Possibile scomunica per il Vescovo consacrato senza mandato in Cina

La Santa Sede si riserva di valutare la validità o meno dell’ordinazione

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 24 novembre 2010 (ZENIT.org).- L’ordinazione di Joseph Guo Jincai come Vescovo di Chendge (Cina) senza mandato apostolico rappresenta una “dolorosa ferita” per la Chiesa e potrebbe avere gravi conseguenze per tutte le persone coinvolte. 

Lo ha affermato questo mercoledì la Santa Sede in un comunicato in cui fa capire che si sta analizzando la possibile scomunica di padre Guo Jincai e dei Vescovi coinvolti nell’atto di consacrazione e la valutazione della possibile invalidità dell’atto stesso.

Il comunicato afferma che Papa Benedetto XVI ha ricevuto con “profondo rammarico” la notizia, perché questa decisione delle autorità cinesi contraddice l’“atmosfera di rispetto faticosamente creata con la Santa Sede e con la Chiesa cattolica attraverso le recenti ordinazioni episcopali”.

“La suddetta ordinazione episcopale è stata conferita senza il mandato apostolico e, perciò, rappresenta una dolorosa ferita alla comunione ecclesiale e una grave violazione della disciplina cattolica”.

La Santa Sede ha voluto aspettare di raccogliere informazioni sull’accaduto prima di diffondere il comunicato.

Nel testo, constata di essere consapevole del fatto che vari Vescovi che hanno conferito l’ordinazione “sono stati sottoposti a pressioni e a restrizioni della propria libertà di movimento, allo scopo di forzarli a partecipare e a conferire l’ordinazione episcopale”.

Ciò, afferma la Santa Sede, costituisce “una grave violazione della libertà di religione e di coscienza”.

“La Santa Sede si riserva di valutare approfonditamente l’accaduto, tra l’altro sotto il profilo della validità e per quanto riguarda la posizione canonica dei Vescovi coinvolti”.

In ogni caso, precisa il comunicato, con questa ordinazione illegittima sia padre Guo Jincai che i Vescovi che vi hanno partecipato potrebbero incorrere nella pena di scomunica, in base al canone 1382 del Diritto Canonico.

Tale canone afferma che “il Vescovo che senza mandato pontificio consacra qualcuno Vescovo e chi da esso ricevette la consacrazione incorrono nella scomunica latae sententiae riservata alla Sede Apostolica”.

Questo fatto, inoltre, pone “in una condizione assai delicata e difficile” i fedeli di Chendge, anche sotto il profilo canonico”, e “li umilia, perché le Autorità civili cinesi vogliono imporre loro un Pastore che non è in piena comunione, né con il Santo Padre né con gli altri Vescovi sparsi nel mondo”.

Dialogo difficile

In particolare, il comunicato lamenta il fatto che questa decisione “unilaterale” delle autorità cinesi sia stata presa a costo del grande sforzo che si stava compiendo per “superare le difficoltà e normalizzare i rapporti”.

“Più volte, durante l’anno corrente, la Santa Sede ha comunicato con chiarezza alle Autorità cinesi la propria opposizione all’ordinazione episcopale del Rev.do Giuseppe Guo Jincai”, ribadisce.

“Nonostante ciò, dette Autorità hanno deciso di procedere unilateralmente”, denuncia.

“Tale pretesa di mettersi al di sopra dei Vescovi e di guidare la vita della comunità ecclesiale non corrisponde alla dottrina cattolica, offende il Santo Padre, la Chiesa in Cina e la Chiesa universale, e rende più intricate le difficoltà pastorali esistenti”.

Il testo aggiunge che la Santa Sede ribadisce la propria disponibilità al dialogo, ma “constata con rammarico che le Autorità lasciano alla dirigenza dell’Associazione Patriottica Cattolica Cinese, sotto l’influenza del Sig. Liu Bainian, assumere atteggiamenti che danneggiano gravemente la Chiesa cattolica e ostacolano detto dialogo”.

Conclude quindi assicurando ai cattolici cinesi la preghiera e la solidarietà spirituale del resto della Chiesa, auspicando che il Signore della storia “sia loro vicino, accresca la loro speranza e fortezza, e doni loro consolazione nei momenti della prova”.

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ZENIT Staff

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