Vicinanza del Papa ai feriti nell'attentato alla Cattedrale di Baghdad

Un suo stretto collaboratore visita i feriti accolti a Roma

Share this Entry

CITTA’ DEL VATICANO, venerdì, 19 novembre 2010 (ZENIT.org).- Benedetto XVI ha voluto manifestare la propria vicinanza alle vittime dell’attentato contro la Cattedrale siro-cattolica di Baghdad inviando uno dei suoi più stretti collaboratori a visitare alcuni dei feriti di questa tragedia accolti in Italia.

L’Arcivescovo Fernando Filoni, sostituto della Segreteria di Stato, si è recato questo giovedì al Policlinico Agostino Gemelli di Roma per portare la vicinanza di tutta la Chiesa a una quarantina di iracheni ricoverati nel nosocomio dell’Università Cattolica.

A lungo Nunzio apostolico a Baghdad, monsignor Filoni conosce bene la difficile situazione della comunità cristiana in Iraq.

“È stato un incontro voluto dal Santo Padre, che attraverso la mia persona ha voluto manifestare la sua vicinanza, la sua presenza, il suo affetto e naturalmente seguire anche personalmente questi casi e ciascuna di queste persone presenti qui a Roma”, ha riferito il presule alla “Radio Vaticana”.

Il sostituto ha descritto l’incontro come “molto caloroso e affettuoso”.

“La maggior parte di queste persone l’ho salutata personalmente, ho ascoltato le loro storie, le loro difficoltà e anche le loro comprensibilmente forti emozioni – ha spiegato –. C’era molta gratitudine per il fatto che il Santo Padre si fosse preso cura di loro, anche nella speranza che poi il Papa stesso possa personalmente incontrare” i feriti e i loro accompagnatori.

Dopo aver ricordato le oltre cinquanta vittime e il dramma dei familiari sopravvissuti, l’Arcivescovo Filoni ha poi sottolineato l’alto impegno della Santa Sede “con i Governi, con le organizzazioni caritative che si stanno già mobilitando e con le Conferenze Episcopali”.

Ha quindi rivelato come la Santa Sede riceva “anche aiuti e lettere di solidarietà da parte di Chiese ortodosse, di autorità diplomatiche e Governi. Ci si sta muovendo. Speriamo che questo, naturalmente, porti anche a dei risultati, in una situazione che in questo momento in Iraq è molto delicata e difficile”.

Monsignor Filoni ha fatto infine riferimento alla Giornata di preghiera per i cristiani iracheni, promossa per domenica 21 dalla Conferenza Episcopale Italiana, e alla messa che sarà celebrata giovedì 25 nella Basilica vaticana.

“La preghiera è una realtà efficace – ha detto –. A volte, di fronte a tanta impotenza, sappiamo che la potenza spirituale, quella di Dio, è un appoggio formidabile. Gli iracheni stessi hanno chiesto: ‘In questa nostra difficile situazione vogliamo che i nostri fratelli cristiani preghino per noi, ci siano vicini con la preghiera e con questo affetto’. Posso dire anche che, quando io stesso ero a Baghdad e c’era la guerra, mai ho sentito così vicina, così forte, quasi palpabile, la preghiera che da tutta la Chiesa si elevava per la pace”.

Rievocando le esperienze vissute durante la propria missione diplomatica a Baghdad, l’Arcivescovo ha sottolineato che “quando ci furono le prime elezioni” egli parlò allora “di un seme che era stato gettato. Un seme di libertà e anche di convivenza, che trova difficoltà a crescere”.

“Dunque, la mia speranza – e credo non solo la mia – è che l’Iraq possa trovare la sua vera strada verso la convivenza, il rispetto reciproco. È l’attesa di tanti iracheni cristiani che, anche se oggi hanno dovuto abbandonare la loro casa, il loro Paese, hanno comunque una speranza”.

“Se questo si attuerà e avverrà – ha concluso – sono convinto che tanti cristiani non mancheranno di pensare che il ritorno al proprio Paese, alle loro origini, vicini ai loro cari e alla loro terra, potrà essere non solo una speranza ma una realtà”.

Share this Entry

ZENIT Staff

Sostieni ZENIT

Se questo articolo ti è piaciuto puoi aiutare ZENIT a crescere con una donazione