Il Papa: san Carlo Borromeo, un riformatore ancora attuale

A 400 anni dalla canonizzazione dell’unico Vescovo santo dell’epoca moderna

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ROMA, giovedì, 4 novembre 2010 (ZENIT.org).- San Carlo Borromeo (1538 -1584) ha dato un esempio splendido “di che cosa significhi operare per la riforma della Chiesa”. E’ quanto scrive Benedetto XVI nel Messaggio indirizzato all’Arcivescovo di Milano, il Cardinale Dionigi Tettamanzi, nel IV centenario della canonizzazione di questo che fu un Vescovo molto amato nel capoluogo lombardo. 

Il testo del messaggio papal è stato letto dal porporato durante il pontificale presieduto nella serata di giovedì nel Duomo ambrosiano, e a cui sono state invitate tutte le 31 parrocchie sparse nelle sette zone pastorali e le tante chiese sussidiarie intitolate a san Carlo Borromeo.

Le celebrazioni per il IV anniversario della canonizzazione del Borromeo si sono aperte il 1° novembre con l’esposizione nel Duomo di Milano, presso l’altare di San Giovanni, Bono dell’urna che custodisce il corpo di santo e che sarà visitabile dai fedeli fino al 31 luglio.

L’opera è un autentico capolavoro di arte orafa della prima metà del XVII sec. disegnata nei mesi immediatamente successivi la canonizzazione del Borromeo da uno dei più grandi artisti dell’epoca, Giovanni Battista Crespi detto il Cerano.

Nella lettera il Pontefice ricorda che san Carlo dimostrò che purificazione e riforma cominciano dall’impegno personale e infatti egli “visse in maniera eroica le virtù evangeliche della povertà, dell’umiltà e della castità, in un continuo cammino di purificazione ascetica e di perfezione cristiana”.

Nato dalla nobile famiglia dei Borromei, che poteva vantare uno zio Papa, Pio IV, il quale fu all’origine delle sue fortune, tanto che venne creato Cardinale a soli 21 anni, Carlo Borromeo ebbe una vera e propria “conversione” in seguito all’improvvisa morte del fratello maggiore avvenuta nel 1562.

Rinunciò, infatti, alla vita mondana che avrebbe potuto condurre come erede delle ricchezze della famiglia e il 17 luglio 1563 si fece ordinare prete mentre il 7 dicembre, per la festa di sant’Ambrogio, ricevette l’ordinazione episcopale.

San Carlo, ha detto il Papa, comprese che “la conversione della sua vita poteva vincere ogni abitudine avversa”.

Inoltre, ha aggiunto, “in tempi oscurati da numerose prove per la Comunità cristiana, con divisioni e confusioni dottrinali, con l’annebbiamento della fede e dei costumi e con il cattivo esempio di vari sacri ministri Carlo Borromeo non si limitò a deplorare o a condannare, né semplicemente ad auspicare l’altrui cambiamento, ma iniziò a riformare la propria vita che, abbandonate le ricchezze e le comodità, divenne ricolma di preghiera, di penitenza e di amorevole dedizione al suo popolo”.

San Carlo utilizzò le ricchezze di famiglia in favore dei poveri e fece edificare ospedali e ospizi. E durante la peste del 1576 a Milano soccorse personalmente i malati, tanto che Alessandro Manzoni volle immortalarne la figura come santo della carità.

Soprattutto si impegnò nella formazione umana, spirituale e culturale del clero – che prima del Concilio di Trento non veniva preparato in maniera adeguata – con l’istituzione di una rete di seminari e la fondazione della congregazione degli oblati, cioè di sacerdoti diocesani cui venivano affidate mansioni particolarmente delicate e che si legavano direttamente all’Arcivescovo.

San Carlo nutrì poi sempre particolare devozione per il Crocifisso e negli ultimi anni di vita, attraverso un’ascesi personale molto rigorosa, intensificò la contemplazione della passione del Signore e della valore rendentivo della Croce. A questo proposito Benedetto XVI ha sottolineato che “non c’è missione nella Chiesa che non sgorghi dal rimanere nell’amore del Signore Gesù, reso presente nel Sacrificio eucaristico”.

Infine, evidenziando come “anche ai nostri giorni non mancano alla Comunità ecclesiale prove e sofferenze, ed essa si mostra bisognosa di purificazione e di riforma”, il Pontefice ha auspicato che l’esempio di San Carlo possa spronare “a partire sempre da un serio impegno di conversione personale e comunitaria, a trasformare i cuori, credendo con ferma certezza nella potenza della preghiera e della penitenza”.

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ZENIT Staff

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