CITTA’ DEL VATICANO, domenica, 21 novembre 2010 (ZENIT.org).- La vera fede è quella che sa accettare la Croce di Cristo, che non diminuisce in alcun modo la sua regalità, e questa fede è l’elemento fondante del ministero del Papa e dei Cardinali.
Benedetto XVI lo ha spiegato questa domenica, Solennità di Nostro Gesù Cristo Re dell’Universo, presiedendo nella Basilica Vaticana la concelebrazione eucaristica con i 24 Cardinali creati nel Concistoro di questo sabato, ai quali ha consegnato in questa occasione l’Anello cardinalizio.
Nella sua omelia, il Pontefice ha sottolineato che nel Vangelo della Solennità (Lc 23, 35-42) tutti chiedono a Gesù di scendere dalla croce.
“Lo deridono, ma è anche un modo per discolparsi, come dire: non è colpa nostra se tu sei lì sulla croce; è solo colpa tua, perché se tu fossi veramente il Figlio di Dio, il Re dei Giudei, tu non staresti lì, ma ti salveresti scendendo da quel patibolo infame. Dunque, se rimani lì, vuol dire che tu hai torto e noi abbiamo ragione”.
In Gesù crocifisso, ha commentato il Vescovo di Roma, “la divinità è sfigurata, spogliata di ogni gloria visibile, ma è presente e reale”.
“Solo la fede sa riconoscerla”: “la fede di Maria”, e anche quella “appena abbozzata” del buon ladrone, che “è sulla croce come Gesù, ma soprattutto è sulla croce con Gesù”, e a differenza dell’altro malfattore e di tutti gli altri che li scherniscono “non chiede a Gesù di scendere dalla croce né di farlo scendere”, ma di ricordarsi di lui quando entrerà nel suo regno.
“Lo vede in croce, sfigurato, irriconoscibile, eppure si affida a Lui come ad un re, anzi, come al Re”. “Per questo è già, subito, nell’’oggi’ di Dio, in paradiso, perché il paradiso è questo: essere con Gesù, essere con Dio”.
“Il primo e fondamentale messaggio” di questo brano della Parola di Dio, quindi, è l’esortazione “a stare con Gesù, come Maria, e non chiedergli di scendere dalla croce, ma rimanere lì con Lui”, in una vera dimostrazione di fede.
Proprio la fede, ha proseguito il Papa, rappresenta “il primo servizio del Successore di Pietro”.
Il ministero dell’Apostolo, infatti, “consiste tutto nella sua fede, una fede che Gesù riconosce subito, fin dall’inizio, come genuina, come dono del Padre celeste”, ma che “deve passare attraverso lo scandalo della croce, per diventare autentica, davvero ‘cristiana’, per diventare ‘roccia’ su cui Gesù possa costruire la sua Chiesa”.
“La partecipazione alla signoria di Cristo si verifica in concreto solo nella condivisione con il suo abbassamento, con la Croce”.
“Anche il mio ministero, cari Fratelli, e di conseguenza anche il vostro, consiste tutto nella fede – ha confessato Benedetto XVI rivolgendosi ai Cardinali –. Gesù può costruire su di noi la sua Chiesa tanto quanto trova in noi di quella fede vera, pasquale, quella fede che non vuole far scendere Gesù dalla Croce, ma si affida a Lui sulla Croce”.
“In questo senso – ha aggiunto – il luogo autentico del Vicario di Cristo è la Croce, persistere nell’obbedienza della Croce”.
Si tratta sicuramente di un ministero “difficile”, ha riconosciuto, “perché non si allinea al modo di pensare degli uomini”, ma “è e rimane sempre il nostro primo servizio, il servizio della fede, che trasforma tutta la vita: credere che Gesù è Dio, che è il Re proprio perché è arrivato fino a quel punto, perché ci ha amati fino all’estremo”.
“Venerati Fratelli Cardinali, ecco qual è la nostra gioia: quella di partecipare, nella Chiesa, alla pienezza di Cristo attraverso l’obbedienza della Croce, di partecipare alla sorte dei santi nella luce, di essere stati trasferiti nel regno del Figlio di Dio”.
“Per questo – ha concluso il Papa – noi viviamo in perenne rendimento di grazie, e anche attraverso le prove non vengono meno la gioia e la pace che Cristo ci ha lasciato, quale caparra del suo Regno, che è già in mezzo a noi, che attendiamo con fede e speranza, e pregustiamo nella carità”.