Marcia per la pace e la libertà religiosa ad Ancona


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di mons. Angelo Casile*

ROMA, venerdì, 7 gennaio 2011 (ZENIT.org).- In concomitanza con la 44a Giornata Mondiale della Pace, la Commissione Episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, la Caritas Italiana e Pax Christi Italia hanno organizzato, per la sera del 31 dicembre, la 43a Marcia per la pace, per invocare dal Signore il dono della pace nel mondo intero e sulle nostre comunità diocesane.

La Marcia per la pace si è svolta ad Ancona, nel desiderio di costituire un significativo momento preparatorio al Congresso Eucaristico, che si celebrerà nel mese di settembre 2011. Il tema della 43a Marcia coincideva con quello della 44ª Giornata Mondiale della Pace: “Libertà religiosa, via per la pace”. Il Messaggio che il Santo Padre ci ha regalato per il 1° gennaio 2011 ha guidato la riflessione nei vari momenti della Marcia.

La libertà religiosa, come via per la pace, è un argomento di grande attualità, che rappresenta il compimento di quel cammino della pace nel quale il Santo Padre Benedetto XVI ha preso quasi per mano l’umanità, conducendola passo dopo passo a una riflessione sempre più profonda. Dal 2006 a oggi i temi sono stati: la verità (“Nella verità, la pace”, 2006), la dignità della persona umana (“La persona umana, cuore della pace”, 2007), l’unità della famiglia umana (“Famiglia umana, comunità di pace”, 2008), la lotta contro la povertà (“Combattere la povertà, costruire la pace”, 2009) e infine la custodia del creato (“Se vuoi coltivare la pace, custodisci il creato”, 2010). Un percorso sapiente che affonda le radici nella vocazione alla verità dell’uomo, capax Dei, e che, avendo come stella polare la dignità umana, giunge alla libertà di ricercare la verità stessa.

L’annuale Marcia per la pace è iniziata con il saluto di mons. Edoardo Menichelli, arcivescovo di Ancona-Osimo, “siamo qui, insieme per salutare il 2010 nel segno della pace e di un popolo in cammino”, e il benvenuto delle autorità comunali, provinciali e regionali alle migliaia di persone radunate nell’oratorio della Parrocchia dei Salesiani.

Tutti siamo invitati a vivere la Marcia nel digiuno e nella preghiera e ad offrire nella Santa Messa in elemosina, il corrispettivo della cena a favore dell’“Opera Segno” del Congresso Eucaristico. Tale opera consiste nel continuare e rafforzare l’esperienza di accoglienza e apertura alla persona che in vario modo è già effettuata nelle molteplici realtà ecclesiali del territorio anconetano.

Il canto “Vieni, Santo Spirito di Dio, … rinnova la Tua Chiesa; illumina le menti, dai pace al nostro mondo” ha aperto la preghiera ecumenica, alla quale hanno partecipato esponenti delle diverse confessioni cristiane. A presiedere mons. Giovanni Giudici, vescovo di Pavia e presidente di Pax Christi Italia, che ricordando gli inizi dell’esperienza della Marcia per la pace ha dato il via al cammino e ha ricordato come tutto sia “nelle nostre mani di uomini leali e responsabili, ed è la nostra scelta personale che ci chiede di agire come agiva Gesù, uomo di pace”.

Il lungo e composto cammino per le vie di Ancona ha visto la partecipazione di giovani, adulti, famiglie con bambini provenienti dalle diocesi italiane, soprattutto quelle marchigiane, e dalle associazioni e dai movimenti ecclesiali. I volontari hanno aperto il corteo tenendo alto lo striscione bianco che reca il tema scelto quest’anno per la Marcia: “Libertà religiosa, via per la pace” e i loghi degli enti organizzatori e quello del Congresso Eucaristico. Oltre 2.000 persone, nella notte dell’ultimo dell’anno, hanno marciato con le torce in mano per le strade di Ancona per affermare l’importanza della libertà nel vivere la propria fede.

Il corteo si è mosso fino alla Parrocchia del Crocifisso, dove mons. Giuseppe Merisi, vescovo di Lodi e presidente di Caritas Italiana, ha guidato una riflessione dal titolo “Chiamati alla carità nella verità”. La nostra “testimonianza coraggiosa della verità, nel rispetto della libertà di ogni persona e sempre con l’atteggiamento della carità, rappresenta una prospettiva indispensabile nella vita della nostra società sempre in bilico tra l’assenza di convinzioni e l’eccesso verbale del dibattito”.

