di Marina Tomarro
ROMA, giovedì, 25 novembre 2010 (ZENIT.org).- “Che questo pellegrinaggio susciti nei giovani una fervida adesione a Cristo contemplato con Maria mediante la preghiera del Santo Rosario e un nuovo slancio in testimonianza dei perenni valori della fede cristiana attraverso un generoso impegno di fraterna solidarietà”.
Con queste parole contenute in un telegramma Papa Benedetto XVI ha voluto essere vicino ai 3500 giovani che il 20 novembre scorso hanno partecipato a Pompei all’VIII pellegrinaggio degli universitari e accoglienza delle matricole, organizzato dall’ufficio per la Pastorale universitaria del Vicariato di Roma.
Il tradizionale incontro che ha avuto per questa edizione come tema le parole dette da Maria ai servi durante le nozze di Cana “Fate quello che vi dirà”, è stato aperto dal Vescovo Enrico Dal Covolo, Rettore della Pontificia Università Lateranense che ha tenuto una catechesi molto seguita dai presenti .
“Noi – ha spiegato il presule – siamo sicuri che Gesù Cristo sia la risposta a tutti i problemi dell’uomo. Certo, occorre saper mediare tra la Parola di Dio e le situazioni concrete in cui ci si trova a vivere e a testimoniare la nostra fede. Questo è il lavoro faticoso della coscienza individuale, che però deve lasciarsi guidare proprio dal Vangelo, dalla parola dei pastori”.
“Il nostro compito principale - ha continuato di fronte ad una platea silenziosa ed attenta - è quello di trasmettere ai giovani la certezza di fondo che Gesù Cristo è veramente la parola ultima e definitiva di fronte ad ogni problema di ogni tempo”.
Durante la mattinata si sono alternati anche momenti di canti e balli animati dai ragazzi della Star Rose Accademy diretta da Claudia Koll, con testimonianze di fede da parte di alcuni universitari presenti. Tra loro anche Simona e Fabiana, due giovani universitarie originarie di Scampia, il quartiere di Napoli tristemente noto per l’alto tasso di criminalità, che hanno raccontato come annunciare la parola di Dio ai ragazzi del posto possa a volte salvare esistenze già segnate dalla malavita.
“E’ complicato spiegare in che termini la vita diventa fruttuosa se legale - ha raccontato Simona - perché molti di loro hanno davanti agli occhi vite di boss che ai loro occhi appaiono leggendarie ed invidiabili. A tutto ciò si va ad aggiungere anche un deserto familiare di relazioni che non si sono mai stabilite, padri in carcere, mamme che devono portare avanti famiglie numerose… E quindi, ovviamente, per questi ragazzi c’è poco spazio per sognare e il messaggio di una vita fatta di legalità e normalità, passa a fatica. Forse si può riuscire solo con l’esempio”.
“Infatti – ha aggiunto Simona – bisogna far conoscere loro l’università, il liceo, lo studio, il lavoro … Tantissimi ragazzi non cadono nella trappola della camorra, della vita sporca: perché quando si coinvolgono le persone nella vita 'normale', poi l’alternativa è bella e non si torna indietro!”.
La manifestazione si è conclusa nel pomeriggio con una solenne celebrazione eucaristica nella Basilica della Beata Vergine del Santo Rosario, presieduta da mons. Benedetto Tuzia, Vescovo ausiliare del settore Ovest della diocesi di Roma, che ha chiesto ai presenti di affidare alla Madonna tutte le loro gioie e speranze ma anche le paure e preoccupazioni.
“Maria – ha concluso – durante le nozze di Cana, dice 'Fate quello che vi dirà'. Questo è il suo testamento spirituale per noi, poiché sono le sue ultime parole presenti nel Vangelo. Essa ci affida a suo figlio, che a sua volta durante l’ultima Cena dirà: 'Fate questo in memoria di me'. Dalla Madre al Figlio: ecco la via della risurrezione”.