Il portavoce vaticano festeggia i 50 anni di professione religiosa

Una vita “sviluppata nel servizio della Chiesa”

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CITTA’ DEL VATICANO, lunedì, 15 novembre 2010 (ZENIT.org).- Una vita “sviluppata nel servizio della Chiesa”: così si può definire quella di padre Federico Lombardi, S.I., direttore della Sala Stampa della Santa Sede, del Centro Televisivo Vaticano e della “Radio Vaticana”, che venerdì 12 novembre ha festeggiato 50 anni di professione religiosa.

In un’intervista rilasciata all’emittente pontificia, il sacerdote gesuita ha ripercorso la strada che lo ha portato a scegliere la vita religiosa, ricordando soprattutto un episodio legato alla Sagrada Familia, il tempio di Barcellona di cui Papa Benedetto XVI ha presieduto la dedicazione domenica 7 novembre durante la sua visita pastorale in Spagna.

Padre Lombardi, piemontese, ha confessato di aver avuto “una giovinezza bellissima”, che ricorda “con grandissima gioia”: “sia perché la mia famiglia era una famiglia molto unita, anche molto religiosa, sia perché ho vissuto in ambienti educativi che ricordo con grandissima gratitudine: sia quello della scuola dei Gesuiti, sia l’oratorio e le attività con i giovani dei salesiani”.

“Quando poi sono arrivato a 18 anni e ho finito le scuole secondarie, naturalmente si poneva il problema di come continuare la mia vita: direi che la scelta di dedicare la mia vita al servizio del Signore e degli altri fu abbastanza spontanea in quel momento”.

“Per quanto riguarda dove e come realizzarla, mi è stato normale chiedere alla Compagnia di Gesù di entrare da loro, anche se ho conservato sempre una grandissima amicizia e vicinanza pure con i Salesiani”.

Alla fine della formazione religiosa e sacerdotale, i suoi superiori lo hanno inviato a Roma per lavorare a “La Civiltà Cattolica”, rivista di cultura dei Gesuiti.

“Da allora in poi sono rimasto in questo campo, sempre facendo le cose che mi sono state chieste di fare”, ha commentato il portavoce vaticano. “Dopo 11 anni a ‘La Civiltà Cattolica’, sono stato per sei anni Superiore provinciale dei Gesuiti italiani; e, poi, al termine di questo incarico, sono stato ‘mandato’ in Vaticano, come direttore dei Programmi della Radio Vaticana e successivamente ho svolto altri compiti”.

Ritorno a Barcellona

Tra i tanti episodi significativi della sua vita, padre Lombardi ne ha ricordato uno tornatogli alla mente grazie all’ultimo viaggio internazionale di Benedetto XVI, a Santiago de Compostela e a Barcellona (Spagna).

“Quando avevo 13 anni, con gli scout dell’Oratorio dei Salesiani, ho fatto il mio primo grande viaggio in bicicletta per l’Europa, arrivando esattamente da Torino a Barcellona”, ha affermato.

“Arrivati a Barcellona, non sapendo dove andare, ad un certo punto, vedemmo quattro guglie molto alte e ci dicemmo: ‘Andiamo là’. Era la Facciata de Naixement della Sagrada Familia, che allora era ancora molto indietro nella costruzione. A 13 anni, il primo punto di arrivo, del mio primo lungo viaggio in bicicletta, insieme ai miei compagni – ne ho poi fatti altri 4-5 in giro per l’Europa – era esattamente la Facciata de Naixement della Sagrada Familia, dove il Papa ha recitato l’Angelus domenica scorsa”.

“Ho potuto misurare, a 55 anni di distanza, come era cresciuto questo edificio ed ho anche pensato alla mia vita, a come si è sviluppata nel servizio della Chiesa, partendo proprio da quel giorno”, ha confessato.

La missione nelle comunicazioni

Quanto alla sua missione nel settore delle comunicazioni della Santa Sede, padre Lombardi ha detto di ritenere “assolutamente fondamentale” che i servizi relativi agli avvenimenti del Papa e della Chiesa siano visti non “come semplicemente una realizzazione efficientista”, “ma come il risultato di una comunità di lavoro, di persone che sentono di svolgere un servizio per la Chiesa d’oggi nel campo della comunicazione”.

“Il Papa si definisce il ‘servo dei servi di Dio’: benissimo, io e tutte le persone che con me collaborano siamo i ‘servi del servo dei servi di Dio!’”, ha aggiunto.

“Io sono un gesuita, sono un sacerdote ed ho cercato di fare le cose che mi sono state dette, perché noi abbiamo un voto di obbedienza: riceviamo, quindi, delle ‘missioni’ – noi diciamo così – cioè degli incarichi, dei compiti dai nostri superiori”.

Quanto al proprio rapporto con Papa Benedetto XVI, ha affermato che “a volte con lui basta uno sguardo, basta una parola”.

“E’ una persona immensamente attenta, che ascolta con grandissima attenzione, gentilezza e profondità quello che l’altro dice – ha concluso –. Credo che anche noi dovremmo avere verso di lui questa stessa attenzione, perché le frasi che ci dice lui sono molto più importanti delle nostre”.

 

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ZENIT Staff

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