Il discorso di Benedetto XVI al nuovo ambasciatore del Giappone

Le armi nucleari, fonte di tensione e diffidenza in numerose regioni del mondo

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CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 28 novembre 2010 (ZENIT.org).- Pubblichiamo di seguito il discorso pronunciato questo sabato da Benedetto XVI nel ricevere in udienza in Vaticano il signor Hidekazu Yamaguchi, nuovo ambasciatore del Giappone presso la Santa Sede, per la presentazione delle Lettere credenziali.

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Eccellenza.

Sono lieto di accoglierla e di accettare le Lettere che l’accreditano come Ambasciatore Straordinario e Plenipotenziario del Giappone presso la Santa Sede. Le sono grato per i gentili saluti che mi ha rivolto da parte di Sua Maestà l’Imperatore. In cambio, la prego di trasmettergli i miei voti cordiali e la sicurezza della mia preghiera per la sua salute e quella dei membri della Famiglia imperiale. Sono anche lieto di salutare il Governo e tutto il popolo del Giappone. La Santa Sede si rallegra delle eccellenti relazioni che sono sempre esistite con il suo Paese fin da quanto sono state instaurate, circa sessant’anni fa. Esse sono state costantemente caratterizzate dalla cordialità e dalla comprensione reciproca. Attraverso di lei, Eccellenza, vorrei assicurare Sua Maestà l’Imperatore, come pure il Governo, dell’impegno della Santa Sede a continuare a rafforzare tali relazioni.

Dal suo ingresso nell’Organizzazione delle Nazioni Unite, il Giappone è stato un attore importante sulla scena regionale e internazionale e ha contribuito in modo significativo all’espansione della pace, della democrazia e dei diritti dell’uomo in estremo Oriente e anche oltre, in particolare nei Paesi del mondo in via di sviluppo. La Santa Sede, per mezzo delle sue missioni diplomatiche presenti in questi Stati, ha notato con soddisfazione il finanziamento stanziato dal suo Paese per lo sviluppo e anche per altre forme di assistenza. Le ripercussioni sui beneficiari sono immediate, è vero, ma è anche certamente una pietra d’angolo essenziale per l’instaurazione di una pace solida e della prosperità nel concerto delle nazioni del mondo.

Adoperandosi così per l’edificazione dell’unità della famiglia umana, attraverso la cooperazione internazionale, contribuirete a costruire un’economia mondiale in cui ognuno occuperà il posto che gli è dovuto e potrà usufruire, come mai prima, delle risorse mondiali. Mi permetta di incoraggiare il suo Governo a continuare la sua politica di cooperazione allo sviluppo, in particolare negli ambiti che riguardano i più poveri e i più deboli.

Quest’anno si compie il sessantacinquesimo anniversario del tragico bombardamento atomico sulle popolazioni di Hiroshima e di Nagasaki. Il ricordo di questo oscuro episodio della storia dell’umanità diviene sempre più doloroso, man mano che scompaiono quanti sono stati testimoni di un simile orrore. Questa tragedia ci ricorda con insistenza quanto sia necessario perseverare negli sforzi a favore della non-proliferazione delle armi nucleari e del disarmo. L’arma nucleare resta una fonte di grande preoccupazione. Il suo possesso e il rischio di un suo eventuale uso generano tensioni e diffidenza in numerose regioni del mondo. La sua nazione, Signor Ambasciatore, deve essere citata come esempio per il sostegno costante alla ricerca di soluzioni politiche che permettano non solo di impedire la proliferazione delle armi nucleari, ma anche di evitare che la guerra venga considerata come un mezzo per risolvere i conflitti fra le nazioni e fra i popoli.

Condividendo con il Giappone questa preoccupazione di creare un mondo senza armi nucleari, la Santa Sede incoraggia tutte le nazioni a instaurare pazientemente i vincoli economici e politici della pace affinché s’innalzino come una roccaforte contro ogni pretesa di ricorso alle armi e permettano di promuovere lo sviluppo umano integrale di tutti i popoli (cfr. Udienza generale, 5 maggio 2010). Una parte delle somme stanziate per le armi potrebbe essere destinata a progetti di sviluppo economico e sociale, all’educazione e alla sanità. Ciò contribuirebbe senza alcun dubbio alla stabilità interna dei Paesi e a quella fra i popoli (cfr. Caritas in veritate, n. 29). In questi tempi d’instabilità dei mercati e dell’impiego, la necessità di trovare finanziamenti sicuri per lo sviluppo è infatti una preoccupazione costante.

Le difficoltà legate alla recessione economica mondiale attuale non hanno risparmiato nessun Paese. Ciononostante, il posto che il Giappone occupa nell’economia internazionale resta molto importante e, a motivo della crescente globalizzazione del sistema commerciale e dei movimenti di capitali, che è una realtà, le decisioni prese dal suo Governo continueranno ad aver ripercussioni ben al di là delle sue frontiere. Possano tutti i popoli di buona volontà vedere nella crisi economica mondiale attuale una «occasione di discernimento e di nuova progettualità». (Caritas in veritate, n. 21), progettualità segnata dalla carità nella verità, dalla solidarietà e da un impegno a favore di una sfera economica orientata in maniera etica (cfr. ibidem, n. 36).

Il suo Paese, Eccellenza, gode da molti anni della libertà di coscienza e della libertà di culto, e la Chiesa cattolica in Giappone ha così la possibilità di vivere in pace e nella fratellanza con tutti. I suoi membri sono liberi non solo d’impegnarsi nella cultura e nella società giapponesi, ma anche di svolgere un ruolo vivo e attivo nel Giappone contemporaneo, in particolare attraverso le sue università, le sue scuole, i suoi ospedali e le sue istituzioni caritative, che essa mette volentieri al servizio di tutta la comunità. Ultimamente, queste istituzioni sono state liete di rispondere anche ai bisogni delle popolazioni migranti venute in Giappone, la cui situazione richiede certamente una prudente attenzione e un aiuto effettivo da parte di tutta la società.

Inoltre, sottolineo che i membri della Chiesa cattolica in Giappone sono impegnati da lungo tempo in un dialogo aperto e rispettoso con le altre religioni, specialmente quelle che affondano le proprie radici nella sua nazione. La Chiesa ha sempre promosso il rispetto della persona umana nella sua integrità e nella sua dimensione spirituale, come un elemento essenziale comune a tutte le culture che si esprime nella ricerca personale del sacro e nella pratica religiosa. «Dio è il garante del vero sviluppo dell’uomo, in quanto, avendolo creato a sua immagine, ne fonda altresì la trascendente dignità e ne alimenta il costitutivo anelito ad “essere di più”» (ibidem, n. 29). Vorrei assicurare il popolo giapponese della grande considerazione in cui la Chiesa cattolica tiene il dialogo interreligioso, impegnandovisi fermamente al fine di incoraggiare la fiducia reciproca, la comprensione e l’amicizia, nell’interesse dell’intera famiglia umana.

Infine, Signor Ambasciatore, mi permetta di formularle i miei migliori auguri accompagnati dalla mia preghiera per il successo della sua missione, e di assicurarla che i diversi uffici della Curia Romana saranno pronti ad aiutarla nell’esercizio delle sue funzioni. Su di lei, Eccellenza, sulla sua famiglia e sul nobile popolo del Giappone, invoco di cuore abbondanti Benedizioni di Dio.

[L’OSSERVATORE ROMANO – Edizione quotidiana – del 28 novembre 2010]

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ZENIT Staff

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