Incontro a Roma degli amministratori locali soci di Azione Cattolica

I cattolici impegnati in politica lamentano una certa “solitudine”

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di Chiara Santomiero

ROMA, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- Una grande “sete” di incontro e di confronto: è quella manifestata dai 220 amministratori locali soci di Azione Cattolica (Ac), di tutti gli schieramenti politici, riuniti sabato 13 novembre a Roma nel convegno “Chiamati a servire il bene di tutti. Laici di Azione cattolica nelle amministrazioni locali” per iniziativa della Presidenza nazionale dell’associazione.

Schiacciati tra “l’incomprensione delle formazioni partitiche a cui appartengono” e la “diffidenza degli ambienti parrocchiali” i cattolici impegnati in politica con un servizio attivo lamentano una certa “solitudine” in cui sono stati lasciati dai propri ambienti di riferimento.

“Certe volte in ambito ecclesiale – ha confermato Franco Miano, presidente dell’Azione cattolica italiana – per non correre il rischio di dividere, si preferisce eludere il problema”. In questo momento “di particolare urgenza per le problematiche che interessano il nostro Paese” e davanti “al richiamo per un rinnovato impegno dei cattolici in politica da parte di Benedetto XVI e dei vescovi”, l’Azione cattolica intende “non eludere la propria responsabilità di associazione di laici impegnati nella chiesa e nel mondo anche nel particolare campo della politica”. Si pone quindi l’obiettivo di “fare della formazione socio-politica una costante dell’ordinarietà della vita associativa” e di “rinsaldare i legami tra tutti i soci impegnati a vario titolo in un servizio attivo, nel campo della formazione come in quello della politica”.

D’altra parte questa “è sempre stata una attenzione costante dell’Azione cattolica” e “solo chi ha interpretato male la scelta religiosa dell’Ac può pensare che questa si traduca in una distanza dal mondo. Il primato del Vangelo, è dire ‘no’ solo a certe forme di impegno politico mentre ‘sì’ al Vangelo è sì a tutto ciò che riguarda la vita della gente/popolo di Dio e del territorio”. Oltre gli schieramenti, ha precisato Miano, “il valore unitario è quello della comunione ecclesiale. Occorre saper lavorare sui grandi ideali che ci uniscono, passando dall’enunciazione dei principi alla loro traduzione nella concretezza”.

Pongono questioni importanti gli amministratori locali come una pastorale che li consideri e il discernimento comunitario su questioni importanti: la gestione del potere è sempre compromissione? (Francesco Angelini, consigliere comunale Rimini). Si può cercare il consenso, al di là dello stretto periodo elettorale, tra coloro che appartengono alle comunità ecclesiali? (Massimo Fratini, consigliere comunale a Firenze). Quale l’ambito di mediazione tra valori etici irrinunciabili e la ricerca del bene comune possibile insieme a persone che non vengono dagli stessi percorsi di fede? (Beatrice Draghetti, presidente della Provincia di Bologna).

Molti i consigli che nascono dall’esperienza: avere un lavoro proprio, per esempio, per una persona impegnata in politica è una garanzia di libertà e anche un modo per affrontare con maggiore serenità le delusioni che lo stesso scenario politico, con il suo alternarsi di consensi, procura (Franco Antoci, presidente della Provincia di Ragusa). Manifestano un’esigenza fortissima di formazione più adeguata alla loro specifica mansione che vada oltre una semplice affermazione di principi ma li aiuti a “rendere ragione di ciò che è buono” e a “elaborare un pensiero che diventi pratica” (Fabio Pizzul, consigliere Regione Lombardia).

Avvertono che c’è un’emergenza culturale da affrontare con un “paese che è cambiato sottilmente nei suoi modelli di riferimento, tra la disattenzione della comunità cristiana, e che ha bisogno di ritrovare un’etica condivisa” (Domenico Zappone, consigliere comunale Terracina). Rivendicano “l’orgoglio per il lavoro svolto a servizio dei cittadini e del territorio” (Lorenzo Santonocito, consigliere XVII Circoscrizione Roma) e la possibilità di tornare a parlare della politica come “cosa buona” in parrocchia (Gabriele Borghetti, consigliere Provincia Forlì-Cesena) cercando anche di fare rete tra chi se ne occupa attivamente (Luigi Bonadonna, consigliere comunale Rimini).

Prossimità e profezia, due delle parole chiave della settimana sociale di Reggio Calabria sono quelle affidate ai partecipanti al convegno da mons. Giancarlo Bregantini, arcivescovo di Campobasso-Bojano e presidente della Commissione della della Conferenza episcopale italiana per i problemi sociali e il lavoro, la giustizia e la pace.

Infatti, ha detto il presule, “tanto più la politica sarà capace di ascoltare ed essere vicina ai problemi delle persone tanto più crescerà anche la dinamica democratica all’interno dei partiti imparando l’arte di educare e farsi educare”. Inoltre “se è vera la prossimità, tanto più coraggiosa sarà la profezia in quanto i problemi della gente ‘lanciano’ gli amministratori nella ricerca di soluzioni”. In questo i cattolici esercitano “la parresia, il parlar chiaro, dimostrando con la loro vita quel ‘c’è di più’ che è stato lo slogan dell’ultimo incontro nazionale dei ragazzi e giovani di Azione cattolica. Altrimenti come potrebbero essere ‘sale’ e ‘luce’?”.

Bregantini ha concluso ricordando il testamento morale di Tommaso Moro, il santo protettore dei politici: “Ho amato Dio e il re ma Dio prima del re”.

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ZENIT Staff

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