Per gli USA, la Santa Sede promuove le relazioni con l'islam

Ultimo Rapporto Internazionale sulla Libertà Religiosa

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WASHINGTON, D.C., lunedì, 22 novembre 2010 (ZENIT.org).- La libertà religiosa è minacciata in vari luoghi del mondo, ha affermato il Segretario di Stato americano Hillary Rodham Clinton, che ha presentato questo mercoledì il Rapporto annuale Internazionale sulla Libertà Religiosa.

Il Rapporto raccoglie iniziative internazionali per promuovere la libertà religiosa, sottolineando vari sforzi del Vaticano.

“La Santa Sede ha svolto una funzione di leadership nell’impegno recente con l’islam, accompagnato da un crescente interesse di vari gruppi religiosi”, indica.

Presentando il documento, la Clinton si è riferita all’attentato alla Cattedrale siro-cattolica di Baghdad del 31 ottobre scorso.

La prima parte del Rapporto analizza la situazione della libertà religiosa in 27 Nazioni, molte delle quali in Africa, Asia e Medio Oriente, ma includendo anche Cuba e Venezuela.

Cuba

Il panorama della libertà religiosa in alcuni Paesi include abusi e allo stesso tempo segnali di miglioramento.

Ad esempio, rispetto a Cuba si sottolinea che “nella legge e nella pratica il Governo ha imposto restrizioni alla libertà religiosa”.

Ad ogni modo, si aggiunge che “molti gruppi religiosi hanno informato di miglioramenti nella libertà religiosa, pur se permangono restrizioni significative”.

Si menziona anche la mediazione della Chiesa con le Damas de Blanco, un gruppo di mogli e familiari di prigionieri politici.

Corea del Nord

Quanto alla Corea del Nord, il Rapporto sottolinea che “mezzi di comunicazione stranieri e ONG della Corea del Sud hanno reso noto che 23 cristiani sono stati arrestati nel maggio 2010 perché appartenevano a una Chiesa clandestina a Kuwol-dong, Pyongsong City. Tre sono stati giustiziati, gli altri sono stati inviati al campo per prigionieri politici di Yoduk”.

“Si stima che tra 150.000 e 200.000 persone siano detenute nei campi per prigionieri politici di rieducazione Kwan li so, alcune per ragioni religiose. Le condizioni di queste carceri sono dure: la tortura e la fame sono comuni”.

Chi conosce questi luoghi sostiene che “i prigionieri detenuti per il loro credo religioso sono trattati peggio degli altri reclusi”.

Turkmenistan

Il Rapporto sottolinea un progresso in Turkmenistan, dove la Costituzione “garantisce la libertà religiosa e non stabilisce una religione statale”, ma “nella pratica il Governo continua a restringere la pratica religiosa libera”.

“Ci sono stati piccoli cambiamenti positivi nel rispetto del Governo per la libertà religiosa durante il periodo del Rapporto, inclusa la registrazione della Chiesa cattolica”, sottolinea il testo.

Venezuela

Sia i cristiani che gli ebrei stanno soffrendo in Venezuela, prosegue il Rapporto.

“I gruppi religiosi che hanno criticato il Governo, come gli altri gruppi che lo hanno fatto, sono stati oggetto di oppressione e intimidazione”.

“Durante il periodo del Rapporto, i leader della Chiesa cattolica hanno sottolineato le critiche dei mezzi di comunicazione promossi dal Governo per screditare la loro leadership”, osserva.

“Come altre entità del settore privato e non governativo, la Chiesa e le comunità evangeliche sono state sottoposte a espropriazioni”.

Nel febbraio scorso, “alcuni vandali hanno eseguito graffiti antisemiti in edifici del centro commerciale di Caracas, e si è detto erroneamente che era stata opera di un proprietario ebreo la settimana successiva alla sua espropriazione da parte del Presidente Chávez”.

“Nell’agosto 2009, l’Assemblea Nazionale ha approvato una legge sull’istruzione che potrebbe proibire l’educazione religiosa durante il normale orario scolastico, anche nelle scuole private”.

Anche se il Rapporto non riferisce di attentati alla libertà religiosa che subiscono i particolari credo nel mondo, le inibizioni della libertà religiosa dei cristiani sono state menzionate in modo specifico in 16 dei 27 Paesi citati nella prima parte.

Un riassunto del rapporto è disponibile su www.state.gov/g/drl/rls/irf/2010/148659.htm.

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ZENIT Staff

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