Una breve riflessione sulla nuova riforma dell'Università

ROMA, sabato, 8 gennaio 2011 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito una nota della Presidenza Nazionale della Fuci (Federazione universitaria cattolica italiana).

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Dopo l’approvazione in Senato del disegno di legge Gelmini si attende la promulgazione da parte del Presidente della Repubblica, Giorgio Napoletano, perché si abbia definitivamente una legge di riforma dell’università. Sarà in ogni caso necessario aspettare l’emanazione dei vari decreti attuativi, governativi e regionali, previsti dal testo stesso perché la riforma diventi effettiva. Pubblichiamo di seguito una breve riflessione a cura della Presidenza Nazionale sul testo di legge e sui suoi punti di forza e di debolezza nonché sul malessere diffuso che ha animato le manifestazioni dei giorni passati.

E’ stato approvato lo scorso 23 dicembre al Senato il disegno di legge concernente Norme in materia di organizzazione delle università, di personale accademico e reclutamento, nonché delega al Governo per incentivare la qualità e l’efficienza del sistema universitario. Siamo quinid ora in presenza di una vera e propria legge di riforma dell’università.

Riconosciamo tutti quanti il malessere dell’Università italiana ed il suo bisogno impellente di riforma, una riforma però che non la consideri come mero capitolo di spesa ma che sia disposta ad investire in essa, riconoscendola come risorsa fondamentale per il Paese. Ma ancor di più il nostro sistema universitario necessita dell’attenzione di una classe politica che abbia a cuore il futuro dei giovani e dell’istruzione, perché il futuro del nostro Paese passa dalle aule universitarie.

Il Ministro Mariastella Gelmini ha più volte invitato tutti, anche nelle ultime ore, alla lettura serena e senza pregiudizio del testo della Riforma. Un appello che abbiamo accolto invitando gli studenti aderenti alla Federazione e non solo alla riflessione e al confronto a partire dal testo, convinti della necessità di non accontentarsi degli slogan di vario genere sentiti da più parti e del fatto che alla base di ogni critica costruttiva debba esserci prima di tutto la corretta informazione. Né passivi né in antitesi per forza dunque, ma informati e consapevoli della necessità di porsi in dialogo.

Alla discussione della Riforma in sede parlamentare hanno fatto da contraltare in queste settimane manifestazioni e proteste estese e diffuse su tutto il territorio nazionale. In taluni casi si sono registrate violenze e scontri che sono senza dubbio da condannare, così come sono da isolare le frange estremiste dei movimenti di protesta. Allo stesso tempo però la nostra Federazione ha espresso a più riprese sostegno a tutti coloro che, avendo a cuore la situazione dell’Università, si sono ritrovati per manifestare pacificamente il loro dissenso, convinti che solo dal dialogo possano nascere un’eredità sana e solida per le prossime generazioni e che della violenza nulla resti se non delle radici negative. Rappresenta un’assoluta novità l’occupazione di monumenti del patrimonio artistico – culturale italiano: che sia un segnale che dice l’urgenza di tornare alla valorizzazione della cultura come fonte di ricchezza e fattore di crescita per l’intero Paese? Le manifestazioni inoltre richiamano a responsabilità coloro che avrebbero dovuto discutere prima e in tempi diversi questi disegni legislativi e scuotono il torpore di un Paese che non considera l’università come “questione” di tutti.

Entrando nel merito del disegno di legge, emergono luci e ombre. Quello che ci preoccupa in modo particolare è il fatto che gli obiettivi di efficienza, trasparenza, merito sono affidati in buona misura a regole future, a decreti del Governo e il testo della riforma manca di fissare direttive forti circa questi temi. Proviamo a considerare ora alcuni degli elementi sui quali ruota il dibattito di questi giorni, senza alcuna pretesa di esaustività ma con il desiderio di stimolare ulteriori approfondimenti. Ad esempio, al nuovo disegno della governance sembra sottostare l’idea, a nostro avviso debole, che i problemi dell’università siano in primo luogo problemi di governance. Ed ancora, concordiamo sulla necessità di mettere a punto dei criteri che ridimensionino il potere dei rettori, cresciuto enormemente negli anni, ma allo stesso tempo ci interroghiamo circa la proposta prevista dalla Riforma che introduce il vincolo dei due mandati. Potrà questo garantire una reale e fisiologica alternanza in questa carica, mentre intanto si delineano nuove competenze per il Rettore quali ad esempio la proposta di nomina della nuova figura del direttore generale? Ed ancora la questione della valutazione. Tutti concordiamo sulla necessità di una valutazione accurata della ricerca e della didattica, ma su quali criteri? Non si tratta quindi di discutere circa valutazione si/valutazione no, ma piuttosto di chiarire come si valuta. E a questo la Riforma non risponde. Circa i ricercatori a tempo determinato, la previsione del cosiddetto sistema di “tenure-track”, che permetterebbe ai ricercatori, dopo un periodo di massimo 6 anni, di diventare professore associato, contrasta con la mancanza di risorse da destinare ai suddetti contratti di ricerca. Quella che potrebbe essere una norma innovativa a favore del merito e dei ricercatori più bravi, corre il rischio di trasformarsi in una mannaia contro di loro nel caso non vengano destinate adeguate risorse. Preoccupa inoltre la questione del diritto allo studio dal momento che si delega al Governo la previsione circa l’effettività di questo diritto mentre il Fondo per il merito che viene istituito rischia di rimanere un contenitore vuoto e ci sono ampi margini per chiedersi con seria preoccupazione quali risorse ci saranno per gli studenti capaci e meritevoli ma privi di mezzi.

Molti altri sarebbero i punti del testo da menzionare e le questioni da affrontare. Continuiamo insieme a seguire gli sviluppi che verranno a seguito dell’approvazione della riforma. Sia sempre il dialogo ed il confronto a guidare l’impegno fatto di riflessione, elaborazione e decisione di fronte alle sfide che questo tempo e questa Università pone. La nostra presenza e testimonianza possa essere occasione per tutti per andare oltre le prove di forza che da più parti si sono registrate in questo periodo.

La Presidenza Nazionale della Fuci

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ZENIT Staff

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