BOGOTÁ, martedì, 23 novembre 2010 (ZENIT.org).- Le comunità cristiane sono invitate ad “accompagnare i migranti nei processi di transito ed espulsione, visto che in quest’ambito attualmente non esiste accompagnamento da parte delle organizzazioni sociali”.
Lo ha detto il Presidente del Pontificio Consiglio della Pastorale per i Migranti e gli Itineranti, monsignor Antonio Maria Vegliò, questo sabato nell’omelia della Messa conclusiva dell’Incontro continentale latinoamericano sulle migrazioni, svoltosi a Bogotá (Colombia) dal 17 al 20 novembre.
Il presule ha sottolineato l’importanza del fatto che “le comunità cristiane approfittino dell’opportunità di lavorare in équipes transfrontaliere costruendo solidi ponti a beneficio dei migranti”.
Nella sua omelia, ha indicato anche altri suggerimenti e sfide poste dall’“aumento costante delle migrazioni tra i Paesi latinoamericani e verso altri Paesi del mondo”, invitando anche a sostenere iniziative che favoriscano l’organizzazione dei gruppi di migranti.
Allo stesso modo, ha sottolineato la necessità di “aumentare la collaborazione con istituzioni non governative, governative e statali” e di consolidare i programmi di prevenzione del traffico illecito di migranti.
A nome dei rappresentanti di 19 Paesi partecipanti all’incontro, ha chiesto ai Governi di rivedere le proprie politiche e le leggi che compromettono la tutela dei diritti fondamentali, e di promuovere quelle che combattono gli abusi nel campo del lavoro e lo sfruttamento sessuale, garantendo poi l’accesso dei migranti ai servizi, all’alloggio, alla cittadinanza e al ricongiungimento familiare.
Ha quindi raccomandato “a tutti di fare il possibile affinché si adottino i meccanismi internazionali di protezione dei diritti di tutti i migranti e dei loro familiari, come la Convenzione Internazionale”.
Quanto ai pastori delle Chiese locali, ha suggerito di “assistere spiritualmente le comunità della diaspora con l’invio di sacerdoti missionari qualificati, in comune accordo con le Conferenze Episcopali delle Chiese di accoglienza”.
Monsignor Vegliò ha quindi definito la pastorale con i migranti “una frontiera significativa di una nuova evangelizzazione nel mondo attuale”, e ha apprezzato il “lavoro apostolico a favore delle migrazioni economiche e forzate in America Latina” realizzato durante questo Incontro, organizzato dal Consiglio che presiede in collaborazione con il Consiglio Episcopale Latinoamericano (CELAM).
Sul fenomeno migratorio attuale, il presule ha sottolineato che “i Paesi non devono consacrare i propri sforzi solo al controllo dei flussi migratori, ma anche alla protezione del migrante e alla lotta al crimine organizzato”.
In tal senso, ha denunciato che “le vittime della tratta, ad esempio, si sentono intrappolate tra le minacce dei loro sfruttatori”, “la loro condizione irregolare nel Paese di accoglienza e nel proprio” e “i debiti che la malavita impone sia alle vittime che alle loro famiglie”.
Madre della famiglia migrante
L’Arcivescovo si è quindi riferito a Maria di Nazareth come alla “Madre della Chiesa e della famiglia migrante” e “modello e ispiratrice di ogni migrante”.
La “Madre del cammino”, ha sottolineato, viene “per incoraggiarci, per confortarci e per aiutarci a spendere le nostre idee ed energie migliori al servizio delle migrazioni economiche e forzate”.
Giovedì scorso, nelle sessioni di lavoro dell’incontro, monsignor Vegliò ha poi riassunto l’influenza dell’Istruzione Erga migrantes caritas Christi nell’Enciclica Caritas in veritate e nel VI Congresso della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, celebrato poco più di un anno fa in Vaticano.
L’Enciclica sociale di Benedetto XVI, ha ricordato, sottolinea la necessità di una “stretta collaborazione” tra i Paesi di partenza e di arrivo dei migranti, così come delle comunità cristiane e di tutti gli organismi dedicati ai movimenti migratori.
Ha inoltre constatato che la relazione tra flussi migratori e sviluppo economico che già rifletteva la Erga migrantes caritas Christi è stata integrata nella Caritas in Veritate con l’associazione del fenomeno delle migrazioni allo sviluppo umano integrale.
Vera integrazione
Il presule ha quindi parlato della “vera integrazione” dei migranti, che ha come motore il dialogo e si realizza “laddove l’interazione tra gli immigrati e la popolazione autoctona non si limita solo al campo economico-sociale”.
Allo stesso modo, ha sottolineato l’importanza di stare in guardia di fronte a “quanti approfittano della condizione di debolezza e di vulnerabilità dei migranti”, insistendo sul fatto che “il lavoratore straniero è una persona”.
Ha infine ricordato alcune raccomandazioni dell’ultimo Congresso Mondiale della Pastorale per i Migranti e i Rifugiati, come formare i cattolici per una migliore conoscenza e comprensione della migrazione e delle sue implicazioni pastorali e aumentare la visibilità dell’azione della Chiesa in materia di migrazione, la promozione di campagne internazionali per combattere pubblicamente la discriminazione, la xenofobia e il razzismo, di incontri interculturali e di progetti per neutralizzare le paure razziali e culturali, il sostegno ai migranti di modo che difendano la propria identità culturale e i propri diritti, manifestando allo stesso tempo in modo concreto rispetto per le leggi, la cultura e le tradizioni del Paese di accoglienza.