di Carmen Elena Villa
ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- La beatificazione di madre Barbara Maix a Porto Alegre (Brasile) sarà “un riconoscimento delle cose buone che ha fatto e anche un rinnovamento dei suoi valori”. Lo ha affermato parlando con ZENIT la sua postulatrice, suor Gentila Richetti.
Madre Barbara morì a Catumbi (Rio de Janeiro) nel 1873. Sarà beatificata il 6 novembre prossimo in una celebrazione presieduta da monsignor Angelo Amato, prefetto della Congregazione per le Cause dei Santi, in rappresentanza di Papa Benedetto XVI.
Coraggio e spirito
Le precarie condizioni di salute e le difficoltà economiche erano tra le croci quotidiane di Barbara, nata a Vienna nel 1818. Soffriva d’asma e di problemi cardiaci.
Durante l’adolescenza lavorò come aiutante di cucina e come cameriera nel palazzo di Schönbrunn di Vienna. A 15 anni rimase orfana.
A 18 anni, sia lei che la sorella Maria dovettero abbandonare la casa in cui vivevano. Aprirono una pensione destinata ad accogliere giovani e lavoravano per i più bisognosi.
“In Barbara Maix spicca il dono della forza superiore alla sua fragilità fisica”, ha dichiarato suor Richetti. “Rimase salda nella fede e costante nelle tribolazioni. La sua speranza era indistruttibile. Amò fino all’estremo, lasciando come eredità il perdono e l’amore per la verità”.
Nuova comunità
Barbara ebbe l’iniziativa di scrivere una regola di vita in cui cercava la promozione della dignità della donna. Era la nascita di una nuova Congregazione. La ragazza si recò a Roma per un’udienza con Papa Gregorio XVI, ma il Pontefice morì il giorno prima dell’incontro.
Insieme alle sue 21 compagne venne espulsa dall’Austria per la rivoluzione giuseppina e l’eco della Rivoluzione Francese. Volevano stabilirsi in Nordamerica. Ad Amburgo, mentre aspettavano la nave, Barbara decise che la destinazione doveva essere il Brasile, dove nel 1849 nacque la comunità delle Suore del Cuore Immacolato di Maria.
“Ricerca continua della volontà di Dio, caratterizzata dalla sequela radicale di Gesù Cristo, venuto per compiere la volontà del Padre”, dicono le costituzioni dell’allora nascente Congregazione. “Presuppone un atteggimento di costante disponibilità agli appelli della Chiesa in ogni momento storico”, segnala il documento.
Oggi le suore della Congregazione fondata dalla futura beata hanno il carisma dell’istruzione, della promozione della donna, delle opere sociali in varie città brasiliane, della salute, dell’ospitalità a bambine indifese e della lotta al traffico di esseri umani.
Gestiscono anche due case per ritiri in Brasile. Sono presenti in Bolivia, Venezuela, Argentina,
Paraguay, Mozambico, Haiti e Italia.
“Si immagini cosa si prova a prendere per la prima volta in mano gli scritti di una serva di Dio”, ha confessato suor Gentila riferendosi al suo lavoro come postulatrice della causa di madre Barbara.
“Ho conosciuto dettagliatamente i suoi dati biografici: la vita a Vienna, a Rio, a Porto Alegre. A poco a poco mi sembrava di toccare l’inizio di questa Congregazione e di far parte di quel primo gruppo: dei suoi viaggi, dei suoi lavori, delle sue gioie e delle sofferenze”, ha aggiunto la religiosa.
Per questo, per le suore di questa comunità la beatificazione della fondatrice rappresenta un momento di rinnovamento in cui possono seguire da vicino i suoi insegnamenti: “La nostra missione è grande. Per questo abbiamo bisogno di grandi virtù, di un cuore grande, magnanimo, di una fede grande, di speranza e amore. Tutte le virtù nel loro grado più alto”, diceva madre Barbara in uno dei suoi scritti.
[Traduzione dallo spagnolo di Roberta Sciamplicotti]