranza, ma dove la religione subisce una crescente emarginazione”.
“Si tende a considerare la religione, ogni religione, come un fattore senza importanza, estraneo alla società moderna o addirittura destabilizzante, e si cerca con diversi mezzi di impedirne ogni influenza nella vita sociale”, ha avvertito.
“Si arriva così a pretendere che i cristiani agiscano nell’esercizio della loro professione senza riferimento alle loro convinzioni religiose e morali, e persino in contraddizione con esse”.
In questo senso, ha portato l’esempio delle “leggi che limitano il diritto all’obiezione di coscienza degli operatori sanitari o di certi operatori del diritto”.
Allo stesso tempo, ha sottolineato che “non si può che rallegrarsi dell’adozione da parte del Consiglio d’Europa, nello scorso mese di ottobre, di una Risoluzione che protegge il diritto del personale medico all’obiezione di coscienza di fronte a certi atti che ledono gravemente il diritto alla vita, come l’aborto”.
Il Papa ha anche sottolineato che “un’altra manifestazione dell’emarginazione della religione e, in particolare, del cristianesimo, consiste nel bandire dalla vita pubblica feste e simboli religiosi, in nome del rispetto nei confronti di quanti appartengono ad altre religioni o di coloro che non credono”.
“Agendo così, non soltanto si limita il diritto dei credenti all’espressione pubblica della loro fede, ma si tagliano anche radici culturali che alimentano l’identità profonda e la coesione sociale di numerose Nazioni”.
Quanto alla questione dell’esposizione pubblica di simboli religiosi, ha ricordato che “l’anno scorso, alcuni Paesi europei si sono associati al ricorso del Governo italiano nella ben nota causa concernente l’esposizione del crocifisso nei luoghi pubblici”.
Ha quindi espresso “gratitudine alle autorità di queste Nazioni, come pure a tutti coloro che si sono impegnati in tal senso, episcopati, organizzazioni e associazioni civili o religiose, in particolare il Patriarcato di Mosca e gli altri rappresentanti della gerarchia ortodossa”, nonché a “tutte le persone – credenti ma anche non credenti – che hanno tenuto a manifestare il loro attaccamento a questo simbolo portatore di valori universali”.
Riconoscere la libertà religiosa significa “garantire che le comunità religiose possano operare liberamente nella società, con iniziative nei settori sociale, caritativo od educativo”, ha indicato il Papa, sottolineando che “si può constatare la fecondità delle opere della Chiesa cattolica in questi campi”.