Benedetto XVI esorta a confidare nella giustizia di Dio

Omelia nelle esequie del Cardinal Navarrete, “maestro di giustizia”

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CITTA’ DEL VATICANO, mercoledì, 24 novembre 2010 (ZENIT.org).- La giustizia di Dio “non permette che quanti hanno donato la vita per Dio la perdano definitivamente”, ha ricordato Benedetto XVI questo mercoledì mattina celebrando le esequie del Cardinale spagnolo Urbano Navarrete, S.I., morto lunedì all’età di 90 anni.

“La luminosa verità di fede della vita eterna ci conforta ogni volta che rendiamo l’estremo saluto ad un fratello defunto”, ha affermato.

La Messa è stata celebrata all’Altare della Cattedra della Basilica Vaticana dal Cardinale Angelo Sodano, Decano del Collegio Cardinalizio, insieme ai Cardinali.

Il Papa ha tenuto l’omelia, nella quale ha ricordato l’insegnamento di Gesù per cui “chi accetta di mettere al primo posto il Regno di Dio, chi sa lasciare casa, padre, madre per esso, chi è disposto a perdere la propria esistenza per questo tesoro prezioso, avrà in eredità la vita eterna”.

In questo contesto, ha esortato tutti a volgere lo sguardo “al mistero dell’incarnazione, passione, morte e risurrezione di Cristo, dove riposa l’autentica nostra giustizia, dono della misericordia di Dio”.

“La grazia divina riversata con abbondanza su di noi attraverso il sangue redentore di Cristo crocifisso, ci lava dalle colpe, ci libera dalla morte e ci apre la porta della vita eterna”.

“In Cristo, l’uomo ritrova la via della salvezza, e anche la storia umana riceve il suo punto di riferimento e il suo significato profondo”.

L’“ardente volontà salvifica di Cristo”, ha indicato, “illumina la vita dopo la morte”: “Gesù vuole che quelli che il Padre gli ha dato siano con Lui e contemplino la sua gloria”.

C’è dunque “un destino di felicità, di unione piena con Dio, che segue alla fedeltà con la quale siamo rimasti uniti a Gesù Cristo nel nostro cammino terreno”, ha sottolineato.

“Sarà entrare in quella comunione dei Santi dove regnano la pace e la gioia di prendere parte insieme alla gloria di Cristo”.

“Maestro di giustizia”

Benedetto XVI ha quindi ricordando “con animo commosso e grato” il Cardinal Navarrete, definendolo “maestro di giustizia”.

“Lo studio scrupoloso e l’insegnamento appassionato del diritto canonico hanno rappresentato un elemento centrale della sua vita”, ha aggiunto, sottolineando la sua passione nell’“educare specialmente le giovani generazioni alla vera giustizia, quella di Cristo, quella del Vangelo”, “prodigandosi con umile disponibilità, nelle diverse situazioni in cui lo ha posto l’obbedienza e la provvidenza di Dio”.

Il Papa ha poi richiamato le parole del Cardinale sulla propria vocazione sacerdotale e religiosa: “Non ho mai dubitato della mia scelta – diceva il porporato –. Mai ho avuto il dubbio che questa non fosse la mia strada, nemmeno nei momenti della contestazione”.

Per Benedetto XVI, questa affermazione “riassume la fedeltà generosa di questo servitore della Chiesa alla chiamata del Signore, alla volontà di Dio”.

“Con l’equilibrio che lo caratterizzava soleva dire che tre erano i principi fondamentali che lo guidavano nello studio: molto amore al passato, alla tradizione, perché chi nel campo scientifico, e particolarmente ecclesiastico, non ama il passato è come un figlio senza genitori; poi la sensibilità verso i problemi, le esigenze, le sfide del presente, dove Dio ci ha collocati; infine, la capacità di guardare e di aprirsi al futuro senza timore, ma con speranza, quella che viene dalla fede”.

Si tratta di “una visione profondamente cristiana, che ha guidato il suo impegno per Dio, per la Chiesa, per l’uomo nell’insegnamento e nelle opere”, ha rilevato.

Il Cardinale Navarrete, ha proseguito, “è uno dei discepoli fedeli che il Padre ha dato a Cristo perché siano con lui, è stato con Gesù nel corso della sua lunga esistenza, ha conosciuto il suo nome, Lo ha amato vivendo in intima unione con Lui, specialmente nelle prolungate soste di preghiera, dove attingeva alla sorgente della salvezza la forza per essere fedele alla volontà di Dio, in ogni circostanza, anche la più avversa”.

“Questo aveva imparato fin da bambino in famiglia, grazie al luminoso esempio dei genitori, specialmente del padre, i quali hanno saputo creare in famiglia un clima di profonda fede cristiana, favorendo nei sei figli, di cui tre Gesuiti e due Religiose, il coraggio di testimoniare la propria fede, nulla anteponendo all’amore di Cristo e facendo tutto per la maggior gloria di Dio”.

“E’ questo sguardo di fede che ha sostenuto la lunga vita del nostro venerato Fratello, ed è questa fede che egli ha predicato”, ha concluso affidando l’anima del porporato a Maria, Speculum iustitiae.

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ZENIT Staff

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