Ripresa la Marcia, camminando insieme ai rappresentanti delle comunità islamica, ebraica e cristiana, il gruppo ha raggiunto la chiesa di san Domenico, colmata dal gran numero di partecipanti, che hanno preso posto anche a terra, sul presbiterio e nei corridoi. Qui, si è svolta una tavola rotonda interreligiosa su “Lo sviluppo umano e la libertà religiosa”.

Frida Di Segni Russi, della Comunità ebraica di Ancona, nel rispetto dello Shabbat non ha parlato, ma ha affidato a una giornalista il suo messaggio, nel quale ha invocato la benedizione di Dio come dono di pace, citando il Libro dei Numeri: “Il Signore rivolga a te il suo volto e ti conceda pace” (6,26); ricordando poi che il proprio nome “Frida”, in ebraico significa “pace” e che è nata il 1° gennaio, ha ripercorso gli anni dell’infanzia, insieme all’amico Edoardo Menichelli, ora arcivescovo di Ancona. Prima del canto in ebraico “Evenu Shalom”, ha concluso: “Se veramente crediamo e cerchiamo la pace dobbiamo guardarci negli occhi con gli occhi dei bambini che eravamo”.

Dopo aver rivolto una preghiera al Dio Misericordioso e Clemente, Izzedin Elzir, imam di Firenze e presidente dell’Unione delle comunità e organizzazioni islamiche in Italia (Ucoii), ha auspicato “un’alleanza per una libertà religiosa che non sia contro qualcuno, ma per l’umanità” ed ha chiesto “un dialogo interreligioso partecipato e una libertà religiosa che nel nostro Paese non rimanga articolo costituzionale da leggere, ma venga applicata”. Forte la condanna dell’imam verso quegli atti che violano la dignità delle persone, che in molte parti del mondo “non solo non hanno un luogo degno di preghiera, ma vengono addirittura uccise per la loro fede”.

Mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione episcopale per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace, ha affermato invece: “abbiamo bisogno di cielo perché la terra senza cielo resta fango, ma la terra con il cielo si fa giardino”. Il Messaggio del Santo Padre “parla al cuore di ogni persona, alla famiglia e alla società”. Perché è importante “cercare la verità, dare identità, comprendere e rispettare la dignità di ogni persona”, ricordando che “la verità va cercata nell’esperienza religiosa, dentro quella libertà che aiuta a guardare al Cielo”. È la “libertà religiosa a fondare la libertà morale nella capacità di mettere in ordine le proprie scelte”.

A chiudere la tavola rotonda è stato padre Silvano Zoccarato, missionario del Pime, con la sua testimonianza cristiana sull’integrazione nel territorio algerino. “La mia prima evangelizzazione non è la predicazione o qualche aiuto materiale, ma l’amicizia e il contatto umano con tutti”. Semplicemente “stare con loro: visitare i malati, il lasciarmi avvicinare dai bambini, il salutare tutti”. Nonostante le difficoltà e le persecuzioni, “la nostra missione deve continuare nello stile di sempre, presenza reale, umile, silenziosa, continua, anche nella sofferenza. È lo stile di Cristo!”.

Ricostituito il corteo, il cammino è proseguito fiancheggiando il Teatro delle Muse, dove il 28 aprile 2003, Placido Domingo cantò la Preghiera per la Pace, pronunciata da Giovanni Paolo II all’incontro di Assisi il 24 gennaio 2002. L’animazione che accompagnava la Marcia ne ha proposto alcuni brani: “La Tua Parola ci insegnerà ad inventare la pace… la civiltà dell’amore racconti del
Regno che è e che viene”.

<p>Subito dopo, sempre durante il cammino, è iniziata una riflessione in preparazione all’incontro con Gesù Eucaristia. Sul sagrato della chiesa di Santa Maria della Piazza è stato posizionato un ostensorio con l’Eucaristia per permettere a tutti i partecipanti alla Marcia di sostare brevemente nell’adorazione eucaristica. La sosta davanti a Gesù si è svolta in religioso silenzio, ciascuno ha aperto il cuore al “Principe della pace” (Is 9,5) ed ha affidato a Lui le sorti della propria vita. L’adorazione è stata molto bella ed ha colmato i nostri cuori. Lungo il cammino della nostra vita occorre trovare dei “porti sicuri” dove poter sostare e riposare, per poi ripartire con rinnovato vigore.

Man mano che ciascuno ha compiuto la propria sosta davanti a Gesù Eucaristia, siamo ripartiti ed abbiamo iniziato la salita del monte Guasco sulla cui sommità si erge la Cattedrale di san Ciriaco. Mentre salivamo il pensiero andava all’immagine di Maria, Regina di tutti i santi, custodita nella Cattedrale. Il passo era deciso e le torce ardevano come i nostri cuori, grati a Maria per il dono del suo Figlio Gesù, come fece quel marinaio che scampato da una brutta tempesta in mare, a piedi nudi portò l’immagine di Maria in questa Cattedrale.

La Marcia è poi culminata nella celebrazione eucaristica, trasmessa in diretta da Tv2000, che si è svolta nella cattedrale di san Ciriaco ed è stata presieduta dall’arcivescovo Edoardo Menichelli. Attorno a lui 10 vescovi, 46 sacerdoti e un popolo che vive in pienezza il proprio impegno per la pace a partire da Gesù Eucaristia come fonte adorata e celebrata. Il pensiero è andato alle ultime edizioni della Marcia svolte a L’Aquila, l’anno scorso, per esprimere solidarietà alla popolazione colpita dal terremoto, e a Palermo, due anni fa, nel ricordo della testimonianza di giustizia di padre Pino Puglisi.

L’arcivescovo nell’omelia ha ricordato che il 7 dicembre del 1992, da questo porto di Ancona, con circa 500 volontari, don Tonino Bello, allora presidente di Pax Christi, partiva alla volta della costa dalmata, per dare inizio a una marcia a piedi che lo avrebbe condotto dentro la città di Sarajevo, da diversi mesi sotto assedio serbo a causa della guerra civile.

A distanza di diciotto anni, ha proseguito l’arcivescovo Menichelli: “questo lembo di mare che Dio ha posto tra la nostra terra e quella dell’altra sponda ha fatto sì che ci siano state risparmiate le scene di fratelli morti o feriti in quella guerra fratricida, che tuttavia ha segnato anche la storia di questa parte dell’Adriatico. Il mare che è stato da sempre teatro di traffici e mezzo di comunicazione, abbraccia questa città di Ancona e vi conduce popoli di razze e di etnìe diverse, aiutandola ad essere accogliente e generosa”.

“La pace è, come sappiamo, un dono e un compito. È dono di Dio, ma anche compito dell’uomo e di ogni donna”. Dobbiamo “consacrarci alla verità e alla carità di Dio e ci dobbiamo liberare dalla sottile e fastidiosa tentazione della supremazia poiché solo lo Spirito, animatore di verità, è al di sopra, mentre noi della verità siamo servi e custodi”.

Il tema “Libertà religiosa, via per la pace”, scelto dal Santo Padre per la Giornata del 1° gennaio 2011, sottolinea infatti l’urgenza che a farsi carico di questo compito siano le grandi religioni che debbono essere capaci di trovare nella loro identità e nella loro missione il modo di relazionarsi ubbidendo al Signore Onnipotente che della pace è la vera sorgente. “Le stesse religioni devono essere messe nella condizione di esercitare con libertà la loro missione, ma devono, altresì, essere capaci di un dialogo rispettoso tra loro – ha affermato mons. Menichelli –. La religione non dovrebbe mai essere armata per una conquista, piuttosto deve presentarsi con la forza dell’Amore di Dio e della fraternità. Dio e la verità non possono essere mai arma contro qualcuno, chi ama veramente Dio non toglie a nessuno la libertà di ricercarlo”

Terminata la celebrazione, ci siamo ritrovati nel tendone, montato sul sagrato dalla Protezione Civile, per lo scambio degli auguri, tra canti e balli con i Frati minori delle Marche per un nuovo anno ricco di ogni bene nel Signore, consapevoli che è bene iniziare un nuovo tratto del cammino della nostra vita, ponendosi con decisione sulla via della pace.

È Cristo la “nostra pace” (Ef 2,14). La pace è anche virtù umana da realizzare nelle nostre città e tra i popoli, ma affonda le sue radici nel mistero di Cristo. “Ecco la pace: non promessa, ma inviata; non differita, ma donata; non profetata, ma presente” (San Bernardo, Discorso 1 per l’Epifania). È Cristo Gesù la pace inviata, nel mistero del Natale e della vita nascosta a Nazaret; donata, nel mistero della Passione e della Pasqua di Risurrezione; presente, nel mistero della Chiesa e dell’Eucaristia.

La pace di Cristo, inviata, donata e presente colmi i nostri cuori.

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*Mons. Angelo Casile è Direttore dell’Ufficio Nazionale per la Pastorale Sociale e del Lavoro della Conferenza Episcopale Italiana.

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ZENIT Staff

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