Il Papa: la “maternità spirituale” delle donne, ricchezza per la Chiesa

Nell’Udienza generale dedicata a santa Caterina da Siena

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ROMA, mercoledì, 24 novembre 2010 (ZENIT.org).-Ancora oggi la Chiesa riceve molti benefici dalla “maternità spirituale” di tante donne. Lo ha detto questo mercoledì Benedetto XVI all’Udienza generale tenutasi nell’Aula Paolo VI e dedicata a santa Caterina da Siena (1347-1380), vergine e dottore della Chiesa, Patrona d’Italia e d’Europa. 

Si tratta di una mistica d’azione – ha detto il Papa – dalla “personalità forte e autentica”, che ancora “ci parla e ci sospinge a camminare con coraggio verso la santità per essere in modo sempre più pieno discepoli del Signore”.

Nella sua catechesi, il Santo Padre ha richiamato il grande contributo dato da santa Caterina alla Chiesa in un periodo difficile della sua storia. Fu infatti lei a convincere Papa Gregorio XI a trasferire nuovamente la Santa Sede da Avignone a Roma nel 1377, dopo settant’anni di assenza.

Santa Caterina si impegnò anche molto per i più umili, servendo nei lazzaretti e negli ospedali, a volte consolando a volte aiutando i sofferenti in punto di morte. Attorno a lei si creò una vera e propria famiglia spirituale tanto che molti la chiamavano la “dolcissima mamma”.

“Anche oggi – ha aggiunto il Santo Padre – la Chiesa riceve un grande beneficio dall’esercizio della maternità spirituale di tante donne, consacrate e laiche, che alimentano nelle anime il pensiero per Dio, rafforzano la fede della gente e orientano la vita cristiana verso vette sempre più elevate”.

Come tanti santi anche lei soffrì molto per le diffidenze da parte delle sue stesse consorelle.

Nel 1367 durante una visione Gesù le apparve donandole un anello, visibile solo ai suoi occhi, come segno della loro intima unione. Successivamente, Cristo le apparve nuovamente “con in mano un cuore umano rosso splendente, le aprì il petto, ve lo introdusse e disse: ‘Carissima figliola, come l’altro giorno presi il tuo cuore che tu mi offrivi, ecco che ora ti do il mio, e d’ora innanzi starà al posto che occupava il tuo’”.

Il Papa ha poi ricordato la dimensione fortemente cristocentrica della sua spiritualità, in cui l’Eucaristia costituisce “uno straordinario dono di amore che Dio ci rinnova continuamente per nutrire il nostro cammino di fede, rinvigorire la nostra speranza, infiammare la nostra carità, per renderci sempre più simili a lui”.

Di Caterina il Pontefice ha poi messo in rilievo la partecipazione alle sofferenze di Cristo crocifisso, vissuta come espressione di “sensibilità squisita e profonda” e di notevole “capacità di commozione e di tenerezza”.

Da qui si può capire – ha sottolineato – perché la santa, “consapevole delle manchevolezze umane dei sacerdoti, abbia sempre avuto una grandissima riverenza per essi: essi dispensano, attraverso i sacramenti e la Parola, la forza salvifica del sangue di Cristo”. Perciò la santa “ha invitato sempre i sacri ministri a essere fedeli alle loro responsabilità, mossa sempre e solo dal suo amore profondo e costante per la Chiesa”.

Santa Caterina sollecitò però sempre “la riforma interiore della Chiesa” oltre a favorire “la pace tra gli Stati”. Per questa ragione, Giovanni Paolo II volle proclamarla Compatrona d’Europa nel 1999 insieme a santa Brigida di Svezia e a santa Teresa Benedetta della Croce (al secolo Edith Stein).

Da qui l’appello di Benedetto XVI all’Europa, perché “non dimentichi mai le radici cristiane che sono alla base del suo cammino e continui ad attingere dal Vangelo i valori fondamentali che assicurano la giustizia e la concordia”.

Prima di morire, a 33 anni, Caterina disse: “Partendomi dal corpo io, in verità, ho consumato e dato la vita nella Chiesa e per la Chiesa Santa, la quale cosa mi è singolarissima grazia”.

“Cari fratelli e sorelle – ha concluso il Papa –, impariamo da santa Caterina ad amare con coraggio, in modo intenso e sincero, Cristo e la Chiesa”.

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ZENIT Staff

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