Che cosa significa “arte sacra”? La definizione del concetto di “arte” è molto complessa; difficile è anche la connotazione della nozione di “sacro”, cosicché ottenere una risposta alla domanda iniziale mediante la somma delle definizioni del sostantivo “arte” e dell’aggettivo “sacra”, risulta particolarmente arduo e, forse, infruttuoso. Fecondo, invece, è rintracciare l’identità dell’arte sacra nei documenti magisteriali, seguendone il percorso quasi topografico, in cui mediante progressive precisazioni si scopre quale sia la collocazione e la specifica finalità dell’arte sacra stessa.
Può essere utile partire da un documento del Concilio Vaticano II, la Costituzione Pastorale Gaudium et Spes in cui leggiamo: «L’uomo, inoltre, applicandosi allo studio delle varie discipline, quali la filosofia, la storia, la matematica, le scienze naturali, e occupandosi di arte, può contribuire moltissimo ad elevare l’umana famiglia a più alti concetti del vero, del bene e del bello e ad un giudizio di universale valore» (n. 57).
L’arte viene collocata tra le discipline che elevano l’uomo, dunque possiede una autentica connotazione umanistica, intendendo l’umanesimo come cultivatio animi. Questa elevazione della famiglia umana avviene mediante la conoscenza del vero, del bene e del bello. E’ chiaro il riferimento alle caratteristiche trascendentali dell’essere, cioè a quelle caratteristiche che sono possedute da tutto ciò che è in quanto è, ovvero la verità, la bontà e la bellezza, che sono perfezioni partecipate da Dio a tutto il creato. E’ anche chiaro come l’arte si definisca per un singolare rapporto con la bellezza.
Poiché la nozione di arte è molto vasta e plurale, è utile fare riferimento alla distinzione tra arti liberali (ovvero le arti teoriche, che non implicano un lavoro fisico come la poesia) e arti meccaniche (ovvero le arti che implicano il lavoro manuale, come la scultura e la pittura). Tuttavia si tratta di una distinzione che il Rinascimento ha già mostrato di superare; l’autentica arte implica la liberalità della conoscenza e la meccanicità (ovvero la praticità effettiva) della produzione. Dunque per certi versi supera tale separazione o meglio la integra organicamente.
Ciò chiarito, occorre anche affrontare la distinzione tra arti utili e arti belle. Le arti utili sono rivolte a mezzi pratici, mentre le arti belle sono finalizzate alla bellezza. L’arte, dunque, va precisandosi nella sua identità specifica, per un rapporto particolare con la bellezza. Ed è proprio nel contesto delle arti belle che dobbiamo cercare la collocazione dell’arte sacra. Infatti la bellezza dell’arte esprime la bellezza del creato e, dunque, del Creatore, è quindi costitutivamente aperta nei confronti di Dio.
Dentro l’arte bella si ritaglia l’arte religiosa, ovvero un’arte che esprime un sentimento religioso. Dentro, o meglio al vertice, dell’arte religiosa individuiamo finalmente l’arte sacra. Qui risulta illuminante citare la Costituzione sulla Sacra liturgia Sacrosanctum Concilium prodotta dal Concilio Vaticano II: «fra le più nobili attività dell’ingegno umano sono annoverate, a pieno diritto, le belle arti, soprattutto l’arte religiosa e il suo vertice l’arte sacra» (n. 122).
L’arte sacra è il vertice dell’arte religiosa, ovvero l’arte religiosa contiene l’arte sacra ma non viceversa. Potremmo dire che tra l’opera d’arte religiosa e l’opera d’arte sacra intercorre lo stesso rapporto che unisce e distanzia una poesia che parla di Dio ed una preghiera: anche la preghiera è bella, quanto la poesia, ma ha una diversa specifica identità. L’aggettivo “sacro” viene infatti attribuito innanzitutto al culto, ai riti, ai luoghi, appunto “sacri”, e parimenti all’arte “sacra” e alle sue opere. L’arte religiosa diviene cioè “sacra” quando è finalizzata al sacro culto, al sacro rito, al sacro luogo, affinché “serva con la dovuta reverenza e il dovuto onore alle esigenze degli edifici sacri e dei sacri riti” (n. 123).
Dunque l’arte sacra è integralmente arte, ma trova la sua identità nella sacralità del rito cui è destinata e che la informa dall’interno, cosicché un’opera d’arte sacra deve essere autenticamente un’opera d’arte, ma non è sufficiente che lo sia; deve infatti essere intimamente e interamente finalizzata alla sacralità, deve farsi specchio delle verità di fede, deve farsi celebrazione e liturgia. Ciò impone una peculiare connotazione dell’opera d’arte stessa, tanto che nei documenti magisteriali, troviamo anche le indicazioni per distinguere ulteriormente l’arte sacra in “autentica” e “non autentica”. Questo cammino, che porta verso un’arte non solo bella, ma anche buona e vera, realistica senza esagerazioni, simbolica senza astrazioni, è talmente importante che impone una trattazione a parte.
—
* Rodolfo Papa è storico dell’arte, docente di storia delle teorie estetiche presso la Facoltà di Filosofia della Pontificia Università Urbaniana, Roma; presidente della Accademia Urbana delle Arti. Pittore, membro ordinario della Pontificia Insigne Accademia di Belle Arti e Lettere dei Virtuosi al Pantheon. Autore di cicli pittorici di arte sacra in diverse basiliche e cattedrali. Si interessa di questioni iconologiche relative all’arte rinascimentale e barocca, su cui ha scritto monografie e saggi; specialista di Leonardo e Caravaggio, collabora con numerose riviste; tiene dal 2000 una rubrica settimanale di storia dell’arte cristiana alla Radio Vaticana.