CITTA’ DEL VATICANO, martedì, 30 novembre 2010 (ZENIT.org).- Anche quando sembra che il Signore sia lontano, “in realtà noi siamo sempre presenti a Lui, siamo nel suo cuore”.
Papa Benedetto XVI lo afferma nel messaggio che ha inviato per le esequie della Memor Domini Manuela Camagni, della Famiglia Pontificia, deceduta la settimana scorsa in un incidente a Roma (cfr. ZENIT, 25 novembre 2010).
Il testo è stato letto questo lunedì da monsignor Georg Gänswein, segretario particolare del Pontefice, nel corso della liturgia esequiale celebrata a San Piero in Bagno di Romagna, in provincia di Forlì-Cesena.
Manuela Camagni, di 56 anni, era una delle quattro Memores Domini – donne consacrate nel mondo appartenenti al movimento Comunione e Liberazione – che si occupano dell’appartamento pontificio.
Il Papa ha ricordato di aver potuto “beneficiare della sua presenza e del suo servizio nell’appartamento pontificio, negli ultimi cinque anni, in una dimensione familiare”.
“Desidero ringraziare il Signore per il dono della vita di Manuela, per la sua fede, per la sua generosa risposta alla vocazione”, ha scritto nel messaggio.
“La divina Provvidenza l’ha condotta a un servizio discreto ma prezioso nella casa del Papa. Lei era contenta di questo, e partecipava con gioia ai momenti di famiglia: alla santa Messa del mattino, ai Vespri, ai pasti in comune e alle varie e significative ricorrenze di casa”.
“Il distacco da lei, così improvviso, e anche il modo in cui ci è stata tolta, ci hanno dato un grande dolore, che solo la fede può consolare”, ha riconosciuto il Pontefice, confessando di trovare “molto sostegno” “nel pensare alle parole che sono il nome della sua comunità: Memores Domini”.
“Meditando su queste parole, sul loro significato, trovo un senso di pace, perché esse richiamano ad una relazione profonda che è più forte della morte”.
Memores Domini, infatti, significa “che ricordano il Signore”, cioè “persone che vivono nella memoria di Dio e di Gesù, e in questa memoria quotidiana, piena di fede e d’amore, trovano il senso di ogni cosa, delle piccole azioni come delle grandi scelte, del lavoro, dello studio, della fraternità”.
“Mi dà pace pensare che Manuela è una Memor Domini, una persona che vive nella memoria del Signore. Questa relazione con Lui è più profonda dell’abisso della morte. E’ un legame che nulla e nessuno può spezzare”.
“Se noi ricordiamo il Signore”, ha proseguito Benedetto XVI, “è perché Lui, prima ancora, si ricorda di noi. Noi siamo memores Domini perché Lui è Memor nostri, ci ricorda con l’amore di un Genitore, di un Fratello, di un Amico, anche nel momento della morte”.
“Sebbene a volte possa sembrare che in quel momento Lui sia assente, che si dimentichi di noi, in realtà noi siamo sempre presenti a Lui, siamo nel suo cuore. Ovunque possiamo cadere, cadiamo nelle sue mani”.
“Proprio là, dove nessuno può accompagnarci, ci aspetta Dio: la nostra Vita”, conclude il testo.
La celebrazione esequiale di Manuela Camagni, ha riferito “L’Osservatore Romano”, è stata presieduta dall’Arcivescovo metropolita di Modena-Nonantola e amministratore apostolico di Cesena-Sarsina, monsignor Antonio Lanfranchi.
Hanno concelebrato l’Arcivescovo Luciano Suriani, in rappresentanza della Segreteria di Stato, l’Arcivescovo di Lviv dei Latini, monsignor Mieczysław Mokrzycki, il Vescovo emerito di Cesena-Sarsina, monsignor Lino Garavaglia, e una quarantina di sacerdoti, tra i quali don Julián Carrón, presidente della Fraternità di Comunione e Liberazione.
“Conoscendo la tenerezza e la sensibilità di Manuela – ha spiegato monsignor Lanfranchi –, credo che non sia stato facile per lei, come per Abramo, lasciare tutto: paese, casa, amici, ma c’era una convinzione profonda, capace di far superare tutte le resistenze, le difficoltà: il Vangelo”.
“Appartenere a Dio la portava ad amare e a vivere la Chiesa, prolungamento dell’umanità di Gesù Cristo, servendola con passione e amore, ultimamente nel delicato compito di familiare del Santo Padre”.
Manuela, ha aggiunto, “è stata una benedizione per le ‘Memores’, per il Santo Padre e la famiglia pontificia: commuove il ritratto di questa famiglia che il Santo Padre fa nel libro intervista ‘Luce del mondo’; la condivisione della fede davvero crea rapporti profondi, a volte più profondi dei legami di sangue. Ricca di questa benedizione, ora è ritornata alla sua terra per attendere la risurrezione finale”.
Nell’omelia della cerimonia, don Carrón ha descritto Manuela Camagni come “radiosa, risplendente” nel testimoniare l’“immagine della sua vocazione”.
“Se viviamo per il Signore, Lui ci porta a una gioia e a una letizia che deborda dalla nostra immaginazione, proprio come abbiamo visto in Manuela – ha sottolineato –. Dare la vita a Cristo significa che Cristo è l’unica ragione per vivere e per morire. Oggi possiamo essere certi che lui la aggiunge alla sua compagnia”.
Questo giovedì, 2 dicembre, il Papa celebrerà privatamente una Messa per Manuela.