ROMA, martedì, 30 novembre 2010 (ZENIT.org).- Mercoledì 1 dicembre, alle ore 17:30, nell’ambito del “Seminario Superiore” dell’Accademia Urbana delle Arti di Roma, Laura Bolondi terrà una relazione presso la sede dell’Accademia (piazza E. Dunant, 55) dal titolo “Sicut Sponsa Ornata. Il libro dell’Apocalisse fatto architettura nella Cattedrale di San Bavone ad Haarlem”.
Laura Bolondi, architetto e dottore di ricerca in “Tecnologie e Management dei Beni Culturali”, è attualmente ricercatrice presso la Facoltà di Architettura della Technische Universiteit di Delft (Paesi Bassi). Si occupa principalmente di caratterizzazione dei materiali da costruzione antichi e di diagnostica in situ sui beni architettonici.
Pubblichiamo di seguito un suo articolo sull’argomento.
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In questi giorni, a più di un secolo dalla posa della pietra di fondazione, a Barcellona è stata consacrata la chiesa della Sagrada Familia. Celebre esempio di architettura sacra contemporanea, essa non è però l’unico grande edificio religioso ad essere stato edificato a fine Ottocento. Numerose altre chiese, tra cui alcune cattedrali, hanno visto la luce in un’epoca che, erroneamente, si ritiene oggi povera di slanci religiosi e figlia dei decenni segnati dalla visione illuministica della cultura. Una di queste è la Cattedrale di San Bavone ad Haarlem, nei Paesi Bassi. Questo breve articolo ne ripercorre le principali tappe costruttive, per approdare successivamente ad una breve analisi della simbologia, ispirata agli ultimi capitoli del libro dell’Apocalisse, che nella cattedrale diviene messaggio scolpito nella materia (non si tratta solo di pietra, ma anche di altri materiali, quali la ceramica smaltata) per sostenere la crescita spirituale dei fedeli.
Figlio di uno dei più famosi architetti del paese (suo padre, Pierre, progettò la maestosa stazione ferroviaria di Amsterdam), Joseph T. Cuypers era appena trentaduenne quando nel 1893 ricevette l’incarico più importante della sua vita: creare la nuova Cattedrale cattolica della Diocesi di Haarlem-Amsterdam. Probabilmente era consapevole che la sua vita professionale sarebbe stata, da allora in poi, indissolubilmente legata a questo progetto: per i successivi trent’anni, infatti, Cuypers si sarebbe occupato della realizzazione di un nuovo maestoso edificio, destinato ad attraversare i grandi avvenimenti del Ventesimo Secolo. La figura di questo architetto, laureato nella prima facoltà di Architettura del paese, quella delle Technische Universiteit di Delft, richiama quelle dei magistri delle opere delle grandi cattedrali del Medioevo, e, allo stesso tempo, è profondamente intrisa di modernità e conoscenza dei nuovi linguaggi architettonici. La storia personale di Jos. Cuypers si intreccia con quella della Cattedrale e, da un punto di vista più ampio, con la storia della Chiesa Cattolica. La scelta di intraprendere un’opera così importante come l’edificazione di una nuova cattedrale scaturì nel 1853 dalla decisione di Papa Pio IX di ripristinare la diocesi cattolica di Haarlem, soppressa alla fine del Cinquecento durante le sanguinose lotte con i calvinisti. Nella notte del 29 maggio 1578 essi avevano occupato con la forza la trecentesca Cattedrale intitolata a San Bavone, che ancora oggi custodiscono, costringendo con la forza molti fedeli ad abbracciare la nuova confessione protestante. La rinata chiesa olandese aveva quindi bisogno di riaffermare, non solo dal punto di vista simbolico, la propria presenza sul territorio.
