Chesterton, era un santo?

di Marco Sermarini

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ROMA, venerdì, 7 gennaio 2011 (ZENIT.org).- E’ uscito da qualche settimana il volume “The Holiness of G. K. Chesterton”, frutto della conference dello scorso anno della Società Chestertoniana Inglese sulla “santità” di Gilbert Keith Chesterton (1874 – 1936), lo scrittore inglese convertito al cattolicesimo autore de I Racconti di Padre Brown e di un vasto numero di pubblicazioni in cui fede e ragione sono coniugate costantemente in reciproco accordo.

Si indaga sulla santità di questo uomo grande nel senso di grosso ma anche nel senso di gigante della fede, visto che sono in molti a sospettare che, dietro il suo corpaccione e la sua allegria contagiosa, si celi un vero eroe del cattolicesimo.

L’impulso è partito da oltre l’Oceano Atlantico, visto che William Oddie, attuale presidente della Società Chestertoniana Inglese, editorialista del Catholic Herald, curatore ed editore del volume, il quale ha preso sul serio la seguente domanda posta da uno dei partecipanti ad un incontro negli USA sull’autore inglese a cui era intervenuto come relatore: “Come va la causa di beatificazione di Chesterton?”.

Oddie dovette precisare che non c’era nessuna causa perché non ci sarebbe stata nessuna evidenza o prova della “santità” di Chesterton. Gli fu obiettato che una sala piena di circa quattrocento persone riunite a causa di Chesterton non poteva che essere una tale evidenza.

Oddie prese quindi sul serio la cosa e organizzò nel luglio 2009 una delle conference della Società da lui presieduta sull’argomento invitando alcuni degli studiosi di lingua inglese che più hanno prodotto sull’argomento. Il volume ne è la sintesi. E’ curato ed edito dallo stesso Oddie e riporta gli interventi programmati per la due giorni del 2009.

G. K. Chesterton fu uno degli scrittori inglesi del XX secolo più provocatori e amati, noto per la sua attività di giornalista – che lo fece conoscere al grande pubblico – e per i suoi saggi e romanzi. Gli italiani devono sapere che già negli anni ’10 del secolo scorso un grande anglista come Emilio Cecchi lo presentò su La Ronda di Prezzolini e Papini pubblicandone a puntate il meraviglioso Le Avventure di un Uomo Vivo, ritornato di recente al grande successo con il titolo originale di Uomovivo e la nuova traduzione resa da Morganti Editori, che ne ha già tirate ben due edizioni in pochi mesi.

Autore di un’ottantina di volumi, circa duecento brevi racconti, almeno quattrocento saggi ed alcune opere teatrali, fu paladino della fede cattolica stretta per mano alla ragione già prima del suo ingresso nella Chiesa di Roma nel 1922 (si veda in proposito il suo capolavoro assoluto Ortodossia, riedito di recente da Lindau in una nuova traduzione). La sua opera è specchio dello stupore e della gioia ritrovate nella loro vera casa.

Uno dei frutti del nascente movimento verso questo brillante scrittore, un interesse decisamente unico è una preghiera, nata in ambiente anglofono ma che già circola negli ambienti chestertoniani di tutto il mondo e tradotta anche in italiano, che parla esplicitamente della fede, della speranza e della carità di Chesterton come fatti evidenti ed utili a tutti coloro che lo hanno in qualche modo incontrato.

Il volume si chiede se queste e tante altre cose siano terreno per considerare la sua canonizzazione, ma tra gli appassionati di Chesterton si osserva che uno dei frutti della lettura delle sue opere è proprio quello del consolidarsi della fede, anzi, dello strutturarsi del cattolicesimo in forma di ragionevolezza. Qualcuno a questo proposito lo ha anche definito “il San Tommaso d’Aquino del XX e del XXI secolo”, visto che si ritiene che il suo genio non abbia pari anche oggi.

E’ indubbia e numerosa la schiera di persone più o meno note che debbono a lui la conversione al cattolicesimo o più in generale il ritorno alla fede cristiana (mons. Ronald Knox, Clive Staples Lewis, Marshall McLuhan, Joseph Pearce, sir Alec Guinness solo per citare i più noti).

William Oddie, nelle prime righe della sua introduzione, riferisce di un episodio occorso a Maisie Ward prima biografa di Chesterton, che incontrò una vicina di casa del grande scrittore inglese nei giorni successivi alla sua morte e che lo apostrofò subito come “una sorta di santo” la cui vicinanza (“il solo stendergli il cappello”, dice la testimone) “faceva sentire maestosi”.

L’episodio somiglia molto a quello che interessò un santo molto popolare, il beato Pier Giorgio Frassati, riconosciuto tale da una delle donne di servizio di casa che appuntò sul calendario il giorno stesso della sua nascita al cielo “oggi è morto un santo”. La fama di santità è uno degli elementi principali per l’inizio di un processo canonico che valuti quanto un uomo si sia avvicinato alla perfezione cristiana.

Il vero e proprio endorsement della causa chestertoniana Oddie l’ha fatto con un articolo pubblicato sul Catholic Herald all’indomani della visita di Papa Benedetto XVI in Inghilterra lo scorso settembre per la beatificazione del cardinale John Henry Newman, e l’eloquente titolo era: “Chi sarà il prossimo, ora che Newman è stato elevato agli onori degli altari? Sicuramente può essere solo Chesterton”.

Oddie intravede delle similitudini tra la vicenda del cardinale inglese e quella dell’autore di Ortodossia, tra cui il fatto che si tratta di due intellettuali di cui inizialmente tutti ammiravano le doti strettamente culturali ma pochi coglievano l’aspetto della santità, oltre che la partenza dal basso dell’interessamento per una simile “elezione”.

Il volume fa luce sullo spirito d’infanzia e la metafisica della meraviglia (argomento a cura di John Saward), l’humour e la santità in Chesterton (di Ian Ker), il cristiano come Dottore della Chiesa (con il saggio di padre Aidan Nichols, domenicano inglese già autore del volume Chesterton, Theologian). Nicholas Madden e il gesuita padre Bob Wild si chiedono inoltre se Chesterton fosse un mistico (e pare ve ne siano delle prove) e Sheridan Gilley svolge il tema “Chesterton: Il giornalista come santo”.

C’è pure un’interessante appendice dal titolo “Il filosemitismo di G. K. Chesterton”, che va a contrastare la diceria diffusa in ambiente inglese sul suo presunto antisemitismo, che riteniamo infondata proprio a fronte delle sue numerose amicizie di una vita intera con molti ebrei.

Il volume allo stato attuale è solo in lingua inglese, anche se ci sono alcuni editori italiani che stanno prendendo in esame la sua traduzione e pubblicazione, visto il crescente interesse sull’argomento Chesterton.

In Italia in questo momento sono almeno cinque o sei gli editori che stanno lavorando con costanza sull’autore inglese e si posso registrare diverse sue opere tradotte ed edite contemporaneamente da più di un editore.

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ZENIT Staff

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