Vescovi e politici cristiani incontrano il Primo ministro dell'Iraq

Invocano sicurezza dopo l’attentato alla chiesa siro-cattolica di Baghdad

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ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- Questo giovedì mattina, una delegazione di Vescovi e leader politici cristiani di tutte le confessioni, tra cui il Cardinale di Baghdad Emmanuel Delly, ha incontrato il Primo ministro in carica Nuri al-Maliki per invocare sicurezza e solidarietà dopo l’attentato del 31 ottobre contro la chiesa siro-cattolica di Baghdad, che ha causato 52 morti – tra cui tre sacerdoti, ma anche donne e bambini – e 67 feriti. 

Fonti dell’agenzia Fides presenti all’incontro hanno riferito che i Vescovi hanno espresso al Primo Ministro sconcerto e sofferenza per il sanguinoso attacco contro la comunità cristiana in Iraq, ricordando che anche nei mesi scorsi, in tutto il Paese, luoghi e fedeli cristiani hanno subito minacce, aggressioni e violenze.

La delegazione ha espresso anche la preoccupazione per il futuro, raccontando la precarietà e lo shock dei fedeli cristiani, e il diffuso desiderio di lasciare il Paese.

Sempre all’agenzia Fides padre Vincent Van Vossel CSsR, Superiore dei Redentoristi a Baghdad, che vive in Iraq da 40 anni, ha sottolineato che “molte famiglie cristiane stanno organizzandosi per lasciare il paese. L’atroce dilemma è se fuggire, in cerca di un avvenire migliore, o restare, rischiando la vita. In questo momento tragico, i Vescovi hanno la grande responsabilità di parlare ai fedeli, di dare loro ragioni e speranze per convincerli a restare”.

Il Premier, che questo mercoledì, ha visitato alcuni feriti fra i fedeli nell’ospedale di Baghdad, ha promesso che lo Stato farà di tutto per assicurare protezione e tutela, valutando come importante e preziosa la presenza dei cristiani nel Paese. Fra le immediate strategie, si è deciso di rafforzare le misure di sicurezza nei pressi delle chiese e dei monasteri, soprattutto in occasione delle liturgie e degli incontri di preghiera.

Il Premier al-Maliki si recherà sabato 6 novembre in visita alla chiesa siro-cattolica di Nostra Signora della Salvezza a Baghdad, per rendere omaggio alle vittime, per portare una ulteriore testimonianza di vicinanza e solidarietà alla comunità cristiana, per ribadire rispetto e stima verso la componente cristiana della società irachena, da sempre impegnata per il bene della nazione.

Yonadam Kanna, parlamentare cristiano e Segretario generale del Movimento democratico assiro, ha dett a Fides che “già 4 milioni di iracheni sono all’estero: hanno lasciato un paese che non garantisce prosperità, lavoro, istruzione, un paese dove non c’è pace. Fra loro vi sono molti cristiani”.

“Credo – ha aggiunto – che in tal modo l’Iraq si impoverisca e che si faccia il gioco dei terroristi: chiediamo a tutti i cristiani di non andare via, di resistere e di lottare per la giustizia, per la dignità, per la libertà e per i diritti umani. Sono certo che un domani, quando il paese sarà riconciliato, gli iracheni all’estero e i tanti fedeli cristiani vorranno ritornare nella loro terra”.

Kanna, che occupa uno dei cinque seggi riservati alle minoranze cristiane nel Parlamento iracheno, ha commentato che “la violenza generalizzata che assedia l’Iraq dipende da molti fattori e soprattutto da forze esterne al paese. Un fattore importante è l’assenza di un governo e la grande incertezza politica che viviamo, a otto mesi dalle elezioni. I cristiani vengono attaccati perché sono i più deboli, i più vulnerabili e le vittime più facili da colpire”.

I politici cristiani, ha affermato, sono preoccupati soprattutto “per quelle forze che intendono destabilizzare il paese, distruggerne liberà e democrazia. Va detto che gli estremisti non colpiscono solo le chiese, ma anche altre comunità e la gente comune. Sono atti contro l’umanità, che non hanno nulla a che vedere con la religione”.

Per Kanna occorre “migliorare la professionalità delle forze di sicurezza. Per questo, come parlamentari cristiani, ci impegneremo direttamente, cercando di controllare l’iter di reclutamento e formazione delle forze di sicurezza che sono chiamate a proteggere le chiese”.

Dal canto suo l’Arcivescovo Avak Asadourian, Primate della Chiesa armena ortodossa in Iraq, ha detto a Fides che “come cristiani dell’Iraq dovremo essere molto attenti e prudenti nei prossimi mesi, per vedere se la violenza verso i cristiani finirà e come i problemi della nostra sicurezza e del terrorismo saranno affrontati e risolti”.

L’Arcivescovo che è anche Segretario Generale del “Consiglio dei Leader delle Chiese cristiane dell’Iraq”, che riunisce i capi di 14 chiese cristiane del paese, ha detto che il Consiglio si riunirà ufficialmente nei prossimi giorni “per discutere approfonditamente di tali problemi, per concordare incontri con leader e autorità civili, per decidere insieme i passi da compiere. E’ necessario che i cristiani dell’Iraq si muovano uniti per vivere con fede e speranza in questi tempi molto tristi e difficili”.

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ZENIT Staff

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