Nel 1893, sotto la guida del vescovo Bottemanne, si decise di intraprendere la costruzione della nuova Cattedrale, che, per continuità con la storia locale e con la devozione popolare, si scelse di dedicare ancora a San Bavone. Da allora ad Haarlem le due chiese intitolate a questo santo vengono chiamate dagli abitanti de Oude Bavo (la Vecchia San Bavone), la chiesa protestante, e de Nieuwe Sint Bavo (la Nuova San Bavone), l’opera di Jos. Cuypers. Assieme a mons. Bottemanne e al suo più fidato collaboratore, nonché successore, mons. Callier, Cuypers compì ciò che oggi sembra sempre più difficile per gli architetti contemporanei: sposare la Tradizione con la modernità, il messaggio antico e sempre rinnovato della Chiesa con le nuove tecniche costruttive. Fortunatamente molti dei disegni di progetto della Cattedrale sono oggi conservati all’Istituto Olandese di Architettura a Rotterdam, e su di essi è possibile ripercorrerne la storia progettuale. Anche le scelte simboliche e tecniche fatte dall’architetto diventano più chiare alla luce dei molti disegni visionabili. L’impressione, per chi si avvicina allo studio della Nuova San Bavone, è di essere davanti ad una delle grandi cattedrali gotiche e alla storia che ha portato tante persone, oggi ormai quasi del tutto sconosciute, a realizzare uno dei grandi gioielli dell’architettura sacra d’Europa. Dei numerosi operai che presero parte alla costruzione, durata dal 1893 al 1930, possiamo ancora oggi vedere i volti ormai sbiaditi, ritratti nelle numerose fotografie che vennero fatte durante le fasi costruttive. È una strana sensazione quella di poter ammirare il cantiere della maestosa Cattedrale, che sembra quasi giunta dai lontani secoli del medioevo, ritratto con una tecnica così moderna.
Cuypers non tralasciò nulla: sono del suo studio non solo i disegni architettonici, ma anche i progetti per i più piccoli dettagli artistici. Egli, probabilmente sotto l’attenta guida di mons. Callier, ideò l’impianto simbolico della Cattedrale: sedici pilastri, dedicati, e in questo i disegni autografi dell’architetto divengono preziosissimi, agli Apostoli, agli Evangelisti, a San Paolo e a San Barnaba. Gli otto pilastri che delimitano il presbiterio sono inoltre simboli delle Virtù Cardinali e Teologali (la Charitas è ripetuta due volte, a significare l’amore verso Dio e verso il prossimo). Ogni virtù non solo compare scritta col proprio nome sui pilastri, ma è anche rappresentata da una figura simbolica ad essa relativa: la Temperantia viene raffigurata con il cammello, la Fortitudo con il leone, ecc…
Ciò che colpisce di più l’occhio di un visitatore attento è il fatto che tutte le strutture della Cattedrale, pilastri compresi, sono realizzate in laterizio giallo disposto in corsi che sono interrotti ad intervalli regolari da strisce di formelle di ceramica smaltata gialla che raffigurano delle rose. Anche di queste abbiamo i disegni originali di Cuypers, ma finora il significato simbolico di questa “cascata” di rose era stato oscurato dall’impianto dei simboli contenuti nella Cattedrale. Esse sono la rievocazione di una cerimonia che oggi viene celebrata soltanto in poche chiese: durante la liturgia della Pentecoste, vengono fatti scendere dalle gallerie lungo la navata delle rose e dei batuffoli incendiati. Per questo motivo tale festività ha preso il nome di Pasqua Rosata. Al cadere delle rose veniva intonato il Veni Creator, inno i cui primi versi sono scritti a lettere cubitali nella conca absidale che abbraccia l’altare vescovile. La Nuova San Bavone venne infatti progettata per poter ospitare due altari: quello vescovile, rivolto ad oriente, e quello della parrocchia, rivolto versus populum.
È proprio la zona del presbiterio quella più ricca di significati e richiami simbolici: un attento programma iconografico riporta, per ciascuno dei capitelli delle dodici colonne che reggono la galleria del coro, una diversa specie arborea, a rievocare gli alberi del giardino dell’Eden, luogo di armonia e vicinanza a Dio. Le basi delle colonne raffigurano, invece, mostri che simboleggiano il peccato contro Dio. All’esterno è la grande cupola rivestita di rame, alta circa sessanta metri e visibile anche a chilometri di distanza, ad attrarre lo sguardo verso la Cattedrale. Vista dall’interno della navata, la cupola si mostra per quello che è: un libro fatto architettura. Non un libro qua
lsiasi, però: essa è l’Apocalisse, l’ultimo dei libri della Bibbia, che prefigura il ritorno del Figlio di Dio per la definitiva salvezza dell’umanità. Per citare Vittorio Messori, più che un libro l’Apocalisse è una «foresta di simboli», che ritroviamo restituiti con precisione nella materia di cui la cupola è fatta.
Purtroppo dall’interno non è possibile godere appieno della cura che Cuypers mise nel progettare la cupola: essa non venne infatti disegnata per essere vista solo dal basso, cioè dai fedeli. Tutti i dettagli costruttivi e le decorazioni in ceramica smaltata, (nessuna delle quali frutto esclusivamente dell’estro di Jos. Cuypers), sono altrettanto curati nel disegno che nella realizzazione sia all’esterno delle gallerie, nelle parti cioè visibili dal piano di calpestio della navata, che all’interno, laddove solo Colui che guarda dall’alto può scorgere i particolari. La cupola è infatti la Gerusalemme Celeste, così come l’Apocalisse la descrive: i quattro esseri viventi (Ap 4, 6-7) sono le colonne che reggono anche strutturalmente la cupola, ognuna di esse espressamente dedicata ad uno degli Evangelisti. Vi sono poi i ventiquattro vegliardi (Ap 4, 4), simboleggiati da altrettanti volti stilizzati all’imposta del tamburo della cupola stessa, a loro volta sormontati da dodici aperture, le dodici porte della città custodite da altrettanti angeli (Ap 21, 12), di cui sono presenti le basi, ma le cui statue non sono mai state realizzate. Sopra di esse il «fiume d’acqua viva limpida come cristallo» (Ap 22, 1) e ancora più in alto, al culmine della struttura, «il trono di Dio e dell’Agnello» (Ap 22, 3): il monogramma di Cristo tra l’Alfa e l’Omega, disegnati all’interno di un sole d’oro.
Originariamente, nell’area al di sotto della cupola erano rappresentati nella pavimentazione i simboli dello zodiaco: quell’area era, infatti, già un piccolo angolo di cielo, poiché era accanto all’altare che è «luogo del cielo squarciato», per usare una definizione cara al Santo Padre. Dal luogo da cui scenderà la Gerusalemme Celeste si può dire che anche il cielo viene visto dall’alto, e così i segni dello zodiaco sono stati collocati sulla pavimentazione: come se il Padre stesso, dal suo trono, guardasse i cieli, che scendono sulla terra laddove già il Suo progetto di salvezza ha iniziato a manifestarsi: nel sacrificio del Figlio sempre rinnovato nell’Eucarestia.
Si può dire che tutto nella Cattedrale di San Bavone abbia un proprio significato simbolico che fa sì che ogni elemento divenga, in continuità con la tradizione delle grandi cattedrali, catechismo per i fedeli. Anche dopo un discutibile adeguamento liturgico realizzato alla fine del secolo scorso, che ha portato, tra le altre cose, allo smantellamento dello zodiaco nella pavimentazione in corrispondenza della cupola e al collocamento di un nuovo altare e di un nuovo ambone sul presbiterio, essa mantiene forti i propri significati teologici. Ci si augura che venga posto rimedio alle pesanti modifiche apportate all’area presbiteriale, non per riportare indietro nel tempo l’edificio, ma per ricostruire il messaggio che, attraverso i simboli, avvicina i fedeli alla comunione con Dio. Seppur con un linguaggio artistico ed architettonico meno innovativo rispetto alla più famosa Sagrada Familia, la Cattedrale di San Bavone è davvero ciò che mons. Bottemanne si augurava che fosse la nuova cattedrale della sua diocesi. Un desiderio che egli espresse fortemente anche nel proprio stemma episcopale: Sicut Sponsa Ornata, una sposa adorna per il suo Sposo che verrà presto, come lei stessa ci racconta in ogni sua pietra.