Il ritmo dell’esistenza alla luce della sapienza biblica

Intervista a padre Matteo Ferrari, monaco camaldolese

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di Maurizio Tripi

ROMA, venerdì, 7 gennaio 2011 (ZENIT.org).- La Comunità Monastica di Camaldoli, che si appresta a festeggiare il Millenario, è nota per aver sempre organizzato avvenimenti in grado di coinvolgere numerosi partecipanti. Appuntamento fisso è il ritiro invernale per la vigilia di capodanno che ogni anno vede giungere migliaia di giovani da ogni parte d’Italia.

L’ultimo incontro per il 2010, organizzato in collaborazione con la FUCI e rivolto a giovani dai 20 ai 30 anni, ha avuto come titolo “C’è un tempo per ogni cosa (Qo 3,1). Il ritmo dell’esistenza alla luce della sapienza biblica”.

Sui contenuti e gli obiettivi del ritiro ZENIT ha intervistato padre Matteo Ferrari, monaco camaldolese.

Ci spieghi il tema “C’è un tempo per ogni cosa”.

Padre Matteo Ferrari: Un pensatore ebreo, A. J. Heschel, ne Il Sabato scrive: «La civiltà tecnica è la conquista dello spazio da parte dell’uomo. E’ un trionfo al quale spesso si perviene sacrificando un elemento essenziale dell’esistenza, cioè il tempo. Nella civiltà tecnica, noi consumiamo il tempo per guadagnare lo spazio. Accrescere il nostro potere sullo spazio è il nostro principale obiettivo. Tuttavia, avere di più non significa essere di più: il potere che noi conseguiamo sullo spazio termina bruscamente alla linea di confine del tempo: e il tempo è il cuore dell’esistenza». Penso siano affermazioni ancora attuali che stanno un po’ alla base della scelta del tema di quest’anno. Il tema del tempo è un tema che ci interessa come uomini e come cristiani. E interessa in modo particolare la vita dei giovani. Infatti la qualità della nostra vita dipende dalla umanizzazione di tutte le sue dimensioni e il tempo è una dimensione fondamentale della vita che riguarda innanzitutto la sfera relazionale a tutti i livelli. Relazione con noi stessi, relazione con gli altri e relazione con Dio. Abbiamo riflettuto su questo tema a partire da testi biblici del Qoelet e del Vangelo di Luca, ma anche interrogando altri ambiti come quello della letteratura.

Qual è il visitatore tipo di questi vostri incontri?

Padre Matteo Ferrari: Sono giovani che vengono da tutto il paese. Molti sono amici del monastero che frequentano in altri momenti dell’anno. Giovani credenti, ma a volte anche in ricerca, che desiderano trascorrere le ultime giornate dell’anno in modo differente: senza rinunciare all’amicizia e al divertimento, ma cercando anche una maggiore profondità per la loro esistenza.

Quest’anno avete avuto anche come partner la FUCI come mai questa scelta?

Padre Matteo Ferrari: E’ ormai da circa tre anni che queste giornale di fine anno sono organizzate in collaborazione con la FUCI. La FUCI ha una lunga storia di amicizia con il Monastero di Camaldoli fin dagli anni in cui era assistente ecclesiastico Giovanni Battista Montini. In questi ultimi anni abbiamo cercato di intensificare la nostra relazione andando al di là delle settimane teologiche estive. Abbiamo pensato soprattutto che fosse importante che le iniziative per i giovani fossero gestite e pensate da giovani. Quest’anno a fine luglio organizzeremo insieme anche un corso di esercizi spirituali per universitari.

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ZENIT Staff